Tra Civitella Casanova e Loreto Aprutino agricoltura biologica e ricerca artistica si declinano nelle forme dell’ecosostenibilità
testo di Laura de Benedictis, foto di Andrea Straccini
Pollinaria è residenza per artisti, azienda agricola, continuo cantiere di idee in movimento. Dopo aver recuperato l’insediamento settecentesco rurale appartenente alla sua famiglia, Gaetano Carboni decide nel 2003 di convertire l’azienda agricola già esistente al biologico e poi a partire dal 2007 di adibire questo spazio alla coltivazione non solo di prodotti agricoli ma anche di pensieri. Filo conduttore, sempre uno: la vita in tutte le sue forme creative ed immersa in un contesto dai molteplici aspetti e risvolti tra un Abruzzo arcaico e l’irrompere del contemporaneo. Progetto questo già pensato nella metà del XIX secolo dall’avo Raffaele Baldini Palladini, pioniere dell’olivicoltura moderna che con i suoi oli d’oliva conquistò i mercati di tutto il mondo, esportando a partire dai primi anni del ‘900 sia in Europa che negli Stati Uniti passando addirittura per la corte dello Zar di Russia, e che fu inoltre mecenate di quella illustre società artistica abruzzese che rese questi stessi luoghi sede di nascenti fermenti creativi. Negli anni Dieci del ‘900 poi l’attività passò per successione femminile alla famiglia Amorotti, fino ad arrivare ad oggi, come in una specie di continuità circolare in cui idee e memoria storica si mescolano l’una con l’altra, per dar corpo al progetto di Gaetano. Pollinaria affonda quindi le sue radici nella storia e nella terra: una sorta di microcosmo rurale in cui artisti internazionali non sono chiamati a realizzare “l’arte per l’arte” ma a creare con e per il territorio. L’arte contemporanea infatti trova qui espressione per confrontarsi con una natura intatta ed in continuo divenire come il pensiero stesso. Un binomio vincente che ha già trovato in passato conferme e riconoscimenti, come nel caso di “Moon Goose Colony”, avventura artistica nata a Pollinaria a cura di Agnes Meyer-Brandis, che ha ottenuto nel 2012 un importante premio nell’ambito del festival internazionale Ars Electronica dedicato alle arti digitali, e dell’installazione “This is Not a Trojan Horse”, vincitrice nel 2010 dell’Arts Writers Grant Program, sussidio della Andy Warhol Foundation for the Visual Arts. Quest’ultimo esperimento, ideato dai Futurefarmers, collettivo di artisti, architetti e designer fondato in California nel 1995, ha consentito di avvicinarsi concretamente anche alle esigenze e alle speranze per il futuro espresse dalla collettività locale sui temi dell’agricoltura e dell’ambiente. E proprio sotto l’impulso di questi processi, l’arte si mette a disposizione di un progetto di rigenerazione rurale che diventa il punto di partenza di nuove sfide. Prima tra tutte quella che vedrà nei prossimi mesi l’inserimento di Pollinaria, ancora con la collaborazione dei Futurefarmers, nell’ambito del progetto europeo GALA (Green Art Lab Alliance), il quale prevede esperienze culturali connesse al tema dell’ambiente che siano in grado di uscire fuori dai classici confini geografici ma che allo stesso tempo restino imprescindibilmente legate al coinvolgimento della comunità autoctona, integrata nella realizzazione di un luogo fisico capace di costituire la piattaforma ideale per continuare a immaginare e costruire un futuro sostenibile della società rurale. Tre “A” di Arte, Agricoltura e Ambiente si fondono così insieme dando vita ad un impegno per chi vive il territorio, nel quale Pollinaria stessa si fa radice di un presente ricco di prospettive per le generazioni future.