Si deve alle ricercatrici abruzzesi Maria Teresa Ranalli ed Alessandra Di Giovanni, della Soprintendenza archivistica e bibliografica di Abruzzo e Molise, il ritrovamento di questa significativa documentazione storica – di straordinaria e drammatica attualità rispetto ai tempi che stiamo vivendo – relativa ad una accorata lettera che un paziente dell’ospedale neuropsichiatrico di Teramo scrisse al fratello nel 1918 in piena diffusione dell’influenza spagnola.
È il 29 settembre quando Florindo, ricoverato nel luglio di diciotto anni prima, si rivolge al fratello parlando di una «grave epidemia che infierisce in questa città di Teramo», sottolineando il modo poco dignitoso di morire, «a decine come pulcini, senza cure necessarie, manca il personale, manca tutto, i letti sono ricolmi di malati e non ne resta uno salvo», concludendo con il lascito delle sue volontà nel caso in cui dovesse incorrere anche lui in quella fine miserabile. Cosa che effettivamente non avverrà. Eludendo la vigilanza degli infermieri, Florindo morirà suicida il 30 luglio 1929. La diagnosi parlerà di «paranoia persecutoria e demenza precoce».
Nel suggestivo video (visibile QUI) realizzato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise nell’ambito della campagna La Cultura non si ferma promossa dal MiBACT, scorrono le immagini della lettera con le parole dello stesso Florindo interpretate dall’attore Edoardo Oliva, dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Teramo e della Biblioteca provinciale Melchiorre Delfico, sempre di Teramo.
L’influenza spagnola degli anni 1918-19 fu la più grande pandemia del XX secolo. Si ritiene che oltre 200 milioni di persone siano state colpite dalla malattia in tutto il mondo e che il numero dei morti sia stato superiore ai 10 milioni, anche se alcuni dati riferiscono di quasi 50 milioni di morti. In Italia si manifestò in tre successive ondate che colpirono tutto il Paese causando circa 400 mila decessi. Dalle cartelle cliniche del manicomio di Teramo, nel settembre del 1918 si contano cinquantasette morti da polmoniti d’influenza – 23 donne e 34 uomini – un numero decisamente superiore a quello degli anni precedenti e successivi.