testo di Ivan Masciovecchio.
In principio fu il Critical Wine dell’indimenticato giornalista e gastronomo milanese Luigi Veronelli. Era il 2003 ed il bagliore di quella scintilla alimentata dal suo spirito anarchico e dall’attenzione per certe tematiche legate alla salvaguardia della biodiversità agro-alimentare, della civiltà contadina, dei piccoli produttori contro lo strapotere delle multinazionali, si è evoluto nel tempo arrivando oggi a nutrire il fuoco ardente de La Terra Trema, fiera enogastronomica feroce realizzata in autogestione, senza sponsor né patrocini, in programma quest’anno da venerdì 25 a domenica 27 novembre prossimi nel consueto spazio pubblico autogestito del Leoncavallo di Milano.
Tre giorni di vini, cibi e relazioni, finalmente di nuovo in presenza dopo la sospensione dovuta alla pandemia, tra assaggi liberi ed acquisti diretti, degustazioni guidate, confronti pubblici ed incontri informali con i produttori presenti, concerti, dj set, cene a filiera corta e certa, laboratori per bambini e mostre fotografiche (clicca QUI per vedere gli appuntamenti nel dettaglio). Una «occasione di confronto e conflitto» come si augurano gli stessi organizzatori, «lontana da immaginari contadini intangibili, scanditi dai likes sulle stories quotidiane e da narrazioni gastronomiche appiattite e gonfiate dalle tendenze del momento», per riconnettersi con il mondo reale dove le insostenibili azioni dell’uomo hanno reso il clima un «ordigno che guasta i piani, stravolge, sommerge, devasta».
Vieni tempesta è allora l’auspicio lanciato con l’intento di fronteggiare il vortice, per esorcizzare i demoni di questa nuova era permeata da guerre e da perverse politiche di produzione che ci stanno conducendo inesorabilmente verso «più povertà, più divisioni, più individualismo, più speculazione», chiamando a raccolta vignaioli, agricoltori e contadini resistenti provenienti da tutta Italia con i quali dar vita «a reazioni critiche e attive, collettive, corali, riottose» nell’interesse delle comunità diffuse e non delle singole posizioni di ognuno.
Tra vecchi e nuovi compagni di viaggio, saranno presenti a Milano anche diverse aziende agricole abruzzesi – in rappresentanza di tutto il territorio regionale con la sola esclusione della provincia di Pescara – come Colle San Massimo di Giulianova (TE), poco meno di tre ettari di estensione complessiva suddivisa tra vigneto, oliveto e diverse piante da frutta. I vini prodotti affinano in vasche originali di cemento e vetroresina e riguardano un bianco da uve Trebbiano d’Abruzzo, Passerina e Malvasia ed un rosso (e rosato con macerazione molto breve) da uve Montepulciano d’Abruzzo. Spostandosi verso il confine con le Marche, da Martinsicuro (TE) arriveranno i vini artigianali di McCalin ottenuti dal titolare Federico Nardi da fermentazioni con lieviti spontanei senza essere chiarificati né filtrati. Le uve sono raccolte da cinque piccoli e vecchi vigneti sparsi sulle colline teramane tra Colonnella e Controguerra per un’estensione complessiva di circa due ettari, dove ogni fazzoletto di vigna dà origine ad un suo specifico vino.
Rimanendo sempre nell’areale della DOCG Colline Teramane, a Milano si potranno assaggiare i vini e gli oli della società agricola Fiore Podere San Biagio di Controguerra. Immersa in un paesaggio da fiaba tra il mare Adriatico e le montagne appenniniche, la struttura comprende anche un agriturismo abilitato a fattoria didattica. I vigneti sviluppano un’estensione di circa sette ettari (su un totale di quasi il doppio) sui quali vengono coltivate in regime biologico uve della tipologia Trebbiano d’Abruzzo, Malvasia, Passerina e Pecorino, oltre naturalmente al Montepulciano d’Abruzzo, re indiscusso dell’enologia regionale.
La pattuglia di vignaioli teramani si completerà con Emanuele Rasicci, attivo sempre a Controguerra, che oggi porta avanti l’azienda acquistata nel 1918 dal nonno Pietro di ritorno dall’America e condotta dal padre fino al 2003. Diecimila le bottiglie prodotte mediamente all’anno suddivise nelle tipologie rosso, rosato e bianco. Anche dietro l’azienda agricola biologica Lu Cavalire di Scerne di Pineto (TE) c’è lo zampino di un nonno, Attilio in questo caso, il cavaliere a cui il nipote Paolo Rossi ha voluto dedicare fin dal nome la sua attività avviata nel 2009 ed incentrata sulla produzione di olio, conserve e peperoncino piccante, nelle varianti fresco ed essiccato, chiamato nel dialetto locale lu sajettine.
Spostandoci in provincia dell’Aquila, tra i vignaioli resistenti sarà presente anche Lorenza Ludovico con i suoi vini prodotti a Vittorito, nella valle Peligna, luogo d’origine della viticoltura abruzzese. Montepulciano e Cerasuolo d’Abruzzo, oltre ad un bianco ottenuto da uve Malvasia, Pecorino e Trebbiano, saranno proposti in assaggio per far conoscere la filosofia aziendale basata sulla scelta di ridurre al minimo la manipolazione in cantina per offrire un prodotto essenziale, nato della semplice fermentazione del frutto. Il territorio aquilano sarà rappresentato anche dai prodotti caseari e dagli insaccati dell’azienda agricola Valle Scannese di Scanno, realtà con oltre cinquant’anni di storia e regno del compianto Gregorio Rotolo – iconico pastore ed allevatore d’Abruzzo prematuramente scomparso nello scorso mese di maggio, autentico rappresentante della cultura transumante che da millenni pervade questi territori di montagna. Infine, dalla provincia di Chieti arriverà Anna Rita Di Barnaba, che con la sua Zaffineria ha trasformato Fara Filiorum Petri da patria delle Farchie a nuovo luogo d’elezione per la coltivazione dello zafferano, impiantato su una superficie di circa mezzo ettaro e commercializzato in pistilli dopo averli raccolti tra ottobre e novembre e successivamente essiccati utilizzando una brace di legno d’ulivo e mandorlo.