Testo: Serena Tommasi | Foto: Michele Cristiani, Luca Del Monaco
In questo speciale vi portiamo alla scoperta di un angolo nascosto della Marsica. Ortona dei Marsi si trova in una valle a pochi chilometri da Avezzano in provincia de L’Aquila. L’antico borgo si può ammirare, nella sua posizione caratteristica, sulle pendici orientali del monte Parasano, a più di 1000 metri sul livello del mare. Un profilo elegante, fatto di un insieme compatto di casupole su cui si staglia un campanile e una torre circolare sulla sommità.
Ortona dei Marsi
Ad Ortona e ai piccoli ma affascinanti centri abitati del suo comune appartiene una lunga e illustre storia che risale alla città italica di Milionia. Stretta e lunga, la valle del Giovenco, con il paese che sorge proprio in posizione centrale, prende il nome dal fiume che la risale serpeggiando. Essa costituisce un collegamento tra la piana del Fucino e la riserva naturale regionale della Valle del Sagittario. Il fiume Giovenco nasce dal Monte Pietra Gentile nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e unisce in un unico territorio la montagna e l’altopiano del Fucino di cui diventa il principale affluente d’irrigazione. Ortona è un paese da scoprire, ricco di storia, di bellezze naturalistiche ed eccellenze agroalimentari.
LA STORIA
Il fiume Giovenco ha reso fertile questi luoghi per millenni. Le sue tracce nella storia risalgono nel tempo recando testimonianza dei Marsi, popolo italico che abitò il vasto territorio che da essi prese il nome e si estendeva intorno a quello che un tempo era il lago Fucino. Si racconta che sulle sponde del fiume Giovenco i Marsi celebrassero le festività in onore della primavera e del raccolto. Non distante dal fiume, vicino all’odierna frazione di Rivoli sorgeva la città sannitica di Milionia di cui oggi si possono visitare, in questa località, alcuni tratti di mura di cinta dell’antica città e le sue cisterne d’acqua. Situata in un territorio che allora era confine tra le terre dei Marsi Anxantini e quelle dei Peligni, in seguito divenne anche nodo strategico per la nascente potenza di Roma in quanto era terra di passaggio tra il Lazio e i territori adriatici meridionali.
Il quartiere antico di Ortona dei Marsi: il rione Sant’Onofrio.
Milionia fu distrutta una prima volta proprio dai romani durante la Terza Guerra Sannitica all’inizio del III secolo a.C. che si concluse sancendo l’egemonia di Roma sull’Italia centro-meridionale. Ma non fu questa la fine della città e della sua influenza che, infatti, diede i natali due secoli dopo a Quinto Poppedio Silone, generale dei socii italici nella Guerra Sociale in cui i municipia, allora legati a Roma come semplici alleati, ottennero la cittadinanza segnando la definitiva romanizzazione del territorio. Poppedio Silone, valente condottiero, guidò i popoli italici verso la vittoria e morì sul campo di battaglia. Nel XIX secolo fu rinvenuta nei pressi della contrada Le Rosce la pietra tombale di Poppedia Secunda, ritenuta membro di questa stirpe e la scoperta certificò agli storici la provenienza della gens Poppedia da Ortona dei Marsi. Oggi la lapide è conservata nel museo civico della vicina Avezzano.
Profilo di Ortona dei Marsi.
Dopo il periodo romano le tracce di Milionia sbiadiscono e la prima notizia certa riguardo Ortona dei Marsi si rintraccia nell’XI secolo. Scomparsa la città sannitica la popolazione fondò numerosi altri piccoli centri e frazioni nella valle. Uno di questi centri portava il nome di Fundus Magnus che si pensa corrisponda al primo nucleo dell’attuale borgo. La cittadina viene citata nel Catalogo Baronum, la raccolta di documenti redatta dai regnanti normanni nel XII secolo.
Veduta del borgo di Aschi.
Nel suddetto documento sono elencati tutti i vassalli del regno e secondo la descrizione che in esso si trova, in tale epoca, Ortona si presentava già come un centro abitato di una certa importanza, protetto da mura di cinta. Come insediamento militare, si sviluppò a partire dalla sommità dell’altura e le prime case furono certamente protette dal complesso delle opere murarie disposte attorno al centro abitato. Per i primi secoli del medioevo Ortona fu parte del feudo dei conti di Celano. Dopo di essi passò in dote o per vendita a molte altre famiglie.
Un cervo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Nel XVI secolo fu della famiglia dei Cantelmo; in seguito divenne feudo della famiglia Degli Abbati poi degli Afflitti. Passò poi ai Saluzzo, ai Fibbioni e ai Paolini. In ultimo fu ereditata dalla famiglia Massimo nel XVIII secolo. Ortona dei Marsi mantenne nei secoli una posizione di terra di confine, trovandosi sul limitare del Regno di Napoli ma i vari avvicendamenti storici risparmiarono la valle del Giovenco da pericolosi sconvolgimenti ed essa rimase protetta dalle sue montagne e dalle fortificazioni erette a difesa.
