testo di Ivan Masciovecchio.
«Con i miei vini vorrei andare oltre la dicotomia industriale-artigianale, restando coerentemente aderente al mio territorio di appartenenza e cercando allo stesso tempo di proiettarmi con forza verso il futuro». Bisognerebbe partire da questa rivendicazione pronunciata nel corso della presentazione della linea Fosso Cancelli per comprendere fino in fondo il coraggio e la caparbietà di Chiara Ciavolich, ultima discendente di una famiglia di origini bulgare giunta in Abruzzo intorno al 1560 ed impegnata nella vinificazione a Miglianico (CH) fin dal 1853.
Al timone dell’azienda dal 2002, una laurea in legge presto abbandonata per senso di responsabilità verso l’azienda, nei giorni scorsi la giovane imprenditrice ha riunito negli spazi comunali della Casa delle Monache Sant’Anna di Miglianico una folta platea di appassionati ed addetti ai lavori – tra gli altri, Antonello Moscardi di Elodia, Serena Mastrocola di Mastro, Alessandro Costantini di Borgo Fonte Scura, Mirko Di Tillio del Ritrovo d’Abruzzo, Francesco D’Alessandro di Mammaròssa, Armando Carusi di Al Vecchio Teatro – per una intensa degustazione di cinque vini (Pecorino IGP Colline Pescaresi 2016, Trebbiano d’Abruzzo DOP 2015, Cerasuolo d’Abruzzo DOP 2018, Montepulciano d’Abruzzo DOP 2015 e 2008) della linea il cui nome richiama il fosso che delimita i vigneti da cui vengono attinte le uve Montepulciano, i più antichi della tenuta di Loreto Aprutino (PE), cuore produttivo dell’azienda agricola con 33 ettari di vigneti (dislocati in parte anche a Pianella), 3 di uliveti e 10 di seminativi sparsi tra il casale e la cantina.
A supportarla durante la presentazione, il giornalista enogastronomico Massimo Di Cintio, il responsabile per l’Abruzzo della guida Vinibuoni d’Italia Andrea De Palma, il responsabile per l’Abruzzo della guida Slow Wine Pierluigi Cocchini e Romano D’Amario, agronomo ed enologo dell’azienda, nonché mentore e maestro della stessa Chiara, chiamata al suo arrivo in azienda a cimentarsi nel titanico impegno di chiudere un’epoca caratterizzata da vinificazioni in vasche da 300 ettolitri destinate alla produzione di vini sfusi, per dedicarsi anima e corpo (dal 2004) alla esclusiva valorizzazione in bottiglia del patrimonio viticolo, enoico e storico ricevuto in consegna dai suoi avi.
Dalla prima uscita di Divus Montepulciano d’Abruzzo avvenuta nel lontano 1987, ecco dunque avvicendarsi sul mercato, vendemmia dopo vendemmia, l’Aries Pecorino IGT Colline Pescaresi e l’Antrum Montepulciano d’Abruzzo DOC (2003), i vini quotidiani della linea Ancilla (2006), nonché l’etichetta Donna Ernestina per la Passerina (anche spumantizzata) e il Rosato (2014). È del 2007, invece, l’idea del Fosso Cancelli come vino interamente artigianale capace di fotografare un periodo storico ben definito come quello delle fermentazioni in cemento. Rincuorata dalla riuscita del Montepulciano d’Abruzzo, la volitiva Chiara in seguito ha scelto di puntare anche sugli altri autoctoni, dando vita ad una linea – da lasciare in eredità ai figli – caratterizzata da una forte identità, frutto di un pensiero, di un’aderenza totale al territorio impressa dentro e fin sopra la bottiglia, come nel caso della tipologia Cerasuolo d’Abruzzo che sul tappo riporta l’immagine del San Tommaso dipinto nel Giudizio Universale presente all’interno della chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino.
Alla prova d’assaggio, nonostante l’annata molto difficile, il Pecorino IGP Colline Pescaresi 2016 si è dimostrato un vino straordinariamente complesso e di grande freschezza, dotato di ottima sapidità e nota balsamica finale. Secondo della batteria, prodotto da uve provenienti dai 2 ettari di pergola abruzzese piantati nel 1965, il Trebbiano d’Abruzzo DOP 2015 ha stupito favorevolmente la platea per il suo intenso bouquet floreale arricchito da una piacevole ed inattesa nota marina. Un vino degno dei grandi bianchi di Borgogna, che merita di essere promosso e raccontato da parte dei ristoratori, prendendosi anche dei rischi, come è stato esortato nel corso dell’incontro.
Vino dell’accoglienza nella tradizione abruzzese, quello che veniva offerto all’ospite di riguardo per sottolinearne l’importanza, il Cerasuolo d’Abruzzo DOP 2018 realizzato con la tecnica del salasso ed affinato in anfora ha rivelato un colore intenso e lucente, sprigionando note fruttate di melograno, fragole di bosco e mirtilli. La batteria degli assaggi si è conclusa con l’anteprima assoluta del Montepulciano d’Abruzzo DOP 2015, vino ancora in fieri ma comunque già in grado di esaltare tutta la sua piacevole selvaticità – troppo spesso colpevolmente ed irresponsabilmente addomesticata da produttori più sensibili alle richieste del mercato che alla natura del vitigno –, indole pienamente evidente, invece, nell’annata 2008 proposta fuori programma e rivelatasi l’assoluta protagonista della serata conclusasi negli storici spazi della Vineria allestita sopra la cantina scavata nella roccia, con una gustosa proposta di finger food ed altri assaggi di vini Ciavolich.