testo di Ivan Masciovecchio.
Presentata questa mattina al Teatro Pavarotti-Freni di Modena, l’edizione italiana numero settanta della rossa ha assegnato un totale di 393 stelle – o macaron, se si preferisce – ad altrettanti chef e ristoranti italiani suddivisi tra 14 Tre Stelle (nella classificazione, una cucina eccezionale che merita il viaggio), 38 Due Stelle (una cucina eccellente che merita una deviazione) e 341 Una Stella (una cucina molto buona nella sua categoria).
Con un nuovo ingresso rispetto al 2024, oltre alle conferme di Norbert Niederkofler (Atelier Moessmer, Brunico, BZ); Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba, CN); Chicco Cerea (Da Vittorio, Brusaporto, BG); Nadia e Giovanni Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, MN); Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano, PD); Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena); Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze); Heinz Beck (La Pergola, Roma); Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia, AN); Enrico Bartolini (Ristorante Bartolini al Mudec, Milano); Antonino Cannavacciuolo (Villa Crespi, Orta San Giulio, NO); Fabrizio Mellino (Quattro Passi, Nerano, Massa Lubrense, NA); e l’abruzzese Niko Romito del Reale di Castel di Sangro (AQ), confermato al vertice per la dodicesima volta consecutiva, conquista dunque la vetta dell’Olimpo della ristorazione nazionale con il massimo riconoscimento delle Tre Stelle anche Giancarlo Perbellini (Casa Perbellini 12 Apostoli, Verona).
Pur non potendo vantare nessun locale premiato con le Due Stelle, l’Abruzzo del gusto continua a brillare sempre più luminoso con la sua pattuglia di fantastici quattro riconfermati con Una Stella, vale a dire La Bandiera della famiglia Spadone a Civitella Casanova (PE), il D.one a Montepagano di Roseto degli Abruzzi (TE) dello chef Davide Pezzuto – entrambi capaci di mantenere anche il simbolo della Stella verde (o del trifoglio, se si preferisce) assegnato per il loro impegno nel campo della sostenibilità e nella tutela della biodiversità, riducendo gli sprechi alimentari e sostenendo una cucina sempre più green –, il Villa Maiella della famiglia Tinari a Guardiagrele (CH) – che quest’anno conquista anch’esso la Stella verde – e Al Metrò dei fratelli Nicola e Antonio Fossaceca a San Salvo (CH).
Passando ai premiati con il pittogramma del Bib Gourmand – la faccina sorridente dell’omino Michelin (Bibendum, da qui il nome della categoria) che si lecca i baffi assegnata ai locali in grado di proporre una piacevole esperienza gastronomica con un menù completo ad un ottimo rapporto qualità-prezzo –, dopo i neo-ingressi che abbiamo anticipato QUI di Oishi a Teramo e l’Osteria dei Maltagliati a Torano Nuovo (TE), con le conferme di Il Ritrovo d’Abruzzo di Civitella Casanova (PE), Taverna de li Caldora a Pacentro (AQ), Da Giocondo a Rivisondoli (AQ), Clemente a Sulmona (AQ), Locanda del Barone a Caramanico Terme (PE), Nole, Estrò e Taverna 58 a Pescara, Osteria dal Moro a Giulianova (TE), Borgo Spoltino a Mosciano Sant’Angelo (TE) e Vecchia Marina a Roseto degli Abruzzi (TE), la terra d’Abruzzo con 13 locali si posiziona al primo posto nel Centro-Sud a pari merito col Lazio.
Oltre a quelli già citati, completano la selezione dei locali abruzzesi presenti nella guida Michelin 2025 anche Café Les Paillotes (Pescara), Don Evandro (Popoli); SOMS (Pescara); Tamo (Spoltore) e Trita Pepe (Manoppello) per la provincia di Pescara (5); Bottega Culinaria (San Vito Chietino); Casa D’Angelo (Fara Filiorum Petri); Futura (Chieti); Hostaria del Pavone (Vasto) e L’Angolino da Filippo (San Vito Chietino) per la provincia di Chieti (5); Aprudia (Giulianova); Bacucco d’Oro (Mutignano di Pineto); La Conchiglia d’Oro (Pineto); Locanda San Michele (Montorio al Vomano); Lucia (Giulianova); Spoon (Teramo); Tre Archi (Notaresco); Zunica 1880 (Civitella del Tronto) per la provincia di Teramo (8); infine Chichibio (Roccaraso); FØRMA contemporary restaurant (L’Aquila); La Corniola (Pescocostanzo); L’Angolo d’Abruzzo (Carsoli); Mammaròssa (Avezzano) e Materia Prima (Castel di Sangro) per la provincia dell’Aquila (6).
Un plauso particolare va anche alla molisana Stefania Di Pasquo, chef formatasi sui banchi della Niko Romito Formazione e successivamente nelle cucine del Casadonna Reale a Castel di Sangro (AQ), premiata con Una Stella Michelin per la sua Locanda Mammì ad Agnone (IS).
Punto di riferimento nell’universo gastronomico internazionale da oltre un secolo, come ogni anno l’uscita della guida Michelin si porta con sé il consueto strascico di entusiasmi, delusioni, recriminazioni e aspettative mal riposte. Nata nel 1900 dall’intuizione dei fratelli Edouard e Andrè Michelin come aiuto e sostegno agli automobilisti nel trovare stazioni di rifornimento, officine meccaniche, locande e ospedali, in Italia arriva nel 1956 con la prima edizione che si intitola Dalle Alpi a Siena, ma già l’anno dopo la selezione di alberghi e ristoranti si estende a tutto il Belpaese. Le prime stelle compaiono nel 1959. Sono 81 i locali premiati con Una Stella. Tra questi, Clinica Gastronomica Arnaldo di Rubiera (RE) l’ha mantenuta ininterrottamente fino ad oggi, caso assolutamente unico nel panorama nazionale. In Abruzzo ad aggiudicarsela furono i ristoranti Le Tre Marie a L’Aquila – che poi la mantenne per ben 28 anni di seguito, record assoluto in regione –, Guerino (che se ne fregiò per 23 anni complessivi con una breve interruzione di due anni) e Cetrullo (20 anni ininterrotti) a Pescara, la città d’Abruzzo con più insegne premiate (5). In provincia di Chieti bisognerà attendere il 1965 per vedere la prima Stella assegnata al ristorante La Nave di Francavilla al Mare, mentre in provincia di Teramo fu il ristorante di Giulianova all’epoca conosciuto con la doppia insegna Gloria-Beccaceci (dal 1971 si passò al singolo Beccaceci) ad aggiudicarsela nel 1967, mantenendola ben salda per 23 anni consecutivi.