Testo a cura di Fulgenzio Ciccozzi
Le quattro frazioni che compongono l’altopiano roiano sono tra quelle che hanno subito i maggiori danni in virtù del tragico evento del 6 aprile. I centri storici di Roio Piano, Santa Rufina e Colle, dopo cinque anni, presentano ancora in tutta la loro evidenza le ferite prodotte dal sisma: case distrutte, pezzi di muri sconnessi che languono sabbia e pietre, piante sorte accanto ai fabbricati malconci che rubano spazio ai vicoli e riempiono gli spazi vuoti lasciati dai fabbricati abbattuti. Del centro storico del Poggio, invece, restano solo le pietre che segnano il perimetro delle vecchie abitazioni: disegni geometrici che non lasciano minimamente immaginare quello che poteva essere l’antico borgo. Sul declivio di quell’altura, rimangono malamente in piedi solo le case che lambiscono Corso Umberto, tra Vicoli e via Spitino, e quelle ubicate nella zona di Monteluco.
Aldilà di qualche piccolo aggregato incluso nelle aree a breve, come quello situato nel rione della Fontevecchia di Roio Piano, i centri storici non sono stati ancora aggrediti dai cantieri che segnano l’avvio della ricostruzione. Con il passare del tempo e con le evidenti difficoltà che sorgono nel definire le modalità che agevolino il percorso di recupero delle abitazioni che compongono gli aggregati e con le problematiche che potrebbero sopraggiungere nel coordinare i lavori tra le unità d’intervento che occupano un’area contigua, i residenti avvertono un senso di impotenza e di preoccupazione. I lavori di ristrutturazione, invece, procedono abbastanza alacremente per le case danneggiate che abbracciano le frazioni, o comunque separate dall’abitato, tranne qualcuna, ahimè, che incontra evidenti problemi di natura tecnico procedurale. Anche palazzo Palitti, a Roio Poggio, è oggetto di lavoro di ripristino. Aldilà di ogni considerazione, per dare un senso alla ricostruzione, è assolutamente necessario stabilire delle priorità che non possono non tener conto delle famiglie e delle persone che in quelle case avevano la loro dimora abituale. E’ da lì, e solo da lì, che deve immediatamente iniziare il percorso di recupero edilizio dei nostri paesi: per non creare scontento e soprattutto per restituire almeno un po’ di serenità alla nostra comunità. La ricostruzione edile va di pari passo con la ricostruzione sociale la quale necessità di punti di riferimento culturali, sportivi e aggregativi che trovano nei centri polifunzionali e nei campi verdi che dovrebbero essere realizzati nel circondario la loro naturale dimora. L’aumento della popolazione, per via degli insediamenti Map e del Progetto Case, ha di fatto creato delle necessità non più procrastinabili. La mancanza di spazi dedicati all’attività sportiva rendono più povero non solo il territorio di cui si disquisisce ma anche la vicina città di L’Aquila. Mentre si discute ormai da anni sulla fattibilità del campo da rugby su un terreno in parte donato, a qualche chilometro di distanza, in un’area baricentrica tra i paesi dell’altopiano, c’è un fabbricato antisismico comunale che si trova ancora oggi completamente abbandonato. Il progressivo scivolamento delle tegole che compongono il tetto agevola l’infiltrazione dell’acqua che danneggia ulteriormente il manufatto. E’ auspicabile, dunque, un suo completamento per poterlo mettere a disposizione della popolazione e definirne una congrua destinazione. Pare che la settimana entrante il plesso edilizio sarà comunque oggetto di un sopralluogo da parte delle autorità amministrative competenti. Spostandoci in una zona un po’ defilata di Roio Piano è possibile scorgere il centro sociale abitativo della Caritas che, nonostante sia stato per ben due volte inaugurato, non è ancora in condizioni di espletare il compito per il quale è stato realizzato. Diversamente, la struttura Caritas costruita nel Progetto Case di Roio Poggio è già funzionante. E’ inoltre opportuno mettere in evidenza la funzionalità del centro polifunzionale sorto tra i Map di Santa Rufina che insieme alle attività ubicate sul piazzale del Santuario e al nuovo bar sorto in contrada Palitti sono divenuti i veri punti di riferimento dell’altopiano roiano.