testo e foto di Ivan Masciovecchio.
Piccola, doverosa premessa: la nostra trasferta al recente Vinitaly di Verona – il salone internazionale dei vini e distillati conclusosi ieri facendo registrare la presenza di circa 130.000 visitatori ed operatori professionali provenienti da 140 Paesi nel mondo – non è costata nemmeno un euro di soldi pubblici a carico dei contribuenti abruzzesi. La nostra impagabile libertà ci ha consentito, dunque, di buttare lo sguardo spesso e volentieri anche oltre i confini regionali, macinando chilometri da un capo all’altro dell’Italia enoicamente racchiusa e rappresentata all’interno degli oltre 100.000 metri quadrati di superficie fieristica.
Non ci soffermeremo più di tanto, quindi, sui consueti limiti promozionali dell’Abruzzo – di cui abbiamo scritto anche nelle edizioni passate –, dai depliant distribuiti con recapiti di uffici e strutture ormai non più funzionanti da tempo, alla relativa invisibilità della sala degli incontri e delle degustazioni, amplificata quest’anno da un grande vuoto espositivo presente proprio davanti all’ingresso;
dall’allestimento poco felice della mostra fotografica “Ti racconto le Terre d’Abruzzo” nell’area dello street food, lungo un passaggio defilato e solitario che domenica 10 aprile alle ore 13.30 si presentava come nella foto sopra, senza bisogno di ulteriori commenti (opportunamente smantellata nei giorni seguenti, parte dell’esposizione è rimasta comunque visibile nel padiglione del Sol&Agrifood), alla latitanza delle istituzioni alla presentazione nazionale del Treno del Vino organizzato dall’associazione Le Rotaie in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino Abruzzo lungo i binari della storica Transiberiana d’Italia, in programma il prossimo 15 maggio con itinerario da Sulmona a Roccaraso ed il coinvolgimento di circa 20 cantine abruzzesi.
Non lo faremo, dicevamo, anche perché ascoltando e leggendo le dichiarazioni sia del mondo produttivo che di quello istituzionale, tutti si sono dichiarati pubblicamente soddisfatti da questo Vinitaly numero 50. Bene l’export, cresciuto di oltre il 9% rispetto all’anno passato, raggiungendo quota 3% sul totale nazionale; ottima e costante l’affluenza negli stand, anche se i tanto attesi buyer asiatici, che pure c’erano (rispetto all’anno scorso, Cina + 130%, Giappone + 21%), hanno preferito girare al largo; straordinarie le bollicine abruzzesi, considerate da addetti ai lavori simili allo champagne. E quindi, di cosa ci lamentiamo?
Mentre in Abruzzo a chiacchiere non ci batte nessuno, girovagando tra i padiglioni ci siamo imbattuti nei produttori aderenti al Consorzio di tutela dei vini d’Irpinia i quali nei propri stand accoglievano i visitatori esponendo compatti una locandina in cui si invitava a votare SI al referendum del prossimo 17 aprile, dichiarandosi senza mezzi termini dalla parte di terra e mare come ricchezza dell’Italia intera. Spostandosi un po’ più a nord, l’Umbria invece presentava a caratteri cubitali i propri vini provenienti dal cuore verde d’Italia, altro che “regione verde d’Europa” di cui nessuno sa niente.
Come direbbe Bartali, tutto sbagliato, tutto da rifare? Non proprio. Intanto ci siamo evitati la solita comparsata del disonorevole Razzi, impegnato in qualità di candidato sindaco di Roma a trovare un sistema per derattizzare la capitale. Tra gli appuntamenti istituzionali, inoltre, degni di interesse sono risultati la presentazione del master di I livello in “Gestione delle imprese agricole vinicole” organizzato dall’Università dell’Aquila su proposta del professore e vignaiolo Luigi Cataldi Madonna, previsto per il prossimo anno accademico da febbraio a giugno, con tirocinio finale trimestrale in azienda.
«Il settore del vino si è reso protagonista negli ultimi anni di una crescita impetuosa – ha dichiarato il professore Fabio Ciaponi, che ne ha curato l’organizzazione –. Le sfide da fronteggiare riguardano numerosi aspetti: da quelli produttivi a quelli commerciali e di marketing, dalla pianificazione strategica alla programmazione della gestione, dalla rilevazione e analisi dei costi alla costruzione di un efficace sistema di reporting. È necessario, insomma, specializzare imprenditori che operino in un comparto così complesso, tenendo conto di valori e tradizioni antiche che ancora caratterizzano il comparto».
Ma soprattutto, l’evento che ha dato un senso al Vinitaly abruzzese è stato l’omaggio sentito e sincero ad Edoardo Valentini a dieci anni dalla sua prematura scomparsa, nel giorno della consegna al figlio Francesco Paolo del premio “Cangrande Benemerito della vitivinicoltura italiana”. Un incontro che racconteremo dettagliatamente in un prossimo articolo, durante il quale non sono mancati momenti di commozione nel ricordo di un personaggio unico che ha fatto la storia della viticoltura nazionale.
Con il countdown per l’edizione numero 51 già partito – appuntamento nella città scaligera dal 9 al 12 aprile 2017 – l’attesa da parte di associazioni, consorzi di tutela, operatori di settore e mestieranti vari, ora è tutta concentrata sulla programmazione del prossimo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 che porterà in dote una bella pioggia di milioni di euro. Con i quali si spera che, dopo tanti discorsi belli tondi e ragionevoli su vino ed olio come strumenti per la promozione del territorio, almeno qualche brochure aggiornata si riesca finalmente a realizzare.