Testo di Silvia Moretta Foto di Maurizio Di Zio
PASSIM DI ANTONIO ZAPPONE, A CURA DI SILVIA MORETTA. DA UN’IDEA DI PEPE COLLETTIVO.
Patrocinato dall’Assessore alla Cultura del Comune di Pescara, Passim è un progetto del Collettivo Pepe, una giovane e prestigiosa realtà formata da sei creativi affermati in campo internazionale, volta alla promozione di progetti evolutivi con attenzione alla formazione. È la prima personale di Antonio Zappone, accolta nel Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, con il coordinamento museale di Raffaella Cascella, a cura di Silvia Moretta. Nato a Taurianova (RC) nel 1980, famoso sulla scena internazionale col nome di Noil Klune, Zappone è alla prima personale in Italia. Nella sua arte riversa la formazione da grafico pubblicitario, nonché la profonda conoscenza del “codice televisivo”, con l’ossessiva frammentazione e distorsione della realtà. La Digital Art di Noil Klune, la cui espressione più piena si trova nella serie del Teatro Magico, possiede un’anima, una straordinaria dirompente umanità. PASSIM (avverbio latino che significa “qua e là, senz’ordine”) espone il colore che esplode e dà forma, dinamicità, veicola significati, attiva i meccanismi di ricomposizione dell’immagine, ne svela il senso profondo. Visitabile fino a sabato 2 maggio, la mostra propone opere di grande formato di un accattivante linguaggio contemporaneo, in cui la contaminazione tra collage digitali e pittura si fonde con la sistematicità di rimandi iconografici tradizionali, universalmente riconoscibili e carichi di simbolismo. Figure senza volto e senza contorno, a volte senza terminazioni, o svuotate all’interno, colte in un gesto come d’improvviso, composte di macchie a grandi campiture cromatiche che si stagliano nette su asettici fondi monocromatici. Corpi senza volume, spazi privi di profondità. Forse questo il senso più profondo di PASSIM: la stesura di veloci pennellate sulla stampa del collage digitale, che potrebbe reiterarsi all’infinito; la possibilità infinita di identificare un volto, o un corpo, in qualunque volto o corpo. Tutto denuncia la perdita di identità dell’era del digitale, l’attenersi – consapevole o meno – alle regole del codice televisivo. Come quest’ultimo sottopone necessariamente l’immagine alla sua frantumazione, alla totale manipolazione, o all’infinita reiterazione, Zappone costringe la tecnica alla forma cui l’immagine finale rimanda.
Tramite questo procedimento, riversa nella propria arte il personale atteggiamento di assimilazione della casualità della realtà data per suggestioni visive, per “fatalità d’incontro”, accoglienza e volontà di trasformazione dell’immagine. Non a caso Zappone sceglie, come sottotitolo per la serie PASSIM, il titolo di un’opera di Marc Chagall, “Il tempo è un fiume senza rive” (1930-39, Moma di New York) in cui si intrecciano motivi mitologici e simboli cristiani. Anche in PASSIM si alternano elementi cristiani e pagani, così come il “codice televisivo”, cui Zappone si ispira, alterna senza soluzione di continuità notizie di cronaca nera a leggeri messaggi pubblicitari. Attira l’attenzione dell’osservatore una stampa lenticolare, “Occasione”, che raffigura in 6 fotogrammi le possibilità dell’uomo, e parimenti della donna, di cogliere un’occasione, il potente scatto in avanti che tale momento di decisionismo comporta. Le figure si trovano in una posizione di dominio sul mondo priva di sfumature ideologiche, ma in cui la raffigurazione della sfera è simbolo della strada, del cammino. L’uomo e la donna, per quanto riconoscibili nella loro specificità, sono rappresentati con uguali opportunità. Di fronte ad “Occasione”, POST-IT: un’imponente installazione di 200 stampe su cartoncino, che ha creato nei giorni della mostra un rapporto dinamico tra l’opera e lo spettatore, perché interamente affidata al “baratto come forma di dialogo”. L’interazione con lo spettatore ha condotto alla mutazione dell’opera stessa, sostituita per formelle da post-it scritti o disegnati dal pubblico in cambio della concessione di un riquadro, inteso come frammento La sala Stoppato del Museo è stata dedicata alla proiezione di “Alice Today”, un video mapping realizzato con la collaborazione di Nacho Valentini, altro componente di Pepe Collettivo e creatore grafico delle Adidas Pibe de Barr10, le scarpette di Leo Messi. Fondato sul paradosso e l’ossessività del linguaggio televisivo, il video è incentrato sulla rappresentazione quotidiana della teoria del terrore, “condita” da salti pubblicitari apparentemente innocui. A partire dall’assenza di segnale, e con un mood in chiave videogiochi 8-BIT, il video mapping conduce l’osservatore in una dimensione “altra”, costruita per associazione e consequenzialità di immagini. Come Alice nel paese delle meraviglie, anche l’osservatore ha effetti di straniamento, prodotti da una realtà solo ad una prima apparenza edulcorata. Il messaggio è volto a far riflettere sull’ augmented reality, l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi. La mostra è stata anche contenitore della riflessione sullo stato dell’arte a Pescara. In linea con gli obiettivi fondanti del Collettivo, il 28 aprile il noto gallerista Cesare Manzo ha incontrato, in museo, gli studenti del MIBE (Istituto Misticoni Belisario) e dell’Università Europea del Design, che ha anche sponsorizzato la mostra. Una lezione incentrata sull’esperienza di “Fuori Uso”, di cui Manzo è stato ideatore e promotore. Le immagini proiettate e commentate dal gallerista hanno introdotto i ragazzi in un tunnel del tempo che li ha portati a percepire ciò che non hanno vissuto nella realtà: il punto apicale della confluenza di grandi artisti internazionali nella città adriatica.