testo e foto di Ivan Masciovecchio.
Unire le proprie piccole forze per raggiungere grandi obiettivi comuni altrimenti irrealizzabili, ricorrendo ad una forma aggregativa innovativa, seria ed altamente flessibile. Una volontà di uscire da limitanti steccati regionali, come il nome lascia facilmente supporre, per aprirsi all’universo mondo. È questo quello che si prefigge la neonata rete di impresa Birrai Italiani, presentata nei giorni scorsi a Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, all’interno della nuova ed accogliente sede del birrificio Almond ’22. A darle corpo e sostanza, dopo oltre un anno di discussioni, incontri, scontri e chiarimenti che hanno portato inevitabilmente ad una sorta di selezione naturale, sei realtà abruzzesi in rappresentanza di tutto il territorio regionale, a cominciare dal padrone di casa Jurij Ferri – presidente del sodalizio – seguito da Davide Mariano del birrificio Alkibia dell’Aquila (vicepresidente), Martina Vannucci del birrificio S. Giovanni di Roseto degli Abruzzi (responsabile amministrativa), Emanuele Abate del birrificio Terre d’Acquaviva di Atri, Luca Madonna della beer firm Monsters Factory & Co di Lanciano (grafica, responsabile comunicazione web e social media), Debora Franceschelli della beer firm Deb’s di Caramanico Terme (responsabile eventi e rapporti con la stampa).
Con loro l’avvocato Paolo Nardella il quale ha provveduto a descrivere i vantaggi dello strumento normativo adottato per la prima volta in Italia nel campo della produzione di birra. «Il contratto di rete è una sintesi di tutti i sistemi aggregativi provati finora – ha dichiarato – perché permette ai singoli imprenditori, senza eccessivi oneri burocratici e senza troppi investimenti iniziali, di poter moltiplicare le proprie forze per il numero di partecipanti. Alla base presuppone una lealtà ed una fiducia reciproche, una volontà di non guardare ai singoli orticelli, ma semmai di unirli per dar vita ad un vero e proprio appezzamento di terreno. La rete ha una struttura aperta – ha concluso – che necessita di essere ampliata; da qui a due anni, quindi, pensiamo si possa arrivare ad almeno il triplo degli aderenti, riuscendo in questo modo ad arginare anche la concorrenza di marchi più affermati».
Durante la presentazione alto e forte si è levato il grido di dolore di tutto il settore produttivo contro una tassazione iniqua e penalizzante ed il sostanziale disinteresse della politica, nazionale e locale, verso i problemi della categoria. Come un fiume in piena, Jurij Ferri ha provveduto a snocciolare sia dati e primati del comparto in generale, sia del caso Abruzzo in particolare. «La Lombardia conta tanti birrifici quanto l’intero Belgio – ha dichiarato –. Il nostro è il settore dell’agroalimentare che cresce più velocemente in assoluto, macinando primati. In Italia siamo arrivati quasi a mille birrifici, un terzo di quelli americani. L’Abruzzo, con le sue circa trenta realtà produttive con trend in crescita, è la regione leader in rapporto al numero di abitanti; così come per la presenza di donne birraie. Nonostante questo registriamo una sordità totale da parte delle istituzioni. Anzi, ci si accanisce con accise, tasse dirette ed indirette e con una macchina burocratica lenta ed obsoleta che ci penalizza rispetto alle esportazioni».
Tornando alla costituzione della rete ha affermato che essa «nasce per combattere questo sistema, per far capire che una tassazione equa porterebbe i birrifici italiani a quadruplicare il volume d’affari, aumentando anche il numero degli occupati. Il nostro intento è far diventare questa rete un fiore all’occhiello. Con il contributo di tutti, ognuno con la propria individualità e la propria visione, potremmo approcciare mercati più grandi come la Cina, gli Stati Uniti ed i Paesi dell’Est dove c’è una forte richiesta di birre made in Italy». In chiusura, rivolgendosi alla politica regionale per l’occasione rappresentata da un visibilmente annoiato Camillo D’Alessandro, la richiesta di un impegno per «la creazione di una malteria, sulla scia di quanto già sta succedendo nelle Marche. In questo modo si potrebbe rilanciare un settore, quello primario, fortemente in crisi, riavviando la coltivazione di orzo distico per birra da sempre prodotto in grande quantità in Italia – tanto che una parte viene spedita in Germania – magari proprio lungo l’Appennino, paradiso per questa tipologia di cereale, così come per il luppolo. Non potete continuare ad ignorarci: accanto all’olio, al vino, ai formaggi, ci siamo anche noi!». Messaggio recepito? Chissà…
La prima uscita pubblica dei Birrai Italiani sarà per il prossimo 31 luglio in occasione della XXX edizione della mostra enogastronomica Mediterranea, prevista fino al 2 agosto presso gli spazi espositivi del porto turistico Marina di Pescara, dove sarà possibile partecipare a laboratori sulle diverse fasi di produzione della birra, aperti anche ai ragazzi, e degustare ovviamente oltre venti tipologie di birre diverse prodotte dagli aderenti alla rete. Un’occasione unica per conoscere da vicino alcuni dei principali protagonisti del movimento birraio abruzzese e per ascoltarne i segreti delle loro spumeggianti produzioni.