testo e foto di Ivan Masciovecchio.
Svuotate le bottiglie e riposti i cavatappi, è tempo di numeri per l’edizione 50+1 del Vinitaly appena conclusa. «L’abbiamo simbolicamente battezzata così perché rappresenta il primo concreto passo del nuovo percorso di sviluppo che guarda al futuro dei prossimi 50 anni» ha commentato il presidente di Veronafiere Maurizio Danese. 128mila sono state le presenze da 142 nazioni, con oltre 30mila top buyer stranieri, in aumento dell’8% rispetto al 2016, con punte di +42% e +29% rispettivamente per Russia e Brasile. «I risultati premiano la spinta verso una sempre più netta separazione tra il momento riservato al business in fiera e il fuori salone pensato per i wine lover in città. Proprio Vinitaly and the City quest’anno ha portato nel centro storico di Verona e nel comune di Bardolino oltre 35mila appassionati». Una divisione che si è potuta toccare plasticamente con mano soprattutto domenica (ma anche nei giorni seguenti), quando è stato davvero possibile girare in assoluta tranquillità tra tutti i padiglioni della fiera, anche quelli con maggiore appeal come Toscana, Veneto Piemonte e Lombardia.
A giudicare da alcuni commenti dei circa 90 produttori presenti a Verona, anche l’Abruzzo ha risentito, positivamente, di questa selezione naturale tra appassionati ed addetti ai lavori, con i suoi vini sempre più proiettati alla conquista di nuovi mercati. «Il Montepulciano d’Abruzzo è il più apprezzato in America, piace molto. Negli ultimi anni anche i vini bianchi stanno ottenendo risultati soddisfacenti, in particolare il Pecorino. Nel complesso tutti i vini abruzzesi risultano molto competitivi rispetto al passato e possono ancora crescere in termini di qualità» ha affermato il giornalista newyorkese Levi Dalton, che ha guidato una delegazione di giornalisti americani in visita allo spazio Abruzzo.
A proposito dell’allestimento proposto quest’anno dal Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, abbiamo (finalmente!) riscontrato delle positive novità, con l’Enoteca Regionale (gestione AIS Abruzzo) spostata al centro della scena e soprattutto lo spazio street food portato all’interno del padiglione, preso giustamente d’assalto durante l’intera manifestazione. Chissà, ci piace pensare che anche le nostre critiche degli anni passati – mosse esclusivamente dall’amore per la nostra terra – nel loro piccolo abbiano contribuito a creare questa nuova consapevolezza. Al di là di tutto, l’importante è stato il risultato, con una casa Abruzzo nel complesso più omogenea, luminosa e coerente anche con il consueto allestimento autonomo del Consorzio di Tutela Colline Teramane DOCG. Uniche annotazioni: qualche gradino di troppo e la moquette che riporta ancora il claim della vecchia campagna promozionale.
La soddisfazione è risultata palpabile anche nelle parole dell’assessore regionale alle Politiche agricole Dino Pepe per il quale «era importante, dopo le difficoltà di gennaio, rilanciare l’immagine della regione attraverso la valorizzazione delle sue eccellenze. Ora si guarda al futuro per continuare il percorso intrapreso».
Tra le degustazioni organizzate nello spazio istituzionale – più visibile rispetto al passato ed arricchito dalla splendida esposizione di decanter realizzati in ceramica di Castelli, ma ancora poco aperto al resto del mondo, con il pubblico, spesso e volentieri, in maggioranza composto da persone provenienti dall’Abruzzo – quella sul Pecorino (presentata l’annata 2016 delle aziende Agriverde, Cantina Frentana, Casal Thaulero, Contesa, Fontefico, I Fauri, Masciarelli, Tommaso Olivastri) ha confermato tutta l’attenzione del mercato verso questo vitigno a bacca bianca, la cui produzione imbottigliata ha registrato un incremento del 10% rispetto al 2015, attestandosi nell’ultimo anno a 63mila ettolitri complessivi, confermando così il suo trend di successo. Un vitigno che nasconde anche inaspettate doti di invecchiamento, come la degustazione in loop di sei annate a partire dal 2010, organizzata dalla Tenuta I Fauri presso il proprio stand, ha dimostrato.
Anche l’incontro sulla stessa annata di Cerasuolo – sempre condotto da Andrea Galanti, migliore sommelier d’Italia 2015 secondo l’AIS – è risultato particolarmente interessante, offrendo un panorama sufficientemente esauriente delle diverse espressioni che questo storico vino della tradizione abruzzese sa regalare. Oltre agli esordienti assoluti come Paride D’Angelo di Pianella, al primo anno di produzione, oppure Nic Tartaglia, al secondo imbottigliamento, completavano la batteria le cantine Lampato, Terzini, Ulisse, Pietrantonj, Cantina di Ortona e San Michele.
Infine, ha catturato la nostra attenzione pure la presentazione dell’ultimo nato in casa Cascina del Colle, il Trebbiano Bio Zero 2016 senza solfiti aggiunti, frutto della tesi di laurea di Gianluca D’Onofrio, titolare dell’azienda, e della sua compagna Cinzia Florindi; «una sperimentazione a quattro mani – secondo le parole dell’enologo Vittorio Festa – figlia di un percorso che si è evoluto nel tempo, con la quale ci siamo voluti mettere in discussione, proponendo vini non facili né tantomeno scontati, che continueremo a portare avanti anche sui rossi».
Avrebbero meritato ben altro coinvolgimento, invece, le DMC regionali (ne abbiamo contate quattro su tredici, ovvero Terre Pescaresi, Terre d’Amore, Hadriatica, Gran Sasso-Laga), presenti a Verona per la prima volta con un proprio spazio espositivo con il compito precipuo di raccontare la nostra terra, valorizzando il territorio attraverso nuovi percorsi enogastronomici. Ma, al di là di una bizzarra conferenza (senza) stampa ed alla distribuzione di materiale promozionale sulle iniziative in programma, non abbiamo avuto modo di assistere ad altro.
Segnaliamo comunque le iniziative che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero animare la prossima stagione estiva regionale: Il vino e il Mare (DMC Hadriatica in collaborazione con Albatour e le associazioni di albergatori ed operatori turistici di Tortoreto e Martinsicuro-Villa Rosa), ovvero pacchetti di una settimana per i mesi di maggio, giugno e settembre, comprensivi di degustazioni nelle cantine teramane; Esperienze di gusto in Abruzzo (Dmc Terre Pescaresi in collaborazione con la Scuola del Gusto), grazie alle quali è possibile scegliere di sentirsi pastori o fornai per un giorno, di perdersi tra vigneti e cantine o tra oliveti e frantoi, oppure di ritrovarsi a fare il maiale da noi in compagnia di un esperto norcino abruzzese; La Valle del Cerasuolo d’Abruzzo (Dmc Terre d’Amore), una via del vino attraverso un percorso caratteristico tra i quatto comuni (Vittorito, Corfinio, Prezza e Pratola Peligna) della Valle Peligna dove, secondo alcuni storici, la coltura dell’uva ebbe origine.
Nell’attesa che si compiano le magnifiche sorti e progressive del turismo regionale, l’appuntamento a Verona con l’edizione 50+2 del Vinitaly è già stata fissata dal 15 al 18 aprile del 2018. Poi non dite che non vi avevamo avvertiti.