Negli ultimi anni l’interesse nei riguardi dell’opera del musicista lancianese è costantemente aumentato anche grazie sia al lavoro di numerosi musicisti come quelli della “Camerata Anxanum” e studiosi abruzzesi come Marco Della Sciucca, Gianfranco Miscia, Antonio Piovano, Massimo Salcito ma anche di altri studiosi
testo di Alessandro Giannetti
Così Francesco Florimo descrive Fedele Fenaroli in La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii: «Il Fenaroli era di statura bassa e delicato della persona; di fisionomia e spirito arguto; di naso molto profilato e sporgente; di modi gentili, di carattere dolcissimo, qualche volta intollerante, ma d’indole generosa. Vestiva con semplicità, alla foggia degli artisti nel secolo passato. Più padre che maestro agli alunni suoi: appassionatissimo dell’arte, alla quale giovò coi precetti e con l’esempio, è tanto più degno della gratitudine de’ posteri, in quanto che colle sue dotte carte vengono i giovani addottrinati, laddove appena pochi oggi svolgono gli spartiti di quei rinomati ed anche sommi maestri ch’ebbero ed hanno tanto maggiore e meritata fama».
Fedele Fenaroli nacque a Lanciano il 25 aprile 1730 – non nel 1732 come per lungo tempo si è creduto – anche se spesso è definito dagli storici come “maestro napoletano”. Ricevette probabilmente i primi insegnamenti musicali dal padre, Francesco Antonio, che fu maestro di cappella della Santa Casa del Ponte di Lanciano: così era denominata allora la cattedrale fra il 1729 e il 1734. Con la prematura scomparsa del padre Fedele, ancora bambino, fu accolto a Napoli dallo zio Nicolantonio Perrini che, come scrive Gianfranco Miscia, «si adoperò per farlo ammettere al Conservatorio di Santa Maria di Loreto che annoverava tra gli insegnanti proprio quel Francesco Durante da molti indicato come uno dei fondatori della stessa scuola musicale napoletana». Terminati gli studi musicali si trasferì a Palermo per un paio di anni in cui compose le sue prime opere teatrali; rientrato a Napoli insegnerà poi contrappunto e composizione prima al Conservatorio della Pietà dei Turchini poi in quello di Santa Maria di Loreto. Oggi è ricordato per aver codificato le regole della scuola napoletana nella raccolta di Partimenti che il Florimo definì il «fondamento della scuola di contrappunto e composizione, fondata sugli incrollabili principi stabiliti dallo Scarlatti e dal Durante con un metodo di insegnamento tutto suo, chiaro e semplice, trattando l’armonia con grande purezza e facendo cantare con eleganza tutte le parti». Un opera fondamentale che lo stesso Giuseppe Verdi loderà in una lettera del 1871 al Ministro della Pubblica istruzione. Si dedicò con incrollabile passione all’insegnamento e «benché non obbligatovi, e quantunque fosse sofferente per l’età avanzata e per gli acciacchi, pure spinto dall’amore che nutriva per l’arte, continuò a dare lezioni ai giovanetti più svelti e che dimostravano attitudine per la scienza dell’armonia». La sua ultima lezione la diede il 5 dicembre del 1817, meno di un mese prima di morire. Ebbe numerosi allievi illustri come Zingarelli, Cimarosa, Mercadante. L’ammirazione verso il maestro ci è testimoniata dallo stesso Zingarelli che anche quando divenne direttore dell’importante Conservatorio napoletano non perse l’abitudine di rendergli quotidianamente visita. Florimo ci fa conoscere in maniera vivace quale fosse lo spirito di questi incontri che ben descrivono il carattere del Fenaroli. Il più delle volte le loro conversazioni vertevano intorno alla musica, nella quale i due illustri maestri non erano affatto d’accordo sul modo di vedere e specialmente di giudicare certe novità che si affermavano nel linguaggio musicale. Fenaroli, tenacissimo nei suoi severi principi di scuola mentre Zingarelli al contrario ammetteva alcune modifiche agli antichi precetti che, dal canto suo Fenaroli chiamava scandalose licenze. A questo punto, ricordandosi di essere stato maestro di Zingarelli, arrivava anche ad incollerirsi usando parole insultanti fino a dirgli: «Andate via, che siete una bestia, come bestialità sono i vostri assurdi progetti d’innovazione che pretendete apportare all’arte nostra». Quando si arrivava a questo limite, Zingarelli, per quel rispetto che nutriva nei confronti del maestro, sorridendo lo lasciava, dicendogli: «Come siete nervoso questa sera, mio caro D. Fedele! Perciò vi auguro buon sonno e felice notte». Il giorno seguente, come di consuetudine, Zingarelli si recava dal maestro: «Sono venuto a prendere una tazza del vostro eccellente caffè». Il Fenaroli rispondeva: «Non dovrei darvela, perché mi faceste passare una cattiva notte coi vostri strani progetti, coi vostri sofismi e con quei maledetti immegliamenti che intendete portare alla nostra classica scuola. Non cambiate la via vecchia per la nuova, mio caro D. Nicola. Il papà Durante ne sapeva più di noi. Arrestiamoci ove egli si è fermato, e, credete a me, è il meglio che noi possiamo fare per cotesti cari giovanetti affidati alle nostre cure». Zingarelli sorbiva il suo caffè lasciando il maestro con le sue opinioni. Purtroppo della sua vita privata ci sono giunte poche informazioni, alcune le possiamo ricavare dal suo testamento, stilato proprio a Lanciano nel 1805, che ci informa che viveva separato dalla moglie per volontà di lei e della sua decisione di nominare come sue erede universale il fratello Carlo. Questo documento ci dimostra come, pur trascorrendo buona parte della sua vita a Napoli, il compositore rimase legato alla sua città natale dove saltuariamente tornava – soprattutto negli ultimi anni di vita. La presenza in città di numerose copie di sue composizioni, soprattutto sacre, è un’ulteriore testimonianza del vincolo che legava il compositore alla città natale. Città che non ha mai dimenticato questo illustre figlio dedicandogli istituzioni (il Teatro Comunale, la Scuola Civica di Musica, la Banda, i Corsi Musicali Estivi di Perfezionamento Musicale) e monumenti (il busto posto davanti alla stazione e quello collocato nel teatro municipale). Negli ultimi anni l’interesse nei riguardi dell’opera del musicista lancianese è costantemente aumentato anche grazie sia al lavoro di numerosi musicisti come quelli della “Camerata Anxanum” e studiosi abruzzesi come Marco Della Sciucca, Gianfranco Miscia, Antonio Piovano, Massimo Salcito ma anche di altri studiosi che si suono riuniti a Lanciano nel 2008 per un importante convegno di cui sono stati recentemente pubblicati gli atti (LIM, Lucca, 2012).
Riproduzione riservata