Non di rado il vino definito comunemente e impropriamente – secondo gli autori – rosato viene considerato di seconda fascia rispetto alle tipologie bianco e rosso. Non sempre, però, è stato così. A raccontarci il ruolo da protagonista che questo vino ha avuto soprattutto in passato provvedono ora Giulia e Luigi Cataldi Madonna – ultime generazioni di viticoltori nella storica azienda di famiglia impiantata in agro di Ofena (AQ) negli anni Venti del Novecento – grazie al libro scritto a quattro mani Il vino è rosa (pp. 208, € 25), ultima pubblicazione mandata alle stampe dalla neonata casa editrice TOPIC, in commercio nelle principali librerie italiane proprio in questi giorni.
Fin dal titolo emerge netta la posizione dei due autori, laddove nella forma si riscontra anche un problema di sostanza. «In Italia il vino rosa arranca anche perché non ha un nome azzeccato. Non è rosato, né tanto meno rosé, ma è semplicemente rosa perché è questo il nome del suo colore. Usare questo termine per designare tutti i vini rosa significa valorizzare tutte le espressioni territoriali della produzione rosa italiana, dando loro un nome generale – appunto il rosa – che contiene tutte le altre denominazioni specifiche».
Attraverso una raffinata analisi storica, artistica, linguistica e culturale, le pagine del volume raccontano quindi di come, fin dalle sue origini, il vino (da uve rosse) nasca in realtà rosa. Secolo dopo secolo ne viene narrata l’evoluzione, spesso vittima di una confusione terminologica e di una reputazione poco consona alla sua reale qualità. Il riaffermarsi del vino rosa come progenitore del vino rosso si delinea attraverso un’analisi approfondita di contributi illustri (anche artistici) e tecniche di vinificazione, fino ad arrivare al risorgimento qualitativo e culturale dei nostri giorni, promosso soprattutto dai francesi. «Bisogna resettare il nostro comportamento rispetto al vino rosa – ribadiscono i due autori –. Il termine rosa ha qualcosa di magico proprio per la sua forza evocativa, ma la strada è ancora lunga e bisogna percorrerla con risolutezza. Il vino rosa è per natura scattante e anche per questo più idoneo ai ritmi della nostra vita attuale, sempre meno lineare. Noi crediamo che oggi il vino rosa abbia la possibilità di rivoluzionare ancora una volta il mondo del vino».
Nata dall’iniziativa di Marco Bolasco – autore e giornalista, storico collaboratore del Gambero Rosso e direttore editoriale di Slow Food Editore per cui ha diretto la guida Osterie d’Italia fino al 2022 –, la casa editrice TOPIC vanta altri due titoli in catalogo, pubblicati nel novembre 2023: Chianti Classico. L’Atlante dei Vigneti e delle UGA di Alessandro Masnaghetti e Paolo De Cristofaro, il primo libro al mondo dedicato esclusivamente al territorio del Chianti Classico, ai suoi comuni, ai suoi vigneti, alle sue Unità Geografiche Aggiuntive (UGA) e allo stile dei vini che in esse si producono; e De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali di Davide Risso e Gabriella Morini.
Tra i progetti in cantiere, Atlante del Gioco da Tavolo curato da Andrea Davide Cuman e Cristian Confalonieri con l’obiettivo di illustrare le principali categorie di gioco da tavolo e i principali giochi che le rappresentano; un grande progetto illustrato in collaborazione con lo chef Niko Romito; un imponente volume dedicato alla Storia della Matematica e alla sua contemporaneità; una mappatura inedita del Foraging Contemporaneo; e in ultimo, per ora, una rivista monografica curata da tre fra i più influenti autori della critica enologica (Armando Castagno, Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari) e basata su un approccio multidisciplinare al vino e ai suoi rimandi culturali, acquistabile in abbonamento e in libreria, che così la raccontano gli autori: «La rivista nascerà con l’ambizione di essere letta sia dall’enofilo che da persone non monomaniache del vino ma culturalmente curiose. Nel nostro progetto, la critica esiste se c’è un campo critico, cioè un territorio in cui prendono forma prospettive e domande plurali, anche contrapposte. Il vino ci sembra infatti chiamare in causa altre materie e altri mondi e noi intendiamo incoraggiare questa convocazione proponendo un concerto di punti di vista che tengano conto della sua natura di catalizzatore culturale».