Panorama della valle di Carrito.
Ortona superò indenne anche alcune calamità che provocarono ferite profonde al resto della Marsica. La tradizione racconta che i suoi cittadini sopravvissero con poche perdite all’epidemia di peste della metà del XVII secolo. Più recentemente il centro storico del borgo e la torre medievale subirono relativamente lievi danni dal devastante terremoto del 1915. Sebbene colpita da una forte emigrazione Ortona è oggi inserita in un territorio ricco di connessioni e il paese mantiene, nonostante la modernità, il suo fascino antico.
IL TERRITORIO
La valle del Giovenco, terra difficile ma fertile, è sempre rimasta legata all’agricoltura. Nella vallata si coltivano cereali e colture arboree. Tipici del territorio sono soprattutto gli alberi da frutto tra cui si ricorda in particolare la coltivazione della mela. La varietà della Valle del Giovenco, coltivata a quasi 1000 metri di altitudine è conosciuta da secoli ed oggi è riconosciuta tra i prodotti agroalimentari abruzzesi. Il territorio fa parte del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e ne costituisce una delle porte settentrionali. Un territorio immerso nella natura che confina con l’area protetta della Valle del Sagittario e dista pochi chilometri dal parco naturale regionale Sirente-Velino.
Ruscello di Carrito.
Per chi visita Ortona dei Marsi sono molti i luoghi di interesse da visitare e gli itinerari da percorrere. Santa Maria Maddalena è la frazione più alta del comune, vicino al valico della Dragonara. Chi volesse ammirare una vista panoramica dell’intera valle del Giovenco può raggiungere Campo Catino, un pianoro a 1600 metri di altitudine, passando dalla frazione di Castiglione, piccolo centro che si ritiene essere stato in origine un borgo fortificato medievale. Da Castiglione si può percorrere una strada immersa nel verde che porta ad un’altra frazione di Ortona, Carrito, e fermarsi lungo il percorso per bere le acque ritenute salutari dell’antica Fonte di Sale, usata anche dagli abitanti di Milionia i quali avevano costruito una condotta destinata all’approvvigionamento idrico. Carrito è una delle frazioni più estese del comune ed è lo snodo ferroviario che collega questo territorio ad Avezzano.
La Fontana di Giugno o “Clelia”.
Nella parte alta del piccolo borgo si può visitare il Santuario della Madonna della Pietà o partire per splendide escursioni nella natura ripercorrendo le antiche mulattiere o verso le sorgenti montane, ad esempio la Fonte Majora a circa tre chilometri di distanza. Sulle alture che circondano la valle del Giovenco, soprattutto dalle località più vicine ai boschi come la frazione di Aschi, non è raro avvistare magnifici esemplari di cervi, molto numerosi in questa zona. Aschi è anche ricco di storia, il suo primo nucleo risale all’epoca italica. Purtroppo distrutto dal terremoto del 1915, è stato ricostruito a poca distanza dal sito del paese vecchio. Nei pressi si Aschi si possono ammirare testimonianze di diverse epoche storiche, in particolare sono stati rinvenuti i resti di templi pagani e alcune tombe risalenti al III sec. a.C.
IL BORGO
Ortona dei Marsi celebra Il legame con il parco e con il suo animale simbolo: l’orso bruno marsicano. Entrando in paese infatti si notano nei giardini pubblici, vicino al monumento ai caduti, le raffigurazioni lignee dell’animale. Gli abitanti del borgo e i suoi visitatori si trovano ad affrontare il delicato rapporto con una specie selvatica che, grazie ad un preziosissimo lavoro, sta oggi ripopolando il territorio ma va tutelata da un’invadente curiosità che sebbene nutrita da amore per la natura può rivelarsi pericolosa.
Ortona dei Marsi “la porta settentrionale del Parco”.
All’ingresso del paese si viene accolti sia dalla municipalità che dal Parco. In piazza Marconi infatti risiedono nello stesso edificio, il municipio e, al pianterreno, il Punto Verde: un centro di accoglienza dell’ente Parco dove è possibile reperire informazioni sulle ricchezze naturali. Una seconda piazza è subito sovrastante l’ingresso del paese, sebbene non sia visibile dal basso.
La chiesa di San Giovanni Battista.
