testo e foto di Ivan Masciovecchio.
In Italia ne è attiva una soltanto nell’area delle montagne fiorentine. Nel bacino del Mediterraneo è presente in Spagna, Provenza, Croazia, Turchia e Marocco. Stiamo parlando della Foresta Modello, un innovativo sistema di gestione sostenibile e partecipato di aree agroforestali, nato in Canada oltre venti anni fa, grazie al quale soggetti pubblici e privati – dalle imprese agricole agli operatori turistici, fino alle associazioni locali – cooperano per promuovere lo sviluppo dei loro territori attraverso progetti di interesse generale.
Attualmente le Foreste Modello costituiscono una rete internazionale composta da oltre 84 milioni di ettari di superfici boschive sparse in 31 nazioni nel mondo. Sull’esempio dell’esperienza toscana, promossa dall’intraprendenza e lungimiranza di amministratori pubblici ed operatori privati operanti in diversi comuni del Parco regionale del Sirente-Velino, anche in Abruzzo si è al lavoro per attivarne una che comprenda i boschi della media Valle dell’Aterno.
A tal proposito, nei giorni scorsi il Centro di educazione ambientale Ilex Torre del Cornone di Fontecchio ha organizzato una passeggiata negli incantevoli Boschi della Solagna presenti tra la frazione di San Pio di Fontecchio e quella di Opi di Fagnano Alto; un percorso circolare che, seguendo in parte l’ippovia della Valle Subequana, ha condotto i numerosi partecipanti ad immergersi nella selvaggia bellezza di terre un tempo coltivate e che ora lentamente lasciano il passo all’incedere inesorabile della natura che si riprende i propri spazi. La camminata ha rappresentato altresì una tappa di avvicinamento al lancio del progetto della Foresta Modello nella media Valle dell’Aterno che avverrà il prossimo sabato 27 ottobre a Fontecchio alla presenza di rappresentanti della Regione Abruzzo e di una delegazione della comunità autonoma spagnola Castilla y León dove è già attiva una realtà simile.
Passo dopo passo, accompagnati dalle presenza di Alessio di Giulio e Tiziano Arboretti del CEA di Fontecchio, si è fatta così la conoscenza di Stefania e Giorgio – veronese lei, autoctono lui – che nel borgo diffuso di San Pio offrono esperienze di turismo rurale eco-sostenibile, godendo dei frutti del loro orto e coltivando zafferano nel piccolo campo dove sono stati messi a dimora circa un quintale di bulbi che a breve cominceranno a produrre i loro primi fiori. Anche se l’altopiano di Navelli è al di là dei monti, infatti, siamo comunque nell’areale di produzione del prestigioso Zafferano dell’Aquila DOP, come ricordato dal presidente del Consorzio di Tutela, Massimiliano D’Innocenzo, introducendo i partecipanti alla storia della preziosa spezia (leggi qui per saperne di più), al suo avventuroso arrivo in Abruzzo ed alle straordinarie proprietà organolettiche che la rendono oggettivamente la migliore al mondo.
Preziosi anche i suggerimenti dell’agronoma forestale Marina Paolucci, fondamentale nel descrivere le molteplici specie arboree e le piante da frutto incontrate lungo il cammino, dal sorbo alle numerose varietà di mele antiche, presenti in maniera consistente e purtroppo lasciate marcire sui rami poiché non c’è più nessuno interessato a raccoglierle, mentre un tempo neanche troppo lontano erano fonte di sostentamento ed esportate fuori regione per mezzo della ferrovia poco distante. Davvero un peccato assistere a tanto spreco, soprattutto pensando all’iniziativa del comune molisano di Castel del Giudice che invece (anche) sulle mele ha basato la sua formula per il rilancio del borgo in chiave turistica e sostenibile.
Tra tartufaie – altra eccellenza gastronomica della zona che troppo spesso prende la strada del nord Italia per acquisire valore commerciale e prestigio sotto mentite spoglie –, ultimi esemplari di vigne ancora produttive – a testimonianza di una presenza storica in una zona particolarmente vocata dove qualche giovane produttore sta fortunatamente tornando ad investire – ed apiari diffusi tra i campi, questo angolo d’Abruzzo si è rivelato un vero e proprio scrigno di biodiversità che il progetto della Foresta Modello potrebbe assolutamente promuovere e valorizzare ulteriormente, intercettando ad esempio dei finanziamenti che possano consentire la realizzazione di infrastrutture turistiche eco-sostenibili; a cominciare dal recupero di vecchi sentieri ormai semi abbandonati, dando vita così ad una fitta rete di cammini senza la quale nessuna forma di sviluppo è ipotizzabile né su questa, né su altre zone dell’Abruzzo montano.
Dopo il passaggio al laghetto di Opi e l’incontro con Agostino Rosa, giovanotto di oltre ottant’anni che alla cura di queste terre ha dedicato una vita, assistendo inesorabilmente al loro mutamento – un tempo qui le montagne erano tutte pelate, racconta cordiale – e al loro progressivo spopolamento, perché la campagna è sacrificio e ci vuole pazienza, prima del rientro a San Pio la camminata ad anello ha fatto tappa conclusiva alla fonte detta Ju Puzz’ la quale, più che una fontana vera e propria, rappresenta un sistema di drenaggio antichissimo come ce ne sono diversi nella zona, che molto probabilmente in passato dava acqua anche al vicino insediamento vestino di Monte San Pio. Un ennesimo pezzo pregiato di quel mosaico rurale rappresentato dalla media Valle dell’Aterno che, grazie anche alla realizzazione della Foresta Modello, si spera possa trovare in futuro il suo giusto riconoscimento.