di Ivan Masciovecchio.
Adagiato alle pendici dei Monti della Laga, grazie ai suoi oltre 1400 metri di quota, Campotosto rappresenta uno dei centri più alti dell’Abruzzo aquilano. Seppur privo di grande attrattiva da un punto di vista artistico e monumentale, al contrario, è in grado di offrire scenari naturali di incantevole bellezza, immerso com’è nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, all’interno del distretto della Strada Maestra.
Deve la sua notorietà alla presenza dell’omonimo lago – con i suoi oltre 1400 ettari di estensione, uno dei bacini artificiali più grandi d’Europa – realizzato sul finire degli anni ’30 del secolo scorso per alimentare alcune centrali idroelettriche poste lungo la valle del fiume Vomano ed oggi meta, soprattutto d’estate, di numerosi turisti ed appassionati di windsurf ed altri sport acquatici, richiamati fin quassù dalle sue acque piatte e dorate e dal clima fresco e ventoso. Le placide sponde del lago, inoltre, rappresentano il luogo ideale per dedicarsi ad attività di birdwatching, lunghe passeggiate a piedi o in mountain bike, trekking equestre.
Al di là delle sue meraviglie paesaggistiche, Campotosto e le sue frazioni di Mascioni (qui ebbe i natali Ettore Fieramosca, l’italico capitano della storica disfida di Barletta) e Poggio Cancelli andrebbero visitate anche solo per assaporare direttamente nei luoghi di produzione un unicum della tradizione norcina regionale, autentica prelibatezza che non può assolutamente mancare su un ideale tagliere dei salumi più rappresentativi d’Abruzzo. Stiamo parlando delle famose mortadelle, anche chiamate affettuosamente mortadelline o ben più prosaicamente coglioni di mulo in quanto spesso vendute a coppia. Sono composte da pezzetti di carne suina (spalla, collo, lombo, coscia, pancetta, garantendo almeno l’80% di taglio magro) macinata finemente, speziati ed aromatizzati con sale, pepe, aromi e vino bianco. Oltre alla classica forma ovoidale, devono la loro caratteristica alla barretta di lardo (lardello) apposta al centro la quale, oltre a donare ulteriore gusto all’impasto, evita che le carni si asciughino troppo durante i circa tre mesi di stagionatura.
Questo procedimento si articola in due momenti: una prima fase in cui le mortadelle, legate a doppia briglia ed appese su pali di legno, vengono esposte per un paio di settimane al fumo di camini o bracieri alimentati giorno e notte con legna di quercia o faggio; ed una successiva durante la quale, collocate in locali spazzati dai freddi venti del nord a circa 1400 metri di quota, si giunge ad un essiccamento ideale, grazie anche al microclima particolarmente favorevole esistente tra Campotosto e la frazione di Poggio Cancelli. Condizioni ambientali uniche che, al pari delle materie prime utilizzate e del complesso processo di lavorazione adottato, rendono la Mortadella di Campotosto un salume praticamente inimitabile, tutelato e garantito anche dal marchio Presìdi Slow Food.
Terminata la stagionatura, alla fine del periodo invernale, le prime mortadelline saranno assaggiate durante la tradizionale colazione aquilana di Pasqua, quando al taglio appariranno di colore rosso scuro, sode e con il lardello bianco, croccante e dolce. Una vera delizia per il palato che assaporata rapiti dall’immagine delle montagne circostanti riflessa nello specchio d’acqua del lago, se possibile, soddisfa ancora di più.