Testo di Chiara Di Giovannantonio Foto di Maurizio Anselmi
Viaggio sulla cima del Gran Sasso. Tra colori del cielo che inebriano la vista e dove le nuvole si possono quasi toccare.
Da qualunque direzione arrivi, il viaggiatore che giunge in Abruzzo si trova subito di fronte lo spettacolare massiccio del Gran Sasso, caratterizzato da una lunga e stretta catena in mezzo alla quale si erge il gruppo montuoso centrale. Il massiccio, alpino e dolomitico, è di natura prettamente calcarea. Senza dubbio, una delle esperienze più memorabili da fare nella Regione più verde d’Europa è vedere l’alba o il tramonto proprio dalla cima del Gran Sasso, a quasi 3000 metri sul livello del mare. A seconda del punto da cui inizierete l’escursione, meglio se accompagnati da una guida esperta, potrebbero servire diverse ore prima di raggiungere la vetta, percorrendo i tortuosi sentieri che conducono alla cima. Si tratta di svegliarsi presto, ma la ricompensa vale questo piccolo sacrificio. Uno dei più popolari itinerari è la via normale, che da Campo Imperatore (AQ) conduce fino al Corno Grande, la vetta più alta dell’Appennino con i suoi 2912 metri sul livello del mare. La neve può continuare a cadere sul massiccio fino alla fine di maggio, rimanendo a terra sul sentiero anche a giugno inoltrato. Non a caso, sempre sul Gran Sasso, in una piccola valle esposta a nord, alla base del Corno Grande, si trova il ghiacciaio più meridionale d’Europa. Il Calderone, questo è il suo nome, è un blocco di ghiaccio formato da strati di neve che si compattano sotto il proprio peso. Storicamente, le condizioni in questa parte del massiccio sono state sempre abbastanza fredde da garantire una copertura nevosa quasi permanente per la maggior parte dell’anno e un continuo rinnovamento degli strati di ghiaccio. Purtroppo, negli ultimi decenni il Calderone si sta sciogliendo a un ritmo maggiore e di questo passo è improbabile che possa sopravvivere oltre il 2020. Tuttavia, rimane ancora uno spettacolo mozzafiato tra le più alte falesie calcaree frastagliate e le vette del Gran Sasso, dove la quasi totale mancanza di vegetazione crea un paesaggio lunare che ricorda la durezza di questo clima alpino. Allo stesso modo si consiglia di portare un po’ di cibo e bevande per una colazione di prima mattina. Soprattutto, non dimenticate la macchina fotografica e cercate di arrivare in vetta almeno mezz’ora prima che il sole sorga.
Il colore del cielo e le nuvole prima dell’alba sono mozzafiato, quando le brume, la penombra e il freddo del mattino, stanno per essere spazzati via dal calore e dalla luce del sole che sorge. Lentamente, cambiano le tonalità, progressivamente le forme si fanno più distinte nel paesaggio sottostante. Poi, quasi di colpo, tutto viene sommerso dalla luce dorata, magica, dell’alba che regala emozioni indimenticabili agli occhi di chi osserva da lassù il mondo che si risveglia. L’importante è non iniziare la discesa subito dopo il sorgere del sole. Se rimarrete soltanto per dieci, o venti minuti in più, potrete assistere ad uno spettacolo incredibile mentre i colori dell’alba si estendono sul frastagliato paesaggio roccioso del Parco Nazionale del Gran Sasso. Mentre il cielo si tinge di rosa, si rivelano con tinte insolite anche i boschi, i prati alpini e le valli sottostanti, che ospitano una grande varietà di erbe e fiori selvatici, come la stella alpina. Sui 150 mila ettari di superficie dell’area protetta, potrà capitare di scorgere alcuni esemplari delle tante specie animali a rischio di estinzione che si trovano al suo interno. Sui sentieri o dalla vetta, tra la salita e la discesa, non sarà difficile incontrare il camoscio d’Abruzzo, l’aquila reale, la poiana, lo scoiattolo, il cinghiale, o anche, con un po’ di fortuna, il lupo, il cervo o il gufo reale. A differenza del massiccio arrotondato della vicina Majella, il Gran Sasso è caratterizzato da frastagliate cime calcaree che sporgono sopra una serie di altipiani alpini. Ne è un chiaro esempio Campo Imperatore, sede del più antico impianto sciistico ancora in funzione in Italia, con il suo magnifico panorama in contrasto tra i pendii verdi, da un lato, e la desolazione delle alte quote, dall’altro.
La drammatica geologia e morfologia del Gran Sasso lo rendono popolare tra gli escursionisti e gli scalatori, ma è in alta quota nella magica luce dell’alba, con i suoi strabilianti giochi di colore sulle rocce, che si può osservare al meglio il vero spirito della montagna. Se non siete mattinieri, potrete optare per un’escursione tranquilla fino alla cima, sempre accompagnati da una guida esperta, esplorando il sentiero e godendovi il paesaggio d’alta quota prima che il sole vada giù. Il tramonto sul Gran Sasso, con le sue nuvole fiammeggianti, è mozzafiato come la sua controparte mattutina. Proprio come per il sorgere del sole, portate con voi uno spuntino e qualche bevanda, mentre aspettate che la quiete del crepuscolo si trasformi in una notte stellata, dove il buio è più buio e il silenzio assordante. Sotto la fredda luce degli astri notturni potrà tornare alla mente quanto è stato tramandato nei secoli dalla tradizione popolare. C’è una leggenda su queste montagne, che da sempre, assieme alla Maiella, occupano un posto particolare nell’immaginario delle genti d’Abruzzo. La storia racconta che Maia, la dea greco-romana della Terra, venne qui alla ricerca di un fiore per guarire il suo figlio malato, ma non riuscì a raggiungere la cima prima di morire. La dea morì nel dolore per la sua perdita e riapparve sotto forma delle montagne arrotondate che compongono la catena della Maiella. Suo figlio, Ermes, divenne il massiccio frastagliato che si erge di fronte a lei, il Gran Sasso. Ancora oggi in tanti, infiammati dal fascino della leggenda, vedono nel gigantesco profilo l’impronta lasciata dalla dea Maia durante la sua drammatica fuga e la sua permanenza sulla montagna. Chiunque osservi l’imponente e suggestiva catena montuosa dalla zona teramana può riconoscere nel profilo orizzontale un “Gigante che dorme”. Lo stesso massiccio del Gran Sasso, visto dalla costa pescarese, si trasforma in una leggiadra fanciulla supina, nota come “la bella addormentata”. Nella sublime e terrificante immagine del “gigante di pietra” o della “bella dormiente”, mito e realtà si fondono in una straordinaria simbiosi che non ha eguali altrove.