Nello scenario incantevole della Valle Siciliana in una zona di fertili colline di viti e olivi, sulla sponda destra del fiume Mavone, troneggia imponente e maestosa, isolata su di un poggio e ben conservata, una delle più belle testimonianze storiche culturali, ricca di affreschi importanti che offre la Provincia di Teramo a cui non si può rimanere incantati se non con profonda ammirazione e per molti anche riscoprendo le origini di quella che è la pretesa cristiana
Che sia illuminata di notte o la si veda alla luce del sole, la chiesa di Santa Maria a Ronzano spicca all’occhio del viaggiatore che transita lungo la vicina autostrada. Merita sicuramente deviazione e visita. Ricca di storia, con affreschi importanti la chiesa si presenta imponente e maestosa. Il laterizio e la pietra da taglio si accostano a generare un semplice, appena movimentato decoro, che manifesta la raffinatezza delle monofore laterali e absidali, transennate. Una chiesa che va ammirata nei particolari per comprenderne il valore storico ed architettonico. Lavorata con precisione estrema, ordisce una sorta di intelaiatura che, aggettando lievemente sulla superficie laterizia contro cui si profila, innerva di archi ciechi la parte inferiore dell’intero corpo trasversale (il “transetto”), di lesene e pilastri quello longitudinale e il prospetto, spazieggiando ogni elemento secondo un ritmo che organizza ed equilibra proporzioni della struttura e risultato estetico, evidenziato dal contrasto cromatico fra i filari di piccoli mattoni e il grigio della pietra: contrasto che si ripete, e si accentua, nell’ampio campanile “a vela”, d’epoca ben posteriore e che sostituì una precedente “torre”, di cui si son perse le tracce. L’interno presenta i segni di un antico, devastante incendio. E’ evidente l’accostamento dei due materiali, con la pietra che ovunque prevale a fare da alto e slanciato basamento alle superfici in cotto e a ordire un nuovo e più diramato telaio portante. Per osservare gli affreschi bisogna avere molto tempo. Infatti regalano scene della Genesi, la creazione dell’universo, ritratti di santi e momenti della vita di Gesù, dalla nascita alla morte. Di particolare interesse anche quelli dedicati al Giudizio universale. I colori riescono a rimanere saturi nonostante il tempo e l’incuria di tanti anni. Stupende le scene della Strage degli Innocenti. In fondo alla chiesa la statua in legno di cedro della Madonna col bimbo. Una statua che nei giorni intorno a Ferragosto diventa meta di migliaia di pellegrini, molti dei quali emigrati all’estero, che rinforzano la propria devozione. Tra il sacro e il profano si consuma in quei giorni estivi la tradizionale festa, le processioni, le messe e una sorta di cena comune nel verde antistante l’Abbazia. «Si potrebbe dire che il tempio rappresenti l’opera organicamente più completa d’Abruzzo giunta fino a noi», scrisse Ignazio Carlo Gavini nel 1927. Gavini ha collocato la cultura architettonica di Ronzano a Bari e alla Puglia barese del secolo XII (con riscontri estremamente precisi che non hanno paragoni in Abruzzo ma bensì il prototipo esclusivo nelle due grandi chiese di Bari, la Basilica di San Nicola e la Cattedrale di San Sabino), pur non potendosi escludere (anche per ragioni storiche e di rapporti di dipendenza monastica da Antrodoco: ed è la tesi di Ferdinando Bologna, 1983) una matrice laziale. Alla fine del 1170 si fa risalire la costruzione di Ronzano, ma l’edificio fu certamente preceduto da altro più antico, lo testimoniano un frammento scolpito non più tardo dei secoli X-XI, e la stupenda croce-reliquiario. Alcuni affreschi sono datati 1181, come recita la controversa iscrizione del “dominus Petrus”, il “prepoxitus” cui si devono queste grandiose scene. All’eccezionalità fortemente caratterizzata del programma generale corrisponde nelle singole scene e nei singoli passaggi un numero davvero rilevante di rarità iconiche. Chiunque siano stati i monaci fondatori dell’Abbazia e quelli esecutori degli affreschi, si incontrano a Ronzano, e s’intrecciano inestricabilmente il Sud e l’Oltralpe, i Benedettini della prima ora e i Premostratensi di San Norberto di Xanten, il Vangelo e l’anti-Vangelo, la Fede e la fede del popolo. Immagini davanti a cui non si può rimanere se non con profonda ammirazione e per molti anche riscoprendo le origini di quella che è la pretesa cristiana.