testo di Ivan Masciovecchio.
Conosciuta ed apprezzata anche come il pane dei poveri, storicamente la castagna ha rappresentato uno straordinario alimento di sostentamento delle popolazioni dell’Abruzzo montano. Nella nostra regione, due sono le zone d’eccellenza in cui questi frutti preziosi hanno trovato terreno fertile per la loro diffusione. In Valle Roveto, una delle più belle e suggestive vallate d’Abruzzo, splendidi castagneti si estendono alla destra delle acque del fiume Liri, sulle alture dei Monti Simbruini tra Capistrello, Canistro – dove si possono ammirare esemplari di oltre duecento anni, con diametri superiori a due metri ed altezze che superano i trenta – Civitella Roveto, Morino, fin giù a Balsorano.
La regina della valle è sicuramente la castagna Roscetta chiamata così per via delle sue sfumature rossastre. Liscia in superficie e dal volume consistente, si caratterizza anche per un sapore particolarmente dolce. Si raccoglie a mano nella seconda metà di ottobre, utilizzando prima cesti di vimini e successivamente sacchi di juta. Le pratiche di conservazione prevedono un’immersione in acqua per circa venti giorni, una seconda fase di asciugamento al sole ed un definitivo accantonamento in un luogo fresco e arido. Simbolo della gastronomia locale, le roscette vengono chiamate casciole se arrostite, vallani se bollite con tutta la buccia o remonne se lessate senza buccia.
Altro luogo regionale in cui il castagno si è diffuso con particolare sistematicità grazie all’opera dell’uomo è nel territorio del comune di Valle Castellana, in provincia di Teramo, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Impiantati principalmente nella fascia che va da 600 a 1100 metri d’altezza, gli alberi sono coltivati esclusivamente con metodi biologici, senza nessuna concimazione chimica e senza l’utilizzo di fitofarmaci. Nei pressi della frazione di Morrice, sui pendii del Monte La Morra, è possibile imbattersi in magnifici esemplari secolari tra i quali il Piantone di Nardò, un patriarca di circa diciassette metri di circonferenza e presumibilmente oltre cinque secoli di età.
Il frutto più pregiato è rappresentato dal Marrone della Laga che, come nel caso della Roscetta della Valle Roveto, è compreso nella famiglia del Marrone fiorentino. La sua raccolta avviene mediante battitura dei ricci, conservati fino a dicembre all’interno delle ricciaie in attesa della loro apertura. Nelle zone più alte, invece, dove la maturazione avviene in ritardo, si aspetta la loro caduta naturale, provvedendo successivamente alla curatura dei frutti, immergendoli in acqua per circa una settimana per poi asciugarli in modo da favorirne la conservazione. Da segnalare anche la presenza di altre varietà locali come il pallante e la nzita, presenti nei castagneti insiti nel territorio dei comuni di Crognaleto e Isola del Gran Sasso e nelle zone di Intermesoli e Senarica.
Alimento nutriente e ricco di vitamine e minerali, in cucina la castagna può essere macinata per ottenere farina dalla quale ricavare pasta fresca oppure utilizzata in saporite zuppe con ceci, fagioli o funghi. Nei dolci le ritroviamo nei ripieni dei cagiunitt di Natale, nonché sottoforma di marmellata per la farcitura di torte e crostate.