Seguendo le mura di cinta, degli scalini ai lati conducono alla piazza su cui si affaccia la parrocchiale di San Giovanni Battista. Prospiciente la chiesa si trova la fontana dell’estate, protagonista della storia del paese tanto da essere battezzata dai suoi abitanti “Clelia”, sebbene raffiguri una figura maschile: un giovane efebo tra le messi mature che stringe tra le mani una falce ed un rastrello. Si tratta di una raffigurazione simbolica dell’estate. Alla base della statua sgorga acqua da quattro mascheroni raffiguranti Cernunnos, una divinità celtica.
Interno della chiesa, la navata centrale.
La fontana è una copia in ghisa dell’opera in marmo del francese Mathurin Moreau che la presentò all’Esposizione Universale di Parigi del 1855. L’imprenditore napoletano Francesco De Luca realizzò in seguito copie in serie di questa ed altre opere francesi e le importò in Italia. Altri esempi di quella che viene chiamata la Fontana di Giugno, come quella di Ortona dei Marsi, si trovano tra le altre località a Cosenza e Terracina.
LA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Sorta probabilmente come chiesa secondaria poiché fuori dalle mura antiche del borgo, fu eretta nella prima metà del XIV secolo. Essa vide crescere la sua influenza nei secoli. Ottenne dalla Santa Sede il privilegio di collegiata alla fine del XVI secolo e in seguito raccolse sotto la sua autorità ecclesiastica le rendite e i benefici di molte altre parrocchie rurali del Fucino. Come tutto il borgo antico di Ortona questa chiesa non ha fondamenta ma sorge direttamente sulla roccia. Della stessa epoca di edificazione dell’edificio è l’antica campana su cui è impressa la data di fusione del 1342. Rimasta in posizione sul suo campanile fino al 2001, è stata poi rimossa a causa di lesioni ma è possibile comunque ammirarla all’interno della chiesa poiché si trova esposta nella navata di destra.
La torre e le mura medievali.
Sul prospetto trecentesco della chiesa fa bella mostra un raffinato rosone dal disegno tipico della tradizione aquilana, impreziosito da un archivolto che parte da colonnine laterali poggianti su figure di leoni. Lateralmente al rosone vi sono due finestre ornate da colonnine. Il portale è opera successiva e risale al 1735 e fu realizzato dal maestro Berardino Melone della Torre di Alfedena. La Chiesa, originariamente a navata unica, fu ampliata con due navate laterali tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI. L’interno presenta ancora la struttura romanica originaria con colonne in pietra squadrata. Su di esse sono state recentemente riportate alla luce tracce di affreschi del XV secolo.
Veduta della valle.
Le figure tipiche della devozione popolare riportano due date, 1484 e 1500, e raffigurano Santa Lucia, Santa Caterina martire e sant’Antonio Abate. Il soffitto della chiesa, in volte a crociera, fu ricostruito dopo il terremoto del 1915. Nell’abside, il coro a base quadrata è invece della seconda metà del XV secolo. Spicca all’interno un pulpito ligneo intagliato del XVII secolo ed un organo del 1752.
Sulla navata di destra una cappella è dedicata al santo patrono Generoso. Un altare del 1947 racchiude le reliquie del protettore del paese. Per conoscere la particolare storia che riguarda queste spoglie si può far riferimento alle cronache di un insigne cittadino di Ortona, Filippo Buccella, che professò il mestiere di notaio e fu anche uomo di cultura. Il Buccella redasse nel XVIII secolo le cronache del suo paese. Egli racconta che nel 1756 la comunità ortonese fece supplica a Papa Benedetto XIV per ottenere la protezione di un patrono. Il Papa concesse ai delegati recatisi a Roma la scelta a loro piacimento delle reliquie di un santo tra quelle custodite nelle catacombe di San Sebastiano sulla Via Appia. La delegazione si recò dunque sul luogo e passando in rassegna le sacre tombe fu colpita dal nome di un santo martire.
Capriolo.
Pensando che il suo nome ben si addicesse al forte spirito di fede che la comunità ortonese aveva sempre dimostrato, riportò al borgo natio le spoglie di San Generoso tra grandi festeggiamenti. Di questo santo si narra che fu soldato sotto Diocleziano al tempo in cui imperversavano le persecuzioni contro i cristiani. Disgustato dall’ingiustizia e provando orrore per la violenza cui era costretto, abbandonò l’esercito e si convertì al cristianesimo, finendo alla fine egli stesso vittima del martirio.
