Testo e foto di Greta Massimi
Percorrendo la strada, in direzione di Sulmona, meta di pellegrini e di turisti troviamo l’Eremo di San Domenico a Villalago, circondato dall’omonimo lago, nato dalla diga artificiale sul fiume Sagittario.
Si narra che San Domenico Abate, monaco benedettino, giunse in Abruzzo verso l’anno Mille, seguendo la sua vocazione eremitica. Decise di stabilirsi in località Prato Cardoso (a circa un chilometro a nord della futura Villalago) quando scoprì una grotta che divenne sua dimora. Quando i conti di Valva decisero di effettuare una donazione a Montecassino, come si può apprendere da un documento del 1067, San Domenico fondò due monasteri, entrambi dedicati a San Pietro, ovvero il Monastero degli Eremiti in “Valle que dicitur Pratum Cardosum” ed il Monastero di San Pietro “in valle de lacu” più noto come San Pietro del Lago.
L’Eremo di San Domenico è particolarmente suggestivo. Secondo la tradizione fu lo stesso San Domenico a scavarlo nella roccia. Sua fu la decisione di costruire, all’entrata della grotta, una piccola chiesa che tra 1500 e il 1775 assunse le sembianze attuali. Al XII secolo appartiene il portale in pietra proveniente dal monastero di San Pietro.
Entrando nel portico del santuario spicca la bifora, dirimpetto la porta d’ingresso della chiesa, da cui si può scorgere il suggestivo panorama naturale del lago e i quattro dipinti del pittore villalaghese Alfredo Gentile del 1938 (in sostituzione dei precedenti quadri settecenteschi) raffiguranti alcuni miracoli compiuti dal santo mentre salva un ragazzo dalla caduta di un albero, la trasformazione dei pesci in serpi e infine il miracolo del lupo ammansito e quello delle fave. Entrando nella chiesa, a navata unica, spicca l’altare neogotico. Nella nicchia è conservata una statua lignea di san Domenico Abate orante (1812 circa), mentre sulla volta si trovano le opere dell’artista Alfredo Gentile: due dipinti ad olio San Domenico Abate che salva un’ossessa e Sant’Antonio da Padova con Bambino e due affreschi Madonna con Bambino e S. Francesco che parla al lupo. All’interno di una nicchia ricavata nel muro portante riscoperta per caso nel 1965 (accanto alla porticina di servizio), è visibile una Madonna con Bambino, dipinto che versa in cattive condizioni ma particolarmente suggestivo per la presenza di scritte lasciate dai visitatori ottocenteschi. Dietro l’altare vi è l’accesso, attraverso una porticina intagliata, alla grotta di San Domenico, la zona cultuale più antica e affascinante.
Grazie alla scalinata ricavata dalla roccia, si giunge alla stretta imboccatura della grotta, chiusa da un piccolo cancello in ferro battuto. A sinistra, dove il santo soleva riposare disteso su alcune travi di legno, vi sono quattro pilastrini a definire il rettangolo che delimitano la “tomba”. Inoltre è possibile scorgere la pietra che San Domenico utilizzava a mo’ di “fornetto” per cuocere il pane. A San Domenico, patrono di Villalago, sono dedicate tre feste cui, una di queste, riflette le leggende nate intorno alla sua figura, legate ai suoi poteri taumaturgici. Se la prima, celebrata il 22 gennaio, in ricordo della Sua morte, avvenuta nel 1031, vengono accese, di sera, in ogni rione, le “fanoglie” (grosse cataste di legna); la seconda festa ha luogo il lunedì di Pasqua durante il quale il popolo si reca pregando all’Eremo per la Traslazione delle Reliquie del Santo. Ma è la terza, quella del 22 agosto, che celebra la santificazione di San Domenico avvenuta nel 1104 ad essere la festa più importante e suggestiva. L’’intero paese, in festa, accoglie molte compagnie popolari locali e anche da fuori regione e i pellegrini si recano in processione all’Eremo. In occasione della messa i fedeli toccano le pareti della grotta per bagnarsi con l’acqua ritenuta curativa. Nell’Ottocento la statua del Santo veniva portata in processione ricoperta di serpenti. Attualmente questa tradizione è possibile ammirarla a Cocullo. Dobbiamo ricordare infatti che San Domenico è considerato protettore dei morsi di serpenti velenosi, della rabbia, mal di denti e altri mali.
Dopo aver goduto dei sentieri naturali e dell’area picnic dell’Eremo di San Domenico, ad una manciata di chilometri di distanza, si giunge al lago di Scanno.
Famoso per la sua forma di cuore, che si può scorgere in alcune visuali, situato nell’alta valle del Sagittario, circondato da alcune cime dei Monti Marsicani come la Montagna Grande e il Monte Genzana, offre la possibilità ai visitatori di fare una sosta dalla calura estiva grazie ad alcuni tratti costa resi fruibili dalle attività di ricezione turistica. Dai bagni, ai giri in pedalò, ma anche ombrelloni per chi voglia prendere un po’ di sole. La profondità massima del lago rilevata, varia dai 30 a 32 metri quando c’è la piena.
La vegetazione prevalente è quella arborea come salici e pioppo. Tra gli animali che animano il territorio ricordiamo i lupi appenninici, gli orsi marsicani, le volpi mammiferi, anatre selvatiche, varie specie di falchi, solo per citare i più noti.