testo di Ivan Masciovecchio.
Oltre al suo bel carico di aspettative e buone intenzioni, l’anno nuovo vedrà l’atteso ritorno sulla scena pescarese dello storico Teatro Immediato, la compagnia fondata nel 2005 da un gruppo di impavidi attori sorretti da una sana follia creativa, costretta da maggio 2013 ad abbandonare i piccoli, immensi spazi di via Gobetti per far posto ad una alienante ed anonima sala giochi, quindi condannata ad un esilio forzato tra Città S. Angelo e Chieti che non ne ha comunque fiaccato l’esistenza.
L’annuncio lo dà lo stesso Edoardo Oliva – direttore artistico, regista, attore e socio fondatore – con un breve messaggio sulla pagina facebook e sul rinnovato sito internet della stessa compagnia. «A gennaio daremo vita alla seconda edizione del festival “La cultura dei legami”, tra gioielli del contemporaneo nazionale ed una nostra nuova produzione originale». Lo fa rivolgendosi senza esitazioni e con il cuore colmo di gioia «a tutti voi ed a tutti noi che non ci arrendiamo al pensiero unico, debole o liquido che sia. A tutti noi ed a tutti voi che non vi arrendete e continuate a cercare la bellezza ovunque»; in sostanza, a quella nazione senza più patria composta da spettatori e teatranti ancora in grado di emozionarsi per un «sipario che si alza, una scena che si popola, una musica che parte e calde voci che stregano».
Certo, la strada è ancora lunga; gli spazi non ancora sono stati individuati, le prove vanno avanti un po’ dove capita, perché ancora nessuno ha restituito loro ciò che una sciagurata operazione commerciale gli ha portato via anni fa; iniziativa magari legittima sotto il profilo legale, ma dai riflessi culturali devastanti, un vero e proprio omicidio di una delle pochissime realtà funzionanti ed autosufficienti, compiuto sotto gli occhi inerti di una politica locale «che aspetta da cinquant’anni un nuovo fatidico teatro comunale, riempiendosene la bocca ad ogni occasione».
Ma il Teatro Immediato ha dimostrato di avere sette vite come i gatti e la pelle dura come chi è costretto da sempre a convivere con l’emergenza e la precarietà, e non molla. Venderemo cara la pelle dell’arte, dichiara in chiusura Edoardo; che però, come solo i grandi sanno fare, ha anche la forza e l’umiltà di chiedere aiuto per mantenere alta la bandiera ostinata della nostra indipendenza e identità. «Abbiamo bisogno di voi e ve lo comunichiamo senza infingimenti di sorta, perché l’unico fine che ci anima è quello della cultura, della bellezza e del pensiero socializzanti».
Ecco quindi lanciata una campagna di raccolta fondi o crowdfunding che dir si voglia, alla quale è possibile aderire consultando il sito fresco di restalyng all’indirizzo www.teatroimmediato.it. Nella speranza (vana?) che la classe politica finalmente si adoperi affinché tra i numerosi locali sfitti e dismessi in cerca di vocazione che ormai sempre più spuntano tra le vie della città, non venga individuato un nuovo, possibile spazio teatrale, una nuova casa dell’arte e dei sogni in cui tornare a (r)esistere come divino anacronismo.