LA TORRE MEDIEVALE E LA VALLE
Usciti dalla chiesa si può salire per le vie del borgo in una piacevole passeggiata. Tra le case, molte delle quali adornate di fiori o con verdi cortili si possono intravedere scorci sulla montagna che sovrasta il paese o vedute della valle con il suo fiume, fino a risalire con lo sguardo le alture del monte dirimpetto. Si arriva alla parte più alta di Ortona dei Marsi, la più antica: il rione Sant’Onofrio. Il primo insediamento del borgo godeva della protezione di cinta murarie di cui oggi rimangano alcuni frammenti. Qui si trova la chiesa di Sant’Onofrio, della cui importanza iniziale rispetto alla parrocchiale odierna, sita in basso, è testimonianza la sua posizione all’interno del borgo fortificato. Risalente al XII secolo purtroppo non conserva l’aspetto originale a causa di numerosi crolli avvicendatisi nei secoli. I vicoli stretti, dalle prospettive interrotte dalle case, nascondono l’apice del paese, la torre medievale, meta della passeggiata avvistata in un primo momento solo guardando da lontano il profilo del borgo.
Veduta del monte Parasano con la torre medievale.
Superando le abitazioni ci si ritrova all’improvviso fuori dall’abitato e si vedono finalmente le mura antiche dirupate e un breve, scosceso terreno, che porta alla massiccia costruzione. Un luogo silenzioso e impressionante. La torre fu edificata nella prima metà del XIII secolo sotto i conti di Celano, forse in difesa dai conflitti che imperversavano nel Regno di Napoli e minacciavano di coinvolgere anche la valle del Giovenco. Di forma cilindrica, con forte scarpatura, ha tratti in comune con la torre di Bominaco. L’interno conserva un ambiente coperto con volta a botte e tracce di una rampa di salita agli spalti. Questo luogo, che per molto tempo fu abbandonato dopo che la sua funzione difensiva cessò di essere necessaria, è entrato a far parte della vita contadina del borgo. Dai piedi della torre la sensazione è quella di essere su un balcone di un teatro. Da qui si può ammirare infatti lo spettacolo della valle con uno sguardo che spazia lontano o si può contemplare l’imponente parete rocciosa a lato che sembra così vicina da poter essere toccata. Un punto da cui osservare le misteriose fenditure della montagna e avvistare, con un po’ di fortuna, i rapaci e altre creature selvatiche che abitano il Parco.
LE TRADIZIONI
La comunità di Ortona dei Marsi anima il borgo, oggi come un tempo, nelle celebrazioni dei suoi santi. Protagonista nel calendario è la festa per il santo patrono. L’8 maggio si festeggia San Generoso portando in processione la sua statua per tutto il paese tra colpi pirotecnici e il suono di una banda. È molto sentita anche la festa di sant’Antonio Abate quando per la messa e le benedizioni degli animali si apre la chiesa del XVIII secolo a questo santo intitolata. L’ edificio barocco nato come cappella gentilizia della famiglia Maggi e oggi facente parte della parrocchia di San Giovanni, si trova all’interno dell’abitato e rappresenta un punto di interesse nella visita del paese.
I rapaci del Parco.
La sera del 14 Agosto una suggestiva processione parte dalla frazione Sulla Villa per accompagnare la statua della Madonna fino alla chiesa di San Giovanni ad Ortona centro. La statua che raffigura Maria seduta che allatta il Bambino ha origini molto antiche e dal 1690 è custodita nella chiesa del paesino intitolata a Maria Assunta. Nel 1990, passati trecento anni dalla sua edificazione, la chiesa è divenuta Santuario ed è meta di pellegrinaggio. Settembre è il mese più ricco: in tre giorni, il 6, il 7 e l’8 si festeggiano San Rocco, Sant’Antonio da Padova e la Madonna delle Grazie. Sempre al principio di Settembre c’è il tradizionale e goliardico Ballo della Pupazza. Si celebra una grande festa portando in piazza enormi fantocci, sorretti da più persone. Le figure ballano tra la folla accompagnati da musica e fuochi d’artificio. Dopo la mezzanotte la festa si conclude con un falò in cui “la pupazza” viene bruciata simboleggiando la fine dell’estate. In conclusione di questa rassegna sulle tradizioni ortonesi c’è il fiore all’occhiello del suo calendario, una manifestazione giovane ma già divenuta appuntamento annuale imperdibile per gli appassionati di prodotti tipici. Milonia tra Mele, Miele ed…Orsi si svolge in Ottobre nella frazione di Cesoli.
San Generoso
Organizzata dalla pro loco Monte Faito insieme ai comuni di Ortona dei Marsi e della vicina Pescina si fregia del patrocinio di molti enti tra cui il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il FAI Abruzzo. Vetrina per le eccellenze del territorio, Milonia offre l’occasione di escursioni guidate, incontri tematici a cura di esperti e degustazioni. Gli stand delle aziende locali espongono i prodotti di eccellenza della valle del Giovenco: il miele biologico e le mele Cerina e Limoncella, antiche varietà di cui sono ghiotti anche gli orsi, tanto da renderli capaci di incursioni nei frutteti per gustarle.