testo di Ivan Masciovecchio.
Sognare il treno. Così nell’Alta Irpinia si dice di qualcuno che si è messo in testa di realizzare qualcosa di impossibile. Mi sono sognato il treno è anche il titolo scelto da Vinicio Capossela per la seconda edizione del suo Sponz Fest, il festival dedicato al rito senza tempo dello sposalizio, pensato quest’anno come un lungo viaggio a tappe della durata di ben undici giorni (dal 20 al 31 agosto), coinvolgendo Calitri ed altri otto comuni attraversati dalla tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta, attualmente dismessa.
Anche in Abruzzo c’è (stato) chi si è sognato il treno, impegnandosi temerariamente nel recupero – seppur per finalità esclusivamente turistiche – della storica tratta ferroviaria Sulmona-Carpinone, altrimenti conosciuta come la Transiberiana d’Italia – capolavoro di ingegneria ferroviaria inaugurata nel 1892, capace di raggiungere alla stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo i 1.268,82 metri di altitudine che ne fanno la più alta della rete dopo quella del Brennero – chiusa al trasporto pubblico ordinario nel dicembre 2011. Sono (state) le ragazze ed i ragazzi dell’impresa sociale Transita che in poco più di un anno e mezzo – tra marzo 2012 e settembre 2013 – contando solo ed esclusivamente sulle proprie forze e senza ricevere un euro di contributo pubblico, hanno riversato sul territorio abruzzese e molisano circa 8.000 turisti giunti da ogni parte d’Italia e del mondo, riuscendo ad allestire oltre venti treni speciali ed imponendo di fatto a RFI una manutenzione costante della linea, altrimenti abbandonata al proprio destino.
Un sogno concretissimo, dunque, quello di Transita, eppure bruscamente interrotto a partire dalla metà dell’ottobre 2013 quando, pur in presenza di un calendario di corse turistiche già fissato per tutto il 2014 e di prenotazioni arrivate anche da fuori Italia, a causa di non meglio precisati lavori di manutenzione, RFI ha inopinatamente deciso di chiudere la tratta in modo definitivo. A maggio di quest’anno, poi, quella che a prima vista sembrava a tutti una bella notizia, ovvero la riapertura del percorso – con itinerario ridotto da Sulmona a Castel di Sangro e solo per finalità turistiche, ma tant’è – per il gruppo di Transita si è rivelata una vera e propria doccia gelata; tagliati fuori dalla gestione e scalzati dalla neonata Fondazione FS Italiane appositamente costituita per preservare e valorizzare un patrimonio storico-tecnico formato, tra le altre cose, da quattro treni storici tra i quali – oltre alla ferrovia abruzzese, la più estesa con i suoi 76 km di percorrenza – sono state inserite anche la lombarda Ferrovia del Lago che si snoda lungo le rive del Lago d’Iseo, la toscana Ferrovia della Val d’Orcia che si tuffa nel cuore delle crete senesi e la siciliana Ferrovia della Valle dei Templi che attraversa l’area archeologica dichiarata patrimonio Unesco dal 1997.
In sostanza, accortasi dell’enorme potenzialità che questi binari senza tempo custodiscono tra le proprie traversine, Golia Trenitalia/RFI (soci promotori della Fondazione) si è liberato senza problemi di Davide Transita; così come non ha avuto remore nell’archiviare di fatto un nome evocativo e suggestivo come Transiberiana d’Italia, sostituendolo con un meno allettante Ferrovia del Parco, in virtù anche di un protocollo d’intesa sottoscritto con l’ente Parco Nazionale della Majella che assegna a quest’ultimo la gestione dell’intera tratta. Tutto legittimo, per carità, ma se si pensa che dai due viaggi inaugurali di metà maggio ad oggi, esclusa una doppia corsa con destinazione Palena per la Festa nazionale degli gnomi (pubblicizzata soltanto una manciata di giorni prima), non uno straccio di programmazione stagionale compare sul sito della Fondazione (come accade invece per la Ferrovia della Val d’Orcia e del Lago d’Iseo; di quest’ultima recentemente si è potuto apprezzare anche un servizio al TG 1), né tantomeno sul sito dell’ente Parco al quale pure non dovrebbero mancare le risorse.
Se poi, come si apprende da un articolo di stampa di qualche settimana fa, il Cescot Abruzzo nel rilanciare l’idea del Treno dei Sapori si propone di farlo avvalendosi dei servizi di una società bresciana (!) che dovrebbe spiegare ai viaggiatori la bontà dei prodotti dell’enogastronomia abruzzese, si può comprendere davvero l’assurdità e la gravità della situazione che spinge – giustamente – chi da anni mastica territorio e ferrovia, coniugando competenza, esperienza e passione come Claudio Colaizzo del Coordinamento delle Associazioni a difesa della linea ferroviaria, a descrivere in una nota questo stato di cose come «il regno del provincialismo, dell’inadeguatezza, della superficialità, della rinuncia, dell’ignavia, della mancanza di visioni e prospettive, del disinteresse generale».
Dopo la fanfara e le parate preelettorali, è ora che la politica regionale si assuma le proprie responsabilità impegnandosi attivamente affinché – unitamente all’utilizzo per fini turistici – sulla Sulmona-Carpinone venga ripristinata l’attività ordinaria di trasporto pubblico, magari riattivando lo storico collegamento Pescara-Napoli in grado di rappresentare un importante sbocco anche commerciale dell’Adriatico verso il Tirreno. A tal fine, come riporta un comunicato sottoscritto da diverse associazioni locali tra le quali Le Rotaie Molise, «dal giugno 2013 giace inascoltato presso la Regione Abruzzo un dettagliato studio di fattibilità con costi, orari, relazioni e ulteriori dati allegati che dimostrano non solo che la riattivazione dei treni ordinari sulla direttrice Pescara-Napoli è opportuna, bensì è addirittura conveniente e in termini di cadenze si inserirebbe in piena integrazione con le corse di pullman già presenti».
Come ha ricordato Oscar Farinetti nella sua recente visita in Abruzzo (leggi qui per saperne di più), peraltro davanti alla quasi totalità della classe politica ed imprenditoriale regionale accorsa ad acclamarlo, è arrivato il momento di gesti forti. E bisogna compierli subito, a cominciare dal parere (negativo) da opporre entro il prossimo 31 luglio contro il Prospetto Informativo della Rete 2015 predisposto da RFI in cui si prevede il taglio del binario di scambio per Castel di Sangro-Sulmona; eventualità che, se venisse confermata, renderebbe a quel punto davvero impossibile arrivare fino ad Isernia e di conseguenza a Napoli. E’ tempo quindi di rimboccarsi le coperte (e le maniche) e di sognare il treno.