testo di Ivan Masciovecchio.
Adina, Adriana, Anita, Antonietta, Carmela, Carolina, Disma, Erlinda, Franca, Giselda, Mirella, Pasqualina, Rosina, Teresa. E poi Giocondo e Lorenzo. Sono loro, donne e uomini di Farindola, gente di paese trasformata per l’occasione in memoria storica di un’intera comunità, i protagonisti del libro “Il Colore del Gusto” (ed. Masciulli), un lungo viaggio per immagini all’interno della tradizione gastronomica locale curato e realizzato da Michael Critchley e Annalisa Marzola.
Art director e fotografo di origine inglese lui, fotografa autoctona lei, i due autori hanno dato vita ad un originale ricettario dell’area vestina – dai primi piatti di pasta fatta in casa ai succulenti secondi di carne, dalla lavorazione del celebre Pecorino di Farindola (leggi qui per saperne di più) al pane e ai dolci delle feste – entrando all’interno delle cucine e degli ambienti domestici di questi anziani depositari di saperi antichi, entusiasti di partecipare ad una sorta di racconto corale e popolare, aprendo lo scrigno dei propri ricordi di gioventù.
«Il colore del gusto è un’espressione artistica difficile da spiegare – dichiara Michael Critchley, coinvolto nel progetto grazie al fratello pittore Paul, che a Farindola ha trovato da anni il proprio luogo dell’anima –; è un concetto teorico come lo è l’arte astratta, ma che aiuta a guardare al volume ed alle fotografie in esso contenute coinvolgendo anche gli altri sensi. I colori raccontano le emozioni e questo è un libro ricco di suggestioni; quelle provate dagli abitanti di Farindola verso i propri luoghi d’origine».
Ecco quindi Carolina, 93 anni, armata di mattarello e contagiosa simpatia, cuoca autodidatta perché con i genitori sempre in campagna ha dovuto imparare tutto da sola, impegnata nella lavorazione delle sagne alla murt’accise. Oppure Rosina, in cucina dall’età di 10-12 anni, alle prese con i classici maccheroni alla chitarra, ai suoi tempi piatto esclusivo che santificava il giorno di festa. E poi Disma, con i cacionetti di Natale imparati invece seguendo gli insegnamenti materni. E Giselda che racconta di come la polenta una volta si mangiasse stesa sul tavolo e non nel piatto, un rito collettivo che coinvolgeva tutta la famiglia, con il pezzo di salsiccia in premio per il primo che arrivava a conquistarselo.
Presentato ufficialmente nei giorni scorsi a Farindola e realizzato in un anno e mezzo di lavoro (prima ricetta fotografata: le sfogliatelle di Antonietta, nel febbraio 2016), Il Colore del Gusto si arricchisce di una introduzione della scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio – candidata con la sua terza opera, L’Arminuta (ed. Einaudi), al premio Campiello 2017 – e della postfazione di Ugo Ciavattella, storico medico veterinario del paese, ex sindaco e attuale presidente del Consorzio di tutela del Pecorino di Farindola; parole preziose che da sole valgono l’acquisto del volume.
«Obiettivo del libro – racconta Annalisa – è anche quello di sviluppare nel lettore curiosità e sensibilità che lo inducano a cimentarsi personalmente con queste ricette affinché il nostro lavoro non diventi solo la semplice testimonianza di qualcosa destinato ad estinguersi. Noi che apparteniamo alla generazione intermedia tra queste donne e quella dei nostri figli abbiamo la responsabilità di impedire che questo tesoro custodito nelle mani e nella sapienza dei nostri avi vada disperso e possa quindi continuare ad esistere anche attraverso le future generazioni».