Oltre venti immagini inedite, risalenti agli anni ‘20’ e ’30, del fotografo molisano, di cui si ricostruisce per la prima volta la biografia
Testo di Sandro Galantini*
Volti candidi di bambine. Vele al vento e pescherecci. Auto rombanti e moto in gara. E, ancora, chiese e campanili assisi in collina, paesaggi placidi ed immoti o forre ed anfratti di ambienti dalla ferina bellezza popolati di greggi e pastori. È l’Abruzzo degli anni venti e trenta del Novecento impresso nelle oltre venti foto di un prezioso ed inedito fondo. Una raccolta di grande valore documentale posseduta dal professore molisano Giovanni Piccoli ma svelata grazie al dott. Rino John Gliosca, farmacista molisano di Acquaviva Collecroce che, con squisito gesto, le ha messe a disposizione di Tesori d’Abruzzo consentendo così un intrigante viaggio nel tempo. Autore delle immagini era un appassionato fotografo originario dello stesso paese del dottor Gliosca, di cui sinora poco, e in maniera frammentaria, si sapeva. Eppure Angelo Vetta, questo il suo nome, non era uno qualsiasi.
GLI ESORDI FOTOGRAFICI
Nato il 10 giugno 1885 ad Acquaviva Collecroce, uno dei tre paesi paesi slavi del Molise, Vittorino Angelo Maria Vetta, come viene registrato all’anagrafe, è uno dei figli di Annita Caterina Zara e del medico condotto Luigi. Quella dei Vetta è una delle famiglie più cospicue di Acquaviva, che annovera ecclesiastici illustri. Come l’omonimo del padre, don Luigi Vetta, nato nel 1805 e ordinato vescovo di Nardò nel 1849. O come don Paolo Vetta, artefice della venuta ad Acquaviva, il 29 aprile 1870, di due studiosi illustri conosciuti a Napoli, cioè il russo Vikentij Makušev e il bulgaro Marin Drinov che di qui a qualche anno avrebbe fondato la scuola storiografica del suo Paese. È proprio durante una delle frequenti visite di studio nei paesi croati del Molise effettuata nel luglio 1904 da Herculan Luger, Josip Smodlaka, Josip Barač e Emanuel Vidović, che quest’ultimo riceve da Luigi Vetta alcuni scatti del figlio, già conquistato dal fascino della macchina fotografica.
Ed altre foto, come le donne slave intente a pregare o l’interno del vecchio cimitero di Acquaviva Collecroce, riceverà dal padre di Angelo Vetta, in cui è ormai radicato il senso dell’investigazione etnografica, un altro studioso di rango venuto nel 1907, accompagnato da Antonio Baldacci, nelle “colonie” slave del Molise. Si trattava di quello stesso Milan Rešetar che, utilizzando i preziosi scatti dell’allora poco più ventenne studente in medicina, avrebbe pubblicato a Vienna, nel 1911, la sua fondamentale ricerca dal titolo Die serbokroatischen Kolonien Süditaliens.
PRIMA, DURANTE E DOPO LA GUERRA
Conseguita la laurea in medicina, Angelo Vetta inizia la sua professione come medico militare in Marina, peraltro facendo rapida carriera. Tenente incaricato dal Gabinetto di radiologia nel 1913, ed autore di un saggio apparso proprio in quell’anno negli “Annali di medicina navale e coloniale”, nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, è già capitano e corrispondente della rivista “La radiologia medica”. Nel primo dopoguerra, insignito del cavalierato, è Chieti la città in cui il dottor Vetta vive e lavora.
