testo di Ivan Masciovecchio.
Punto di riferimento nell’universo gastronomico internazionale da oltre un secolo, come ogni anno l’uscita della guida Michelin chiude ufficialmente la stagione delle pubblicazioni di settore portandosi dietro il consueto strascico di entusiasmi, delusioni, recriminazioni e aspettative mal riposte.
Presentata al Teatro Grande di Brescia, l’edizione 2024 della rossa ha assegnato un totale di 395 stelle – o macaron, se si preferisce – ad altrettanti chef e ristoranti italiani suddivisi tra 13 Tre Stelle (una cucina eccezionale che merita il viaggio), 40 Due Stelle (una cucina eccellente che merita una deviazione) e 342 Una Stella (una cucina molto buona nella sua categoria), seguendo gli abituali cinque criteri di selezione che consistono nella qualità dei prodotti utilizzati; nella padronanza delle tecniche di cottura; nell’armonia dei sapori; nella personalità dello chef espressa nel piatto; ed infine nella costanza della proposta nel tempo e nella coerenza del menù.
Con un nuovo ingresso rispetto all’anno passato, conquistano dunque la vetta dell’Olimpo della ristorazione nazionale con il massimo riconoscimento delle Tre Stelle Norbert Niederkofler (Atelier Moessmer, Brunico, BZ), che riconquista il trono dopo l’abbandono del St. Hubertus; Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba, CN); Chicco Cerea (Da Vittorio, Brusaporto, BG); Nadia e Giovanni Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, MN); Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano, PD); Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena); Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze); Heinz Beck (La Pergola, Roma); Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia, AN); Enrico Bartolini (Ristorante Bartolini al Mudec, Milano); Antonino Cannavacciuolo (Villa Crespi , Orta San Giulio, NO); ai quali si aggiunge Fabrizio Mellino (Quattro Passi, Nerano, Massa Lubrense, NA). Con loro sul gradino più alto anche l’abruzzese Niko Romito del Reale di Castel di Sangro (AQ), confermato al vertice per l’undicesima volta consecutiva.
Dietro di lui l’Abruzzo del gusto continua a brillare grazie alle riconferme delle cucine stellari del Villa Maiella della famiglia Tinari a Guardiagrele (CH), de La Bandiera della famiglia Spadone a Civitella Casanova (PE), di Al Metrò di Nicola Fossaceca a San Salvo (CH) e del D.one a Montepagano di Roseto degli Abruzzi (TE) dello chef Davide Pezzuto, che fissano a 4 il numero dei ristoranti con Una Stella Michelin in Abruzzo.
Introdotto nell’edizione numero 67, accanto al riconoscimento più ambito si rinnova la presenza del simbolo della Stella verde – o del trifoglio, se si preferisce –, assegnato a quegli chef all’avanguardia nel campo della sostenibilità, che si sono assunti l’impegno e la responsabilità di preservare le risorse ed abbracciare la biodiversità, riducendo gli sprechi alimentari e sostenendo una cucina sempre più green. Pervasi da questa visione etica della gastronomia in Abruzzo sono stati quindi confermati i riconoscimenti al ristorante La Bandiera di Civitella Casanova e al D.one di Montepagano di Roseto degli Abruzzi.
Passando ai premiati con il pittogramma del Bib Gourmand – vale a dire la faccina sorridente dell’omino Michelin (Bibendum, da qui il nome della categoria) che si lecca i baffi assegnata ai locali in grado di proporre una piacevole esperienza gastronomica con un menù completo ad un ottimo rapporto qualità-prezzo –, dopo gli ingressi dell’anno scorso di FØRMA contemporary restaurant dell’Aquila e Nole di Pescara e quello di quest’anno de Il Ritrovo d’Abruzzo di Civitella Casanova (PE) – che abbiamo raccontato QUI –, con le conferme di Taverna de li Caldora a Pacentro (AQ), Da Giocondo a Rivisondoli (AQ), Clemente a Sulmona (AQ), Locanda del Barone a Caramanico Terme (PE), Estrò e Taverna 58 a Pescara, Spoon a Teramo, Osteria dal Moro a Giulianova (TE), Borgo Spoltino a Mosciano Sant’Angelo (TE) e Vecchia Marina a Roseto degli Abruzzi (TE), la terra d’Abruzzo pur scendendo a 13 ristoranti si posiziona al secondo posto nel Centro-Sud dopo il Lazio.
Oltre a quelli già citati, completano la selezione dei locali abruzzesi presenti nella guida Michelin 2024 anche Tamo (Spoltore) e SOMS (Pescara) per la provincia di Pescara; Casa D’Angelo (Fara Filiorum Petri); Bottega Culinaria (San Vito Chietino); L’Angolino da Filippo (San Vito Chietino); Insight Eatery (Rocca San Giovanni) e Futura (Chieti) – quest’ultima presente come new entry – per la provincia di Chieti; Tre Archi (Notaresco); Aprudia (Giulianova); La Conchiglia d’Oro (Pineto); Lucia (Giulianova); Oishi (Teramo); Arca (Alba Adriatica) e Zunica 1880 (Civitella del Tronto) per la provincia di Teramo; infine Yoichi (L’Aquila); La Corniola (Pescocostanzo); Chichibio (Roccaraso); Mammaròssa (Avezzano); Materia Prima (Castel di Sangro); Al Caminetto (Carsoli); L’Angolo d’Abruzzo (Carsoli) per la provincia dell’Aquila.
Sfogliando l’album dei ricordi, la guida Michelin nasce nel 1900 dall’intuizione dei fratelli Edouard e Andrè Michelin come aiuto e sostegno agli automobilisti nel trovare stazioni di rifornimento, officine meccaniche, locande e ospedali. In Italia arriva nel 1956 con la prima edizione che si intitola Dalle Alpi a Siena, ma già l’anno dopo la selezione di alberghi e ristoranti si estende a tutto il Belpaese. Le prime stelle compaiono nel 1959. Sono 81 i locali premiati con Una Stella. In Abruzzo ad aggiudicarsela furono i ristoranti Le Tre Marie a L’Aquila – che poi la mantenne per ben 28 anni di seguito, record assoluto in regione –, Guerino (che se ne fregiò per 23 anni complessivi con una breve interruzione di due anni) e Cetrullo (20 anni ininterrotti) a Pescara, la città d’Abruzzo con più insegne premiate (5). In provincia di Chieti bisognerà attendere il 1965 per vedere la prima Stella assegnata al ristorante La Nave di Francavilla al Mare, mentre in provincia di Teramo fu il ristorante di Giulianova all’epoca conosciuto con la doppia insegna Gloria-Beccaceci (dal 1971 si passò al singolo Beccaceci) ad aggiudicarsela nel 1967, mantenendola ben salda per 23 anni consecutivi.