testo di Ivan Masciovecchio.
Presentata questa mattina a Parma – città creativa della gastronomia secondo l’UNESCO – all’interno del maestoso Teatro Regio, l’edizione numero 63 della guida Michelin chiude come di consueto la stagione delle uscite delle pubblicazioni dedicate ai ristoranti ed alle osterie d’Italia. Nella simbologia della critica gastronomica, tra cappelli, forchette, gamberi e chiocciole è sicuramente le macaron assegnato ogni anno dalla rossa l’oggetto più discusso e desiderato; comunque la si pensi, l’unico in grado di ufficializzare l’ingresso nell’Olimpo della ristorazione internazionale di assoluta eccellenza.
Oltre 2700 i locali segnalati complessivamente, con Lombardia, Campania e Piemonte sul podio delle regioni con il più alto numero di stelle assegnate. Tra i 356 locali variamente stellati – seconda selezione più ricca al mondo dopo la Francia – la principale novità nazionale è rappresentata dalla conquista (finalmente!) della terza stella da parte di Norbert Niederkofler nel ristorante St. Hubertus in Alta Val Badia, che porta così a 9 il numero totale dei top chef italiani insigniti del massimo riconoscimento, vale a dire: Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba, CN), Chicco Cerea (Da Vittorio, Brusaporto, BG), Giovanni Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, MN), Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano, PD), Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena), Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze), Heinz Beck (La Pergola, Roma).
Con loro sul gradino più alto anche l’abruzzese Niko Romito con il Reale di Castel di Sangro (AQ), confermato al vertice per la quinta volta consecutiva dopo un’ennesima annata ricca di soddisfazioni, tra l’ingresso al 43° posto nella classifica del The World’s 50 Best Restaurant, l’accordo per la gestione dei ristoranti della maison Bulgari nel mondo, il consolidamento del progetto IN-Intelligenza Nutrizionale sulla riproducibilità di una ristorazione di qualità anche all’interno delle mense ospedaliere, il successo milanese del format Spazio.
Dietro di lui, l’Abruzzo brilla sempre più luminoso grazie alle singole stelle riconfermate delle cucine del Café Les Paillotes dello chef Matteo Iannaccone a Pescara, del Villa Maiella della famiglia Tinari a Guardiagrele (CH), de La Bandiera della famiglia Spadone a Civitella Casanova (PE), della Magione Papale di William Zonfa a L’Aquila e di Al Metrò di Nicola Fossaceca a San Salvo (CH). Ad esse, da quest’anno si aggiunge anche quella del ristorante D.One a Montepagano di Roseto degli Abruzzi (TE) dello chef Davide Pezzuto – membro del sodalizio Qualità Abruzzo – che porta così a 6 il numero dei ristoranti con 1 stella Michelin in Abruzzo.
Assegnati anche 258 Bib Gourmand ovvero il riconoscimento verso quegli esercizi in grado di offrire una cucina di qualità, a carattere tipicamente regionale, con un menu completo a meno di 32 €, rappresentati in Abruzzo anche nell’edizione 2018 da La Madonnina (Opi, AQ), Taverna de li Caldora (Pacentro, AQ), Clemente (Sulmona, AQ), Locanda del Barone (Caramanico, PE), Taverna 58 (Pescara), Osteria dal Moro (Giulianova, TE), Bacucco d’Oro (Pineto, TE), 3 Archi (Notaresco, TE), Trita Pepe (Manoppello Scalo, PE), Da Giocondo (Rivisondoli, AQ) e Borgo Spoltino (Mosciano S. Angelo, TE).