testo di Ivan Masciovecchio.
Continua la meritoria opera di riscoperta e valorizzazione del fagiolo tondino del Tavo (di cui già ci siamo occupati qui), straordinaria tipicità abruzzese inserita dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. A distanza di quattro anni dalla prima costituzione dell’associazione composta da agricoltori, tecnici e ristoratori, infatti, nel novembre 2014 si è optato per un salto di qualità, dando corpo e sostanza ad un vero e proprio Consorzio di tutela, presentato ufficialmente alla stampa ed agli operatori di settore nella serata di venerdì 27 febbraio a Loreto Aprutino.
Dieci i produttori coinvolti nell’iniziativa, oltre allo storico chef Domenico Speranza – il primo a credere nelle potenzialità del prezioso legume dell’area vestina – ed al prof. Leonardo Seghetti; interessato all’operazione anche l’antico pastificio Verrigni di Roseto degli Abruzzi, impegnato a distribuire a livello nazionale le prime confezioni del prodotto, veicolandole unitamente al logo del consorzio.
«Grazie anche all’ottimo successo di pubblico registrato alla prima festa del Tondino del Tavo dell’ottobre scorso che ha visto la partecipazione di circa 15.000 persone – ha dichiarato il presidente del consorzio Fabio Belfiore – abbiamo deciso di proseguire il nostro percorso a difesa di questo autentico patrimonio dell’agricoltura vestina. Come primo atto abbiamo consegnato presso gli uffici della Regione Abruzzo la richiesta di registrazione del seme. Tale registrazione consente di tutelarlo da frodi e accaparramenti da parte delle industrie sementiere, legandolo indissolubilmente al territorio in cui viene coltivato. Ulteriori attività in corso d’opera – ha proseguito il presidente – saranno la dettagliata definizione del disciplinare tecnico di coltivazione e condizionamento del fagiolo, nonché la predisposizione di un sistema di tracciabilità del prodotto».
Auspicando un sempre più ampio coinvolgimento dei ristoratori abruzzesi in qualità di ambasciatori del territorio e dell’originalità del tondino del Tavo, ampia attenzione è stata riservata anche alle sue politiche di vendita. «Confrontandosi anche con produzioni non di origine locale, come ad esempio il coco bianco – ha concluso Belfiore –, oggi il consumatore è disorientato davanti ad un range di prezzi che va dai 3 ai 25 euro/kilo. Compito del consorzio, quindi, sarà anche quello di definire un prezzo minimo che rappresenti la giusta remunerazione dell’intera filiera produttiva dalla campagna allo scaffale».
Storicamente il fagiolo tondino del Tavo trova il suo habitat naturale lungo la vallata del fiume omonimo, nel territorio dei comuni compresi tra Farindola e Cappelle sul Tavo. Data la sua tipologia di pianta rampicante, viene allevata con l’ausilio di un tutore di legno. Necessita di un terreno non troppo profondo, di natura sabbiosa e ghiaiosa, nonché di un apporto idrico abbastanza elevato. Il suo ciclo colturale, della durata di circa sei mesi, prende avvio tra il 15 giugno ed il 15 luglio con la semina; prosegue con la fioritura, prevista mediamente intorno alla seconda decade di agosto; e termina tra novembre e dicembre con la raccolta, quando il baccello – non più grande di 8-10cm. e dalla forma classica – è ormai secco. Il seme in esso contenuto, invece, si presenta tondeggiante (da qui il nome) e di dimensioni medio-piccole (8mm x 6mm), con una buccia sottilissima e lucida ed un colore che va dal bianco latte all’avorio, con tendenza però a scurirsi a causa delle muffe qualora – durante la fase di maturazione – l’annata si presenti particolarmente umida e piovosa; in questo caso il prodotto, rigorosamente selezionato a mano anche per verificarne le dimensioni, sarà inutilizzabile e pertanto inevitabilmente scartato. Da qui la sua preziosità; diffidate dalle imitazioni.