a cura di Fulgenzio Ciccozzi
Il cammino verso l’adunata del 2015, qui all’Aquila, è iniziato una fredda mattina dell’inverno di tre anni fa, quando il centro storico della città venne attraversato da un fiume di penne nere che, insieme al gruppo aquilano di azione civica “ Jemo ‘nnanzi”, scortarono la bandiera di 99 metri, ormai divenuta una sorta di simbolo della manifestazione. Oggi, in un’occasione diversa, nel giorno di San Massimo, uno scroscio di pioggia ha salutato l’abbandono della storica caserma del Torrione e ha inaugurato ufficialmente l’ingresso degli alpini nell’acquisita caserma Pasquali. Evidentemente, qui da noi, il tempo non è sempre magnanimo con questo tipo di eventi. Ma, se vogliamo vedere la cosa sotto un altro aspetto, la pioggia, in questo caso, ha contribuito affinché gli operatori dell’informazione e gli “aficionados”, intervenuti per raccontare l’accadimento, hanno potuto scambiare due parole con i convenuti costretti a trovare momentaneo riparo sotto i cornicioni degli edifici dell’ormai ex presidio militare; alcuni di loro hanno trovato ricovero nei container ivi dislocati, o, alla meglio, sistemati sotto gli alberi del piazzale e negli atri degli stabili distribuiti all’interno del perimetro murario della “Francesco Rossi”.
Così, con lo sguardo rivolto al di là delle inferriate, “pipa in bocca”, sacca a tracollo, in attesa che il ticchettio della pioggia smettesse di martellare i marciapiedi e l’ingresso della caserma, si è avuto modo di ascoltare i racconti dei componenti dei diversi gruppi ANA, ognuno dei quali ha portato con sé il suo bagaglio di esperienze maturate durante il periodo di leva e nel corso dell’attività associativa. Durante l’inatteso incontro, è stato possibile misurare l’entusiasmo manifestato dalle vecchie leve che hanno voluto rimarcare l’orgoglio di aver preso parte a un corpo che in qualche modo ha forgiato il loro il carattere, rendendolo duttile a ogni tipo di evento: dal più drammatico al più goliardico! Lo spirito conviviale ha immediatamente prevalso e ha coinvolto anche chi alpino non lo è mai stato.
Come l’aquilano Branchi Mauro, che a colpi di click della sua macchina fotografica, ha immortalato l’evento con l’entusiasmo che da sempre lo contraddistingue. Mauro è uno dei fotografi più prolissi della città, a suo modo una vera e propria “leggenda metropolitana della fotografia” che non manca mai a un evento che la vede in qualche modo protagonista. Sono soprattutto queste persone, gente comune e appassionata, che contribuiscono a mantenere vivo l’interesse per il capoluogo abruzzese e per le quali è giusto spendere una parola di ringraziamento e, se possibile, tributare loro il giusto riconoscimento. Intanto, ancora conficcato in uno spicchio di terra, si erge l’antico “Torrione” che negli ultimi decenni ha visto crescere intorno a sé una città che ha conosciuto tempi migliori. E proprio ai margini di quel monumento si è consumato l’ultimo atto di una storia durata decenni. Mentre un corteo di divise e di camicie a scacchi si allontanava disegnando una scia policroma lungo il Viale della Croce Rossa, la vista della vecchia caserma si è fatta più flebile, sino a lasciarsi avvolgere da un’opaca tinta crepuscolare. L’Aquila, comunque, continua a vestirsi di verde, e come una bella signora di altri tempi, ama ancora compiacersi adornando il suo abito con “cappello coperto di piume”.