di Ivan Masciovecchio.
Tutto esaurito – e non poteva essere altrimenti – per i primi due viaggi inaugurali dei treni storici organizzati nelle giornate di sabato e domenica prossimi dalla neonata Fondazione FS Italiane in occasione della riapertura al solo esercizio turistico della storica tratta Sulmona-Carpinone – capolavoro di ingegneria ferroviaria inaugurato nel 1892, di cui ci siamo occupati ampiamente negli ultimi mesi (leggi qui e qui) –, conosciuta in tutto il mondo come la Transiberiana d’Italia per via della straordinaria bellezza disseminata lungo il suo itinerario, capace di raggiungere alla stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo i 1.268,82 metri di altitudine che ne fanno la più alta della rete dopo quella del Brennero.
Sicuramente una buona notizia anche se, almeno per il momento, la linea è stata riattivata solo fino a Castel di Sangro in quanto nel tratto molisano «sussistono ancora alcuni problemi strutturali che necessitano di più approfonditi interventi di manutenzione», come ci ha dichiarato telefonicamente qualche giorno fa l’ing. Luigi Cantamessa, direttore della già citata Fondazione FS Italiane, l’ente senza scopo di lucro costituito nel marzo 2013 (ed operativo dal luglio seguente) per preservare, valorizzare e consegnare integro, a vantaggio anche delle generazioni future, un Patrimonio di storia e di tecnica, simbolo del progresso e strumento di rafforzamento dell’unità degli Italiani, secondo quanto riportato dall’art. 3 del proprio Statuto. «Ma non si esclude che un domani si possa arrivare di nuovo fino a Carpinone» ha chiosato il direttore.
Parte del suddetto patrimonio storico-tecnico è rappresentato proprio da questi treni storici tra i quali – oltre alla tratta abruzzese, inopinatamente ribattezzata Ferrovia del Parco, la più estesa con i suoi 76 km di percorrenza – la fondazione ha deciso di inserire anche la lombarda Ferrovia del Lago che si snoda lungo le rive del Lago d’Iseo, la toscana Ferrovia della Val d’Orcia che si tuffa nel cuore delle crete senesi e la siciliana Ferrovia della Valle dei Templi che attraversa l’area archeologica dichiarata patrimonio Unesco dal 1997. Ce n’è voluto dunque del tempo, ma alla fine anche ai piani alti di RFI e Trenitalia – soci promotori della fondazione – si sono finalmente accorti della grande bellezza e dell’«enorme potenzialità» che questi binari senza tempo custodiscono tra le proprie traversine, attivandosi in questo progetto di recupero che lascia ben sperare per il futuro.
Chi invece ha sempre creduto nel rilancio di queste tratte dimenticate da Dio e, soprattutto, dagli uomini, sono state le ragazze ed i ragazzi di Transita, l’impresa sociale che in poco più di un anno e mezzo – tra marzo 2012 e settembre 2013 –,contando solo ed esclusivamente sulle proprie forze, è stata capace di riversare sul territorio abruzzese e molisano circa 8.000 turisti giunti da ogni parte d’Italia e del mondo, riuscendo ad allestire oltre venti treni speciali. E’ grazie al loro lavoro, quindi – che oggi in tanti sembrano aver già dimenticato –, che la Transiberiana d’Italia da binario morto si è via via riempita di vita, imponendo di fatto a RFI una manutenzione costante della linea che, disattivata nel dicembre 2011, senza questi interventi sarebbe stata definitivamente abbandonata a se stessa.
E’ per questo che non ci stupiamo del successo della meritoria iniziativa rilanciata dalla Fondazione FS Italiane in collaborazione con l’ente Parco Nazionale della Majella che grazie ad un protocollo d’intesa in via di definizione prossimamente sarà chiamato a gestire l’intera tratta. «Dopo questo viaggio inaugurale operato direttamente da noi, in futuro noleggeremo automotrici storiche e non a chiunque ne faccia richiesta, sperando che alla fine si riesca a definire un regolare calendario di corse turistiche» ha ribadito l’ing. Cantamessa. Una proposta è già stata avanzata dal Cescot Abruzzo nei giorni scorsi, lanciando l’idea del Treno dei Sapori, con un vero e proprio vagone ristorante/bar all’interno del quale gustare i prodotti dell’enogastronomia abruzzese godendo al contempo della favolosa bellezza dei luoghi attraversati.
In attesa di ciò che sarà, godiamoci questo ritorno in grande stile della Transiberiana d’Italia (o Ferrovia del Parco che dir si voglia). Trainate dalla storica locomotiva D.343, carrozze d’epoca degli anni ’40, arricchite da un vagone di prima classe del 1921 con interni in velluto, affronteranno un fantastico viaggio nel tempo e nello spazio che questa tratta ferroviaria è in grado di regalare con generosità. Gallerie, ponti, viadotti, paravalanghe, acquedotti, cavalcavia; opere d’arte che unite ad un panorama da favola – al di là della innegabile attrattività turistica – sarebbe il caso venissero (ri)utilizzate anche per il ripristino di collegamenti ordinari di trasporto pubblico (pensiamo ad esempio alla linea Pescara-Napoli), come chiedono ripetutamente da tempo associazioni di addetti ai lavori come Le Rotaie. Qui, però, si entra nel terreno minato della politica. In Abruzzo tra qualche settimana si tornerà al voto per il rinnovo dei vertici regionali. Trasporti, lavoro, ambiente, turismo, i temi che dovranno essere al centro dell’agenda politica della futura amministrazione. Facciamo in modo di non perdere anche quest’ultimo treno.