testo di Ivan Masciovecchio.
Proseguendo nel binomio vini e culture che da sempre ne caratterizza l’attività, dopo aver approfondito l’eleganza del Grignolino e le influenze marittime su alcuni bianchi iconici del Mediterraneo, fino alle sfumature cromatiche dei vini cosiddetti orange, sono stati gli spumanti Metodo Classico Alta Langa DOCG gli assoluti protagonisti della nuova degustazione organizzata con il consueto impegno dalla Confraternita del Grappolo negli spazi dell’hotel Promenade di Montesilvano (PE).
L’associazione abruzzese di amici e professionisti del settore, amanti della convivialità e del buon bere – che a luglio 2025 festeggerà i suoi primi venti anni di vita, QUI il nostro articolo scritto in occasione del decennale –, coadiuvati dall’agronomo e giornalista Maurizio Gily che ha condotto la serata relazionando con l’abituale chiarezza, ha consentito al nutrito parterre di winelovers e addetti ai lavori di scoprire l’universo delle Alte Bollicine Piemontesi, proponendo l’assaggio di sette etichette tra blanc de blanc, blanc de noir, pas dosé e riserve.
Primo spumante metodo classico prodotto in Italia fin dalla prima metà dell’Ottocento – anche se, secondo lo stesso Gily, si ha notizia di altre iniziative simili avviate più o meno nello stesso periodo anche in altre regioni –, il progetto Alta Langa racconta una storia recente ma che viene da lontano. Avviato negli anni Novanta, quando la moda delle bollicine era ancora di là da venire, rappresenta il ritorno dell’uomo nelle poverissime terre della malora narrate da Beppe Fenoglio, dove fino agli anni Settanta del Novecento non c’era neanche l’acqua corrente nelle case.
Ottenuta la DOC nel 2002 e la DOCG nel 2011 (con riconoscimento retroattivo fino alla vendemmia 2008), gli spumanti Alta Langa si caratterizzano fin dal nome per un rapporto viscerale con il proprio territorio, con la viticoltura inserita in un contesto di biodiversità straordinariamente ricco sia dal punto di vista vegetale – tra boschi, noccioleti e pascoli –, sia relativamente agli animali, con la presenza di ragni, farfalle, api e predatori.
Gli oltre 400 ettari complessivi di vigneto (con tendenza in aumento) sono dislocati nella fascia collinare (al di sopra dei 250 metri) delle province di Asti, Alessandria e Cuneo, alla destra del fiume Tanaro, comprendendo ben 149 comuni, con Canelli (AT) assurta a ruolo di capitale designata grazie alle sue spettacolari cattedrali sotterranee, un monumentale intreccio di tunnel e gallerie scavati tra il XVI e il XIX secolo nel tufo di queste colline, dal 2014 riconosciuto dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità dove, stipate per chilometri tra maestose sale con volte dai mattoni a vista e stretti passaggi, migliaia di bottiglie affinano nel silenzio e nell’oscurità.
Nato nel 2001, il Consorzio di Tutela Alta Langa presieduto da Maria Cristina Castelletta dell’azienda Tosti 1820 attualmente riunisce una cinquantina di aziende, per una produzione totale di oltre tre milioni di bottiglie, solo il 10% delle quali destinate all’estero. Circa un centinaio le etichette realizzate e presentate ogni anno nella rassegna B2B La Prima dell’Alta Langa, giunta nel 2024 alla sesta edizione ospitata negli spazi del Teatro Regio di Torino.
Gli spumanti Alta Langa DOCG vengono realizzati utilizzando solo uve Pinot Nero e Chardonnay (in purezza o in percentuali variabili, da disciplinare è consentito anche un 10% da vitigni non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Piemonte) affinate minimo 30 mesi sui lieviti, commercializzato nella tipologia bianco o rosé, brut o dosaggio zero, esclusivamente millesimato, vale a dire frutto di un’unica vendemmia la cui annata viene indicata in etichetta.
Tra diverse sfumature cromatiche di giallo paglierino, oro intenso e rosa pesca, aromi di frutta bianca, agrumi e crosta di pane, gli assaggi della serata hanno riguardato Abrigo Fratelli Sivà Brut 2019, Chardonnay in purezza – tipologia non molto frequente in Alta Langa – dal sorso cremoso, con perlage poco visibile agli occhi ma ben presente in bocca; Sergio Grimaldi Ca’ du Sindic 2019 (100% Pinot Nero), un Blanc de Noir pervaso da aromi di erbe aromatiche e spiccata sapidità; Sara Vezza Brut 2019 (Pinot Nero e Chardonnay in percentuali variabili a seconda delle annate), bollicina fresca ed elegante, di grande capacità evolutiva; Cocchi Totocorde Brut 2018 (80% Pinot Nero, 20% Chardonnay), quattro anni sui lieviti per l’etichetta bandiera della storica maison astigiana; Tosti 1820 Rachele Rosé Brut 2018 (100% Pinot Nero), unico spumante rosa della serata, dall’intenso aroma floreale e dal sorso rotondo e pastoso; Ettore Germano Riserva Pas Dosé 2016 (100% Chardonnay), grande complessità per questa riserva che vede una parte del mosto fermentare in tonneaux di rovere francese, con sosta del vino in bottiglia sui lieviti per almeno 65 mesi; Banfi Cuvée Aurora Pas Dosé 2016 (100% Pinot Nero), un Blanc de Noir a dosaggio zero di altrettanta struttura grazie anche ai 60 mesi sui lieviti, piacevolmente profumato di nocciola tostata ed erbe aromatiche, bilanciato e dotato di giusta acidità, che ha chiuso degnamente la serata.