L’ASSEMBLEA DELLE CANTINE SOCIALI PER UNA NUOVA FASE DELLA COOPERAZIONE IN ABRUZZO.
Lo scorso venerdì presso l’Area Fiera di Lanciano si è svolta l’iniziativa VINC.0, l’Assemblea delle Cantine Sociali Abruzzesi che ha riunito per la prima volta produttori, agronomi e enologi appartenenti al mondo cooperativo vitivinicolo d’Abruzzo. Promosso da Codice Citra, l’incontro è stato l’occasione per confrontarsi e analizzare l’attuale situazione del comparto vitivinicolo regionale e discutere delle strategie di sviluppo da mettere in campo nel prossimo futuro. Già dal nome dell’iniziativa si evince la volontà di avviare un percorso per una nuova fase del vino cooperativo che guarda al futuro con una prospettiva diversa, vincente, con un linguaggio digitale, messo in evidenza dal .0, che abbia come motivi guida il recupero dei vitigni abruzzesi e il racconto del territorio. Ad aprire i lavori è stato Denis Pantini, direttore Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma. Secondo Pantini, “l’Abruzzo pesa sulla produzione nazionale di vino per oltre il 7% ed è la quinta regione per volumi. Ha un trend di crescita nelle vendite export negli ultimi 20 anni, soprattutto nei mercati come la Cina, Svezia, Germania, Stati Uniti e Canada. Tuttavia la composizione della produzione regionale rispetto alla media nazionale vede una maggior incidenza dei vini comuni (non Dop/Igp), che fa si che l’Abruzzo risenta maggiormente della volatilità dei prezzi di questo tipo di vini, oggi sempre più a ribasso e, soprattutto a livello internazionale, viva una forte competizione con i vini provenienti dalla Spagna. La cooperazione abruzzese ha un ruolo e un peso molto importante nella sulla produzione vinicola regionale commercializzata (82% vs 50% media Italia), il 58% della produzione è di prodotti indifferenziati “vini da tavola”, soffre di una estrema polverizzazione grazie a una forte presenza di cooperative con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro con ridotta (spesso nulla) propensione all’export e, inoltre, ha difficoltà nel ricambio generazionale nelle aziende vinicole socie (età media del conduttore elevata e con ridotta propensione all’investimento). Per essere competitivi e affrontare al meglio i mercati esteri e la GDO è necessario aggregarsi per diventare più strutturati e diminuire la quantità di vino “indifferenziato” prodotto, puntando sulle produzioni autoctone che costituiscono un forte elemento distintivo sui mercati”. Un concetto ribadito anche dall’Assessore alle politiche agricole Dino Pepe, il quale ha sottolineato l’importanza dell’aggregazione delle cantine sociali: “la provincia di Chieti rappresenta la locomotiva d’Abruzzo in questo comparto, ma forse con 32 cantine sociali non riusciamo più ad essere competitivi, soprattutto nel mercato internazionale dove dovremmo essere protagonisti. Lo possiamo fare solo se siamo aggregati e riusciamo a fare massa critica, perché per battersi nei mercati internazionali, dagli Stati Uniti alla Cina, è necessario avere delle strutture competitive e quindi l’aggregazione è fondamentale. Le 32 Cantine Sociali devono riflettere e lo dobbiamo fare tutti insieme, cantine e istituzioni politiche, soprattutto con un obiettivo: il rispetto del lavoro dei tanti agricoltori che producono così tante uve che conferiscono alle cantine sociali. Per questo il nuovo PSR metterà a disposizione degli incentivi a chi si aggrega per creare strutture più competitive e non guardare ai prodotti della Spagna, ma valorizzare i nostri prodotti autoctoni.” E’ la volta poi di Valentino Di Campli, presidente Citra, e Alessandro Bocchetti, giornalista enogastronomico del Gambero Rosso, che hanno commentato insieme la cartina inserita dal Sole 24 Ore, pubblicata mercoledì 11 febbraio, nello Speciale Expo 2015 “I territori dei sapori”. “In questa cartina l’Abruzzo del vino è completamente assente, pur essendo a livello di produzione al 5° posto a livello nazionale. E’ necessario raccontare il nostro territorio attraverso i nostri vini autoctoni e riportare in Abruzzo l’80% del produzione, che attualmente viene imbottigliata fuori regione” – ha affermato Di Campli. “Ci sono obiettivi che devono rappresentare dei fari guida per il futuro e lo sviluppo di questo settore e che, tra l’altro, accomunano sia il mondo cooperativo e sia quello delle cantine familiari: il primo è la necessità di tutelare e valorizzare le produzioni autoctone, riorganizzando il sistema con un rinnovato disciplinare sulle produzioni autoctone, e il secondo è l’esigenza di aumentare la capacità commerciale delle cantine sociali, realizzando insieme progetti di sviluppo per il vino abruzzese in maniera tale da evolvere in modo deciso da un sistema cooperativo per la trasformazione delle uve a sistema cooperativo per la vendita di vino (in primis bottiglie), ad esempio puntando su un vitigno autoctono come il Pecorino DOC. Ma tutto questo potrà essere realizzabile e sostenibile se si lavorerà insieme con molto coraggio dando vita ad un vero processo di aggregazione che semplifichi e rafforzi in modo deciso tutta la filiera vitivinicola regionale”. Infine, l’intervento di Adriana Galasso, presidente dell’Associazione “è Abruzzo”, che ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa e dell’apertura del mondo cooperativo a quello delle cantine familiari “Ragioniamo insieme sulla proposta del Pecorino, perché è un’occasione da non perdere: discutiamo su come fare, ma manteniamo la produzione del Pecorino in Abruzzo. E’ ammirevole che da una parte della cooperazione sia arrivata una proposta di questo genere che dimostra un segnale di vero cambiamento.” Citra Vini è la principale realtà vitivinicola in Abruzzo. Fondato nel 1973, raggruppa 9 cantine e 3000 soci che coltivano 6000 ettari di vigneti, un terzo dei vigneti abruzzesi. Da circa un milione di ettolitri di vino conferiti dalle cantine socie, Citra seleziona la qualità migliore per una produzione complessiva di 18 milioni di bottiglie l’anno.