testo di Ivan Masciovecchio.
È pervasa anche da sapori e ricordi d’Abruzzo la nuova proposta culinaria ideata da Alba Esteve Ruiz, la giovane chef del Marzapane di Roma originaria della Comunidad Valenciana, punto di riferimento della new wave gastronomica capitolina, premiata nel 2014 con il riconoscimento di miglior cuoco emergente dalla guida del Gambero Rosso e recentemente vincitrice del Piatto dei Campi 2018, concorso nato in collaborazione con il Pastificio dei Campi di Gragnano (NA) con l’intento di dare impulso alla dieta mediterranea valorizzando l’utilizzo ed il consumo di legumi, giunto quest’anno alla seconda edizione.
L’insolita trama che ha portato il suo cammino dalla nativa Banyeres de Mariola (Alicante) ad approdare nel 2009 nella tranquillità della campagna vestina sospesa tra il mare Adriatico e la Majella madre passa attraverso uno stage formativo a Girona nelle cucine del Celler de Can Roca, tempio della ristorazione mondiale e feudo dei fratelli Joan, Joseph e Jordi Roca. È qui, infatti, che un altrettanto giovane Mattia Spadone de La Bandiera – arrivato a sua volta in Catalogna per lo stesso motivo – le ha proposto di seguirlo a Civitella Casanova una volta terminato il tirocinio per un’esperienza lavorativa nel ristorante di famiglia.
Rimasta in terra d’Abruzzo circa un anno e mezzo, sotto gli insegnamenti della famiglia Spadone la chef spagnola ha avuto modo di apprezzare e fare propri alcuni capisaldi della cucina regionale, assimilandone gesti, segreti e preparazioni, contribuendo ad accrescere il proprio già complesso bagaglio cultural-culinario che l’ha accompagnata poi fino al suo ultimo approdo nella città eterna.
Giunta quindi ai fornelli del Marzapane – locale di rara accoglienza, ultimamente rinnovato sia nella forma (della sala) che nella sostanza (dei piatti) – tra le diverse proposte in degustazione a pranzo e cena ha voluto inserire anche un menù denominato programmaticamente La Storia di Alba, comprendente tutto il percorso professionale che l’ha portata dalla Spagna a Roma. Un variegato viaggio nel gusto che prende avvio con una serie di assaggi nati tra i fornelli della nonna, attraversa gli anni trascorsi tra Valencia, Alicante e Girona con la proposta di altre gustose e succulente tapas di chiara derivazione iberica, giungendo infine, prima dell’ultima tappa romana, nel bel mezzo delle campagne abruzzesi.
È a questo punto del menù che in tavola si materializzano un paio di piatti della tradizione, opportunamente rivisitati secondo estro e intuizioni personali: una delicata pallotta Cacio e Ova – finger food in forma di polpetta adagiata su una confettura di pomodoro e farcita all’interno con un cuore goloso di acqua di pomodoro – ed un Arrosticino di agnello marinato due ore nel siero del kefir e lievemente affumicato con il timo, scenograficamente serviti su una scatola di legno realizzata appositamente per il locale dalla cantina Masciarelli di San Martino sulla Marrucina (CH).
Un (doppio) omaggio di gran gusto verso una terra generosa che l’ha accolta senza riserve e che ancora oggi, a distanza di anni, continua a volerle bene ed a gioire per i suoi numerosi successi personali e professionali.