Sospesa tra passato e futuro, dal Medioevo alla ricerca della “Particella di Dio”, Santa Maria Assunta, luogo di eremiti e artisti, all’ombra del signore degli Appennini. È qui che si vive la sensazione di essere contemporaneamente in un luogo dove il futuro più avanzato si fonde con i ritmi scanditi dalla convivenza ancestrale con una natura imponente e predominante
testo di Alessandro Giancola, foto Gino di Paolo
Fierezza, rigore ed eleganza disegnano i profili dell’abitato, racchiuso tra le prestigiose vestigia del passato ad oriente e i laboratori nazionali di astrofisica e fisica nucleare ad occidente. Assergi veglia la più grande montagna degli Appennini nelle cui viscere menti eccelse provenienti da tutto il mondo cercano la “Particella di Dio” e guarda quelle vette, al cospetto delle quali l’essere umano percepisce la potenza del divino e lo avverte tangibile. Oggi li chiamiamo scienziati, coloro che alzano gli occhi al cielo e con strumenti avanzatissimi volgono all’Universo le stesse domande dei santi ed eremiti di secoli prima. Oggi, forse, hanno nomi anche stranieri, secoli fa erano Equizio e Franco, a cui, nel tempo, fu dedicata la Chiesa di Santa Maria Assunta di Assergi. La scoperta della sua storia ha inizio quando, a seguito della demolizione di un altare settecentesco, fu trovato un cartiglio di pergamena che riportava la data di edificazione dell’edificio al 1150, per volere del vescovo Bernardo da Forcona, su un sito già occupato, secondo alcuni studiosi, da un monastero dedicato a Sant’Equizio e successivamente assorbito all’interno dell’ordine benedettino a partire dal XI secolo. Fu questo un momento importante per il paese, tanto che a questo periodo risalgono anche le mura che lo difendono e che tutt’oggi rimangono immutate. Un grande ambiente ipogeo, una cripta a tre navate, scandite da colonne monolitiche pulvinate, vigorose nella loro scabrezza, è quanto rimane della fase costruttiva del 1150. Ancora oggi la cripta è dedicata a San Franco, il santo eremita morto alle pendici del Gran Sasso, in una grotta sotto Pizzo Cefalone, nei primi anni venti del XIII secolo, le cui reliquie sono ancora custodite in questo antro, dove gli echi del mondo vengono filtrati, protette in un cofanetto del 1481, in argento dorato e smalti, opera di altissimo livello di Giacomo di Paolo da Sulmona. Ed infatti Santa Maria Assunta, arroccata su speroni di roccia viva, ai limiti orientali della cerchia muraria di Assergi è uno scrigno arricchito continuativamente nei secoli, con il coinvolgimento di artisti di massima qualità. Tra gli steli delle colonne che come stalattiti sorreggono le crociere delle volte, quasi nascosta, si può ammirare la Vergine distesa, una scultura lignea risalente al XIV secolo che rappresenta la Madonna adagiata su un fianco dopo il parto.
L’iconografia è particolare e suggestiva, poco frequente nella storia dell’arte, ma intima, intrisa di dolcezza e umanità. Sembra molto lontana dai modelli più solenni delle Madonne in Trono coeve e vicina alle esperienze francesi dell’Ile de France. Con i restauri del 1965 fu iniziato un intervento di eliminazione delle superfetazioni barocche e di recupero delle fasi precedenti. Così sono stati portati alla luce lacerti di affreschi ascrivibili ai secoli XIV e XV che dovevano istoriare certamente la parte superiore dell’intera navata centrale e del transetto. Sebbene si tratti, ormai, di porzioni molto lacunose è visibile la rappresentazione di un borgo fortificato, con torri rosse, molto articolato anche prospetticamente. Volti di santi dalle aureole quasi invisibili si susseguono, protagonisti di una narrazione appena intuibile. Sulle colonne a destra della navata centrale sono ancora visibili le raffigurazioni quattrocentesche di Santi e Martiri, tra cui Santa Caterina di Alessandria, meglio conservata e più leggibile degli altri. Già nel XVI secolo l’edificio si era arricchito di altari e nicchie, decorate da artisti importanti e capaci. Tra questi Saturnino Gatti, che qui dipinge uno dei suoi capolavori ancora perfettamente conservato. Al XV secolo appartiene anche l’antico tabernacolo ligneo, dove un Cristo dalla pelle eburnea è sostenuto dalla Madre, una drammatica Pietà affrescata in una cornice lignea tardogotica. Il fascino prepotente della Chiesa di Santa Maria Assunta colpisce il visitatore, lo porta ad una continua scoperta di capolavori, tra le penombre modulate dalle colonne. La luce filtra dalla grande monofora absidale che esternamente si affaccia a picco sul torrente montano e all’interno dialoga con lo splendido rosone della facciata. Questo articolato merletto lapideo trafora elegantemente la facciata rettangolare bipartita, perfettamente in linea con la maggiore architettura chiesastica aquilana. Allo stesso modo il portale è strombato e decorato con motivi fitomorfi e a tortiglioni. Sull’architrave è scolpito un Agnus Dei, inquadrato tra i due stemmi del paese di Assergi e decorato con girali di vite. La candida facciata di conci di pietra calcarea locale è affiancata dal piccolo prospetto secentesco della chiesa della Madonna della Neve, inglobata qui quando l’originaria chiesa fu demolita in occasione della costruzione della strada del Vasto che permette l’accesso ai valichi del Gran Sasso d’Italia. Un campanile a doppia vela scandisce le ore, si appoggia al piccolo portico di accesso ad una piccola entrata laterale, dove tra la tessitura della muratura furono reimpiegate effigi di epoca romana. Come in molti luoghi, il suono dell’acqua della fontana guida il viaggiatore per i vicoli stretti fino alla piazza principale, che qui è ai margini dell’abitato, a strapiombo sul torrente gelido che scorre direttamente dal Gran Sasso. E come vuole la leggenda quell’acqua taumaturgica sgorgò inseguito alla preghiere di San Franco, che dall’alto della Chiesa di Santa Maria Assunta continua a proteggere la valle.