testo di Ivan Masciovecchio.
Far conoscere le origini, le tecniche di costruzione e le storie affascinanti legate alle tradizionali macchine pescatorie di dannunziana memoria che caratterizzano la costa abruzzese tra i comuni di Ortona e Vasto della provincia chietina. Questo l’obiettivo del Piccolo Museo dei Trabocchi inaugurato nel borgo di Rocca San Giovanni alla presenza di un nutrito parterre di amministratori regionali – dal sottosegretario alla Presidenza della Regione Abruzzo con delega al Turismo Daniele D’Amario, all’assessore alle Attività produttive Tiziana Magnacca, fino al consigliere regionale Nicola Campitelli – e comunali della Costa dei Trabocchi, tra i quali i sindaci di San Vito Chietino e Fossacesia.
L’iniziativa promossa dal Flag Costa dei Trabocchi e dal Comune di Rocca San Giovanni, e realizzata tramite i fondi Feamp 2014-2020 sotto la regia della Regione Abruzzo, prosegue nel percorso di valorizzazione del ricco patrimonio storico-culturale legato ai trabocchi intrapreso già da tempo dal locale Flag, che ha portato all’avvio dell’iter della candidatura per il riconoscimento da parte dell’UNESCO come bene immateriale dell’umanità. «Abbiamo gettato le basi per questo progetto e ci auguriamo che, anche grazie all’interessamento del futuro GAL Pesca regionale, si possano trovare le risorse necessarie per il completamento del museo importante sia a livello identitario, per i residenti, sia a livello turistico per quanti verranno a visitarlo» ha dichiarato soddisfatto il presidente Franco Ricci.
«Come amministrazione abbiamo sempre ritenuto necessario collegare dal punto di vista turistico la zona costiera con il paese – ha commentato il sindaco di Rocca San Giovanni, Fabio Caravaggio –. E questa iniziativa è un decisivo passo in avanti in tal senso poiché porterà i turisti a conoscere, attraverso la notorietà della Costa dei Trabocchi, anche le altre peculiarità del nostro territorio».
Il primo nucleo del Piccolo Museo dei Trabocchi – dove piccolo non è riferito tanto alla limitata dimensione fisica della sede appena inaugurata, quanto soprattutto al valore dei gesti minimi ed essenziali dei traboccanti, ai tanti elementi di cui è composto un trabocco, ai riti tradizionali della pesca sotto costa; vuole quindi rendere omaggio a quel senso di fragilità che la struttura stessa dei trabocchi porta con sé – è stato avviato con una dotazione finanziaria di circa 55mila euro.
Pensata per contenere al suo interno cinque sezioni, l’area espositiva curata dal direttore scientifico Marcello Borrone – architetto e profondo conoscitore della storia e delle trasformazioni dei trabocchi e del territorio della costa e retrocosta chietina –, attualmente consiste in un paio di ambienti arredati con diversi pannelli illustrativi sui quali, attraverso un linguaggio semplice e rigoroso, sono riportate notizie e origini di queste particolari e originali costruzioni, grazie anche ad un adeguato corredo di disegni, infografiche e immagini in grado di rivolgersi a qualsiasi tipologia di pubblico. In futuro gli spazi si arricchiranno con una documentazione fotografica, una raccolta di video-testimonianze degli stessi traboccanti, di registrazioni radiofoniche e servizi giornalistici, nonché di ulteriore materiale documentale (riproduzioni pittoriche e pagine di libri) che testimoni il rapporto tra l’arte e i trabocchi. Inoltre, considerando la natura culturale e il valore sociale e turistico dei trabocchi, l’area espositiva sarà completata da una sezione antropologica, aprendo le porte all’ambito della ricerca e della didattica grazie al coinvolgimento delle scuole.
Visitabile gratuitamente dal mercoledì alla domenica, dalle 18.30 alle 21.30 fino al prossimo 31 agosto e poi solo il sabato pomeriggio e la domenica mattina (orari da definire) da settembre a dicembre (per le scolaresche su prenotazione), l’apertura del Piccolo Museo dei Trabocchi è da accogliere positivamente soprattutto alla luce del processo ormai irreversibile che vede gli ultimi trabocchi della costa trasformarsi in nuovi ristoranti, come accaduto recentemente nella zona di San Vito Chietino. Al pari della meritoria opera didattica portata avanti dall’instancabile Rinaldo Verì – che sul suo trabocco di Punta Tufano accoglie da sempre gruppi di visitatori e scolaresche raccontando loro storie di vita traboccante, tra dimostrazioni della calata lenta delle reti in mare e mostra di strumenti di lavoro nati dalla fantasia e dall’abilità di questi uomini di terra che hanno imparato ad amare il mare –, ci auguriamo che anche questo piccolo ma necessario luogo di cultura possa riuscire a far capire a chi avrà la curiosità di raggiungerlo magari attraverso il sentiero che collega il paese alto alla Riserva regionale Grotta delle Farfalle e quindi alla costa, quello che davvero i trabocchi rappresentano ed hanno rappresentato per la cultura locale, vivendo l’esperienza ben oltre il selfie d’ordinanza da postare sui social.