Giuntovi nel 1924 con la nomina a membro effettivo della locale Commissione medica, si fa subito apprezzare divenendo segretario, per il triennio 1924-1926, del Consiglio dell’ordine dei medici della provincia di Chieti presieduto da Giuseppe D’Alessandro. All’impegno lavorativo Vetta aggiunge quello politico. Su posizioni amendoliane, il 21 dicembre 1924 firma con altri l’atto di costituzione de “L’Azione democratica”, il quindicinale teatino uscito ufficialmente l’anno dopo, con direttore Edmondo Paone, che rappresentava l’estremo tentativo dei gruppi liberali democratici e di tendenza massonica di dare voce all’opposizione antifascista. Sarà, quella, una brevissima parentesi per Angelo Vetta. Diversa invece è la fotografia, passione che aveva ripreso a coltivare nel 1922 scattando alcune foto tra Francavilla al Mare, Pescara e altri luoghi della provincia chietina.
LA COLLABORAZIONE CON VINCENZO BALZANO
Era destino, verrebbe da pensare, che Angelo Vetta dovesse incrociare Vincenzo Balzano, magistrato, storico dell’arte e studioso della storia abruzzese-molisana nato il 18 luglio 1866 a Castel di Sangro. Infatti a fine Ottocento si erano già incontrati un altro Balzano di Castel di Sangro, monsignor Angelo vescovo di Termoli, ed un altro Vetta di Acquaviva Collecroce, don Vincenzo, canonico teologo proprio del capitolo cattedrale.
Quali che fossero i canali che avevano propiziato il loro incontro considerato che Vincenzo Balzano era stato pretore a Chieti, in ogni caso il rapporto con il magistrato e studioso sangrino sarà motivo per Angelo Vetta, come fotografo, di enorme gratificazione. Quando infatti Balzano nel 1927 pubblica per la Utet, nella collana “La Patria. Geografia dell’Italia”, il suo volume Abruzzo e Molise, una parte consistente dell’apparto iconografico presente nella bella pubblicazione, ben 44 foto, si deve proprio a Vetta il cui nome si affianca così a quello dei celebri fratelli Alinari e di altri professionisti abruzzesi e molisani.
A PESCARA: PROFESSIONE, FOTOGRAFIA E PASSIONE CALCISTICA
Un paio d’anni dopo Vetta ha lasciato Chieti per Pescara dove, diventato primario, tiene conferenze sul cancro insieme con i colleghi Renato Paolini, Luigi Pierangeli, Federico D’Alfonso ed altri sotto la direzione di Gaetano Paludetti. Per il molisano, al vertice della sezione medico-micrografica del Laboratorio provinciale d’igiene, quelli pescaresi sono anni elettrizzanti. La città, con la sua vivacità, è a lui congeniale. Senza rinunciare alla sua passione per la fotografia, Vetta trova nello sport un nuovo motivo di interesse. Segue perciò, con molta partecipazione e spesso portando con sé l’amata macchina fotografica, le competizioni automobilistiche della Coppa Acerbo e quelle su moto. Sarà tuttavia il calcio a conquistare il suo cuore.
Nel 1936, quando ha preso casa in Via Mazzini, Angelo Vetta fonda la società sportiva Pescara. Il nuovo club calcistico, che adotta come colori sociali il bianco e l’azzurro riproducendoli sulle maglie dei giocatori, ha la sua sede in un deposito di bombole di gas nell’attuale via Ortona al cui atto d’acquisto aveva provveduto il factotum Edmondo De Amicis, contemporaneamente direttore generale, segretario amministrativo e inizialmente persino allenatore, sostituito poi da Pietro Piselli. Uscito indenne dalla guerra, Vetta avrebbe tentato senza successo la carta della politica: nel 1946, infatti, candidato per il partito d’azione alla costituente, raccoglierà appena 288 voti. A temperare la delusione per lo scarso risultato elettorale sarà l’inserimento di una sua foto, a chiusura della parte dedicata all’Abruzzo, nel volume edito nel 1948 dal Touring Club per la collana “Attraverso l’Italia”. Poco più di un lustro dopo, il 24 ottobre 1954, il dottor Vittorino Angelo Maria Vetta moriva a Pescara.
*Gratitudine debbo al dottor Rino John Gliosca, amico di vecchia data, per aver generosamente messo a mia disposizione il prezioso fondo in suo possesso. Ringrazio altresì il collega Enrico Di Carlo, pure amico e sodale da parecchi anni, per la collaborazione.