Negli eleganti spazi di Borgo Fonte Scura di Silvi Marina, domenica 14 luglio, la cucina stellata interpretata dallo chef Gianfranco Pascucci
Dopo i primi due appuntamenti dei mesi scorsi, negli eleganti spazi del Borgo Fonte Scura di Silvi (TE) prosegue con successo la rassegna enogastronomica I 7 Peccati del Gusto, serate conviviali incentrate su menù di mare e di terra interpretati da alcuni maestri dell’arte culinaria italiana.
Protagonista del prossimo incontro, domenica 14 luglio, alle ore 20.30, sarà lo chef Gianfranco Pascucci del ristorante Pascucci al Porticciolo di Fiumicino (RM) – una stella Michelin dal 2012, Tre Forchette sulla guida del Gambero Rosso 2019, altrettanti Cappelli su quella dell’Espresso 2019 – il quale, insieme allo chef resident Bartek Zaleski, darà vita ad una originale cena a quattro mani pescando tra i sapori ed i profumi di mare dall’Adriatico al Tirreno. In vista dell’incontro, dalla sua viva voce ci facciamo raccontare la sua filosofia di cucina.
Raccontaci brevemente il tuo percorso professionale.
Il mio cammino parte proprio da Fiumicino, dove mio nonno gestiva una trattoria negli anni ’50, e si sviluppa attraverso molti viaggi in giro per l’Italia che mi hanno permesso di capire come gli altri chef interpretassero il proprio territorio. In seguito si aggiunge una fase di grande approfondimento della conoscenza delle materie prime e un grande lavoro su molteplici tecniche di cucina. Tutto questo si concretizza nel 2000 con la nascita di Pascucci al Porticciolo.
Come nasce la tua passione per la cucina, e quella di mare in particolare?
Ho amato la cucina sin da quando ero ragazzo. Il mio sogno era fare una cucina che parlasse del mio territorio, quindi ho deciso di parlare di mare nella sua interezza, non solo di pesce, ma di tutto ciò che rappresenta ed esprime l’ambiente marino. Chi viene a mangiare al Porticciolo non ricorderà solo il sapore di un pesce, ma farà un’esperienza legata ad un territorio.
C’è un piatto in particolare che ti rappresenta?
Il piatto che mi rappresenta è quello che esprime un concetto, che ha una storia da raccontare e soprattutto deve essere realizzato con grandi materie prime.
Quali sono le principali differenze tra la cucina di mare del Tirreno e dell’Adriatico?
Credo che l’unica differenza sia dettata dal territorio, dagli usi e costumi e dalle tradizioni gastronomiche.
C’è un pesce che ami trattare in maniera particolare e, se sì, perché?
Con la mia cucina amo parlare di biodiversità, quindi non amo concentrarmi solo su quei quattro pesci (spigola, orata, rombo, ecc.) maggiormente utilizzati, ma cerco di valorizzare quelli che di solito vengono ignorati dalla maggior parte dei cuochi.
Che rapporto hai con la critica gastronomica? La segui? La subisci? La ignori?
Sicuramente non la subisco, né la ignoro. Ho un ottimo rapporto con la critica gastronomica costruttiva e mi capita anche di avere degli scambi con alcuni esponenti del settore.
La stella Michelin è più facile raggiungerla o mantenerla?
La stella Michelin è un grande riconoscimento, per un lavoro fatto di fatica, sacrifici e tanto studio, ma è solo un punto di partenza, che dovrebbe essere da stimolo per migliorare ulteriormente.
Quando non sei impegnato a cucinare cosa ti piace fare?
Adoro il surf e quando posso non perdo occasione per praticarlo.
Ti sei già cimentato in qualche scambio cultural-gastronomico con la cucina della sponda Adriatica?
Certo! Proprio qualche settimana fa c’è stato un bellissimo incontro a quattro mani con Alessandro Rapisarda, chef del ristorante Casa Rapisarda di Numana, nelle Marche.
Conosci l’Abruzzo? Se sì, dove sei stato?
Certo! Ci sono stato molte volte ed in zone diverse, ma forse l’esperienza più significativa è stata quella fatta al ristorante Reale di Niko Romito.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla serata del 14 luglio?
Credo che l’incontro tra Tirreno ed Adriatico ci riserverà grandi sorprese!