testo di Ivan Masciovecchio.
Tra impegnative promesse di inedite verticali ed ancor più azzardate orizzontali, pronunciate durante una serata insolitamente trasversale dedicata ai vini dell’enologo abruzzese Carmine De Iure, è ripartita nel segno della geometria enoica la nuova stagione di degustazioni organizzate dalla Confraternita del Grappolo, l’associazione di amici e professionisti amanti della convivialità e del buon bere (di cui abbiamo raccontato qui) che a luglio scorso ha festeggiato i primi dieci anni di attività.
«È davvero un onore ma anche un onere mettersi a nudo così – ha esordito l’enologo De Iure davanti alla consueta platea di appassionati –, con alcuni dei vini che rappresentano il mio lavoro; io credo che i protagonisti debbano essere sempre i produttori; a noi semmai il compito di occuparci nel migliore dei modi della regia, senza forzare troppo la mano, assecondando la vocazione dei rispettivi territori».
Nove i vini ufficialmente in degustazione – più una sorprendente ghost track rappresentata dal Trebbiano Riserva del Fondatore 1996 della Cantina Miglianico, dono del giornalista Massimo Di Cintio – equamente divisi tra cinque bianchi e cinque rossi. «Molti mi considerano un grande esperto di bianchi – ha ripreso –, forse perché a me i bianchi piacciono molto, mi ci dedico con particolare piacere, ingegnandomi nel trovare soluzioni e nuove possibilità».
La serata ha preso il via con due vini dell’azienda ultima arrivata nel novero delle sue collaborazioni ovvero il Pecorino Pietra Majella della Cantina Miglianico, annata 2014, servito anche nella versione non filtrata, realizzata in poche centinaia di esemplari su esplicita richiesta di un ristoratore partner dell’azienda. «Il Pecorino comincia a farsi rispettare nel mondo. Un ristoratore di Miami lo ha definito addirittura “vino bianco emergente”. Può essere interpretato in diversi modi, magari anticipando la vendemmia per ottenere versioni più acidule. Questo, invece, proviene da una raccolta leggermente posticipata in grado di donare una maggiore concentrazione di profumi caldi; ha un grande ritmo in bocca che lo rende facile e piacevole da bere».
Dal territorio della provincia di Chieti ci si è spostati – momentaneamente – in quello di Teramo con la Passerina Colli Aprutini dell’azienda agricola Biagi di Colonnella. Inserita all’interno della zona della Docg Colline Teramane, «qui il territorio tende a dare un’elevata potenza ai propri vini – ha proseguito De Iure –, corposità importanti e livello di concentrazioni notevoli. Relativamente ai bianchi, cerchiamo di interpretarli posticipando la raccolta, proteggendoli con una leggera aggiunta di gas carbonico per evitare ossidazioni. Il risultato è un vino di colore giallo tendente al dorato, come nel caso di questa Passerina, pervasa da note floreali, di agrumi, frutta dolce a polpa gialla; un vino originale e caratteristico».
Cambiando completamente interpretazione, con la Falanghina del Molise Nysias 2013 della Cantina Salvatore ci si è spostati ad Ururi, in provincia di Campobasso. Produzione limitata a circa 80.000 bottiglie l’anno, più che un lavoro quella di Pasquale Salvatore – per sua stessa ammissione – è una passione amplificata dal recente incontro con Carmine. In presenza di una base acida molto importante, «è forse l’unico vino bianco che può evocare profumi speziati della radice di liquirizia insieme a note di frutta bianca, nespole. Ha bisogno di qualche mese in più per maturare bene e sprigionare così le sue complessità e sfumature. È il classico vino che ci invita a tornare a bene nonostante gradazioni alcoliche importanti».
Passando ai rossi, sempre della Cantina Salvatore, si è potuta apprezzare la Tintilia Rutilia 2011, introdotta dallo stesso produttore. «In Molise la Tintilia si vinifica in purezza da meno di dieci anni. Dalla potatura alla vendemmia fino alla fermentazione, richiede una buona pratica agricola e particolari attenzioni e accortezze, sia in vigna che in cantina. È il vitigno identificativo dell’azienda e trova nella piacevolezza di beva il suo punto di forza. Questa bottiglia in particolare fa solo acciaio con un ulteriore affinamento in bottiglia di circa dieci mesi».
A seguire, l’annata 2011 del Montepulciano Riserva Il Fondatore della Cantina Miglianico realizzato con uve corpose provenienti dalla zona di Montupoli – bel tannino evidente ma non eccessivo, 100% barrique con circa sedici mesi di affinamento – ha conquistato tutti con i suoi classici sentori di cuoio, frutta matura e spezia calda, mentre la 1996 è risultata irrimediabilmente compromessa.
In chiusura ancora assaggi di Montepulciano d’Abruzzo, dal Desiderio 2009 della Tenuta Ferrante di Lanciano – giovane realtà vitivinicola regionale di soli sei ettari, attiva dal 2008 – al Matteo Biagi 2008 dell’azienda agricola omonima, risultato il più piacione della serata con i suoi quasi trenta mesi di affinamento in barrique (nuova e usata), il tannino levigato, una eccezionale acidità, una nota leggermente balsamica e la bellissima eleganza.
La serata si è conclusa con il consueto rito della consegna all’ospite della sciabola personalizzata made in CdG, seguita da un assaggio in terrazza di un rigenerante piatto di pasta e fagioli, gustato tra belle chiacchiere, brindisi e sana convivialità. Il prossimo appuntamento è previsto per giovedì 22 ottobre con la degustazione alla cieca di vins de garage abruzzesi.