testo di Ivan Masciovecchio.
Chissà, chissà domani… Accompagnata nei momenti importanti della sua vita dalle note di uno dei brani più belli del compianto Lucio Dalla, dopo aver accumulato esperienze in Italia ed all’estero, la chef teatina Alessandra Di Paolo può finalmente smettere di sognare, aprire gli occhi ed aspettare senza avere paura che arrivi domenica 8 maggio quando Futura, il suo ristorante ricavato in uno stabile con vista sulla Cattedrale di San Giustino a Chieti, dopo una breve anteprima di Pasqua aprirà ufficialmente le porte a chiunque abbia voglia e curiosità di scoprire una cucina di gusto e sostanza, curata nel dettaglio, moderna nella concezione e nell’esecuzione, ma saldamente legata alla tradizione abruzzese trasmessa ed appresa per discendenza matrilineare che abbraccia anche nonne e zie.
Classe 1988, studi di giurisprudenza lasciati per strada ed una laurea in mediazione linguistica conseguita senza troppa convinzione, è «tra i fornelli, i tavolacci in legno, la farina, l’odore del caffè, di cannella e limone che arriva dalla cucina, centro nevralgico della casa dove tutto accade» che la giovane Alessandra cresce e si sente sicura, come ci racconta lei stessa concedendosi una pausa dai suoi molteplici impegni prima del grande giorno. «La mia vita cambia il 5 gennaio 2014, alle ore 18, quando ricevo la chiamata dalla scuola di formazione dello chef Niko Romito che mi annuncia di essere stata selezionata. Credo di aver urlato con tutta la voce che avevo in corpo. Ce l’avevo fatta, potevo ancora cambiare il mio futuro».
Come buon auspicio, sulla strada che l’accompagna da Chieti a Castel di Sangro la radio trasmette ancora quella canzone tanto amata che parla di speranza, di nascita e rinascita, e che i suoi genitori ascoltavano quando lei era ancora nel pancione della mamma. Da lì in poi tanto studio ed altrettanta gavetta. «La mia prima esperienza è stata dalla chef Stefania Di Pasquo della Locanda Mammì ad Agnone, che ho seguito fino a São Paulo in Brasile in occasione della Settimana della Cucina Italiana nel mondo. A lei, alla quale devo la mia crescita umana e professionale, sono legata da uno stupendo rapporto di amicizia, direi anzi di sorellanza. A seguire, un breve periodo assieme alla famiglia Tinari accanto ad Arcangelo, dal quale ho imparato molto anche se non sono rimasta a lungo. Nel 2015 ero all’Expo all’interno del padiglione Eataly, dove ho vissuto un’esperienza pazzesca, sia professionalmente, sia personalmente. Infine quattro anni al timone della cucina di Borgotufi, l’albergo diffuso realizzato in Molise a Castel del Giudice».
L’idea di dedicarsi ad un progetto tutto suo comincia a frullarle in testa già nel 2017 ed oggi, dopo vari pit-stop dovuti anche a cause di forza maggiore indipendenti dalla sua volontà, Futura è lì che ha preso forma e sostanza sotto i suoi occhi ancora increduli. Rivestito di caldi mattoni a vista, volte a crociera e pavimenti in cotto, si sviluppa su due livelli e tre ambienti diversi, ognuno dotato di una propria particolarità, intimità e bellezza, dove si potranno accogliere al massimo una quarantina di persone. Relativamente alla proposta culinaria, sarà possibile scegliere à la carte oppure attraverso un menù degustazione ancora in via di realizzazione. Pasta fresca, pane e dolci saranno interamente prodotti in casa. «La mia non è una cucina gourmet – chiarisce la chef –, una definizione che non amo particolarmente. In ogni mio piatto c’è tanta tradizione, tutte le eccellenze che l’Abruzzo offre per me sono fondamentali. Poi, certo, avendo studiato, poiché la cucina è un mondo in continua evoluzione, ci sarà un approccio più attuale, anche relativamente alle nuove tecniche di cottura ed all’utilizzo delle materie prime».
Come nel caso di Pane e cipolla – piatto del tutto vegetale nato in maniera quasi spontanea, presente sicuramente in carta e già proposto in un paio di versioni durante occasioni pubbliche –, che gioca sulla sua apparente semplicità risultando invece straordinariamente gustoso al palato, realizzato utilizzando la Cipolla bianca di Fara Filiorum Petri, uno dei diciotto Presìdi Slow Food d’Abruzzo. «La cipolla viene caramellata con un burro alle erbe e posizionata su un crumble di crosta di pane di Solina aromatizzata al timo. Su di essa – intera o a metà, devo ancora decidere – verrà sparata con il sifone una spuma di mollica di pane tostata per un’esplosione totale di gusto, morbidezza e dolcezza che va a completarsi con la croccantezza della tostatura e la freschezza del timo, lasciando la bocca pulita». Provare per credere.
Prima di salutarla le chiediamo un ultimo pensiero sul (suo) futuro declinato al femminile. «Cosa vorrei che fosse il mio ristorante? Una grande casa dove accogliere persone curiose di ascoltare la mia storia, percepire il mio entusiasmo attraverso i piatti che creo. Una cucina genuina, radicata alla terra ma pervasa da uno spirito libero che guardi fin oltre il cielo, dove calore, passione e tradizione si fondono insieme regalando un’esperienza nuova, un sorriso. Questo è ciò che immagino, questo è ciò in cui credo».