testo di Sandro Galantini, foto di Giancarlo Malandra
Vero fiore all’occhiello della biblioteca, è la Sezione Abruzzese, una delle più antiche della Regione Abruzzo
Il 15 dicembre del 2011, dopo impegnativi lavori durati sette anni, è stata finalmente riaperta al pubblico la Biblioteca Civica “Vincenzo Bindi” di Giulianova, tra le più ricche e importanti d’Abruzzo. Un vero e proprio tempio dei saperi ospitato nell’elegante palazzo di Corso Garibaldi in cui nacque e visse uno tra gli intellettuali più illustri della città abruzzese, quel Vincenzo Bindi che prima di morire volle donare al Comune, con il terzo ed ultimo testamento sottoscritto il 21 dicembre 1927, non solo la sua ricca collezione di opere d’arte ed altri beni, compreso il palazzo avito, ma anche l’ingente patrimonio librario in suo possesso «a giovamento ed utilità della gioventù giuliese».
Una epigrafe in travertino, voluta dal sindaco Francesco Mastromauro ed apposta il giorno della riapertura sotto le volte dell’ingresso, ricorda, oltre a quello di Vincenzo Bindi, due nomi legati alla biblioteca. Il primo è Giuseppe de Bartolomei, sindaco di Giulianova fino al dicembre 1922 e grande amico di Bindi, che sistemò e provvide alla catalogazione dell’ingente e prezioso patrimonio librario consentendo così, il 1 luglio 1937, l’apertura al pubblico della biblioteca. Alla sua morte, avvenuta nel 1953, fu il teramano Raffaele Aurini, con un lavoro attento e minuzioso, a provvedere alla risistemazione dei vari fondi, sicché, ultimata anche la ristrutturazione degli ambienti, la biblioteca tornò a spalancare il suo portone il 26 ottobre 1957. Oggi la “Bindi” vanta oltre 28.000 libri che permettono di spaziare in ogni disciplina. Importantissima, e vero fiore all’occhiello della biblioteca, è la Sezione Abruzzese, una delle più antiche della Regione con i suoi 7.000 volumi e 110 raccoglitori di miscellanea. Il patrimonio di libri rari e di pregio comprende 33 cinquecentine, 56 libri del Seicento, 174 del Settecento e 1994 dell’Ottocento. Di particolare valore tre incunaboli, tra i quali De Arte Amandi di Ovidio del 1494, scoperto nel corso di un restauro da parte della Soprintendenza dei Beni Librari di Pescara. Ma altre, e non meno importanti, sono state le sorprese che la biblioteca ha riservato. La scoperta dell’incunabolo ovidiano, infatti, è stata preceduta di pochi anni dal rinvenimento di una lettera autografa di Giuseppe Garibaldi, datata Baltimora 30 dicembre 1853 ma spedita in realtà da Londra nel gennaio 1854, all’amico Augusto Candido Vecchi, in cui sono riportate due incisioni di francobolli inglesi di grande valore anche filatelico, cioé un ten pence e un one penny, il famoso e ambitissimo penny black. E poi, tra i documenti editi ed inediti, circa 15.000 fra manoscritti, lettere, appunti ed autografi, anche una trascrizione, ad opera di un francese, del testamento del celebre cardinale Giulio Mazarino, con data 8 marzo 1661, un manoscritto in lingua araba non ancora tradotto, ed ancora, tra gli altri, quaderni, diari, partiture e fascicoli di spartiti musicali del violoncellista Gaetano Braga, che al Bindi fu legato da lunga e duratura amicizia. Luogo carico di storia e ricco di saperi, la “Bindi” è molto più di una biblioteca. Per usare una definizione, attribuita ad un faraone, è piuttosto un’“officina medicinale dell’anima”.
Analogamente agli anni precedenti, nel pomeriggio del 4 marzo, in occasione del Carnevale rimarranno chiusi la Biblioteca Civica “V. Bindi”, l’Informagiovani, la Piscina Comunale e gli asili nido.