A cura di Fulgenzio Ciccozzi
Nel lontano 1643, accanto al tratto in cui l’antico passo tratturale roiano diveniva particolarmente erto, incuneato tra due colli, venne realizzata una fontanella da cui sgorgava l’acqua sorgiva proveniente dal grembo di Monteluco. Nonna Franchetta, un’arzilla vecchietta che si avvia a raggiungere il traguardo dei cento anni, mi racconta che il 10 di febbraio, il giorno di Santa Scolastica, dopo la messa, i fedeli immergevano le molliche di pane nella vasca di quella fonte secolare per augurare alle puerpere abbondanza di latte. Accovacciata nel vallo che divide quello che era il paese antico di Roio Poggio e quello più recente, distribuito a ridosso del colle di Monteluco, è adagiata la chiesetta votiva di Santa Scolastica.
La storia di questa pieve è strettamente legata a quella di San Lorenzo della Serra. Era abitudine dei celestini, che presero possesso del monastero benedettino, costruire nelle vicinanze del convento una chiesa dedicata alla Santa. Non è altrettanto antica la facciata rettangolare della fabbrica, le cui aperture laterali, la bifora e lo stemma posto al centro dell’architrave, evidenziano un’esecuzione tardo cinquecentesca. All’interno, a navata unica, vi è l’ altare e un dipinto su tela, chiuso in una cornice dorata stile barocco, che riproduce l’immagine delle Sante Scolastica e Agata. Ancora oggi, il 10 febbraio, nella piccola pieve si continua a celebrare la ricorrenza della Santa, sorella di San Benedetto da Norcia. L’edificio sacro, nonostante abbia subito danni per via dell’ultimo terremoto, non è stato messo in sicurezza. Consultando l’elenco pubblicato dal Mibac si evince l’ammontare della cifra di euro 450.000,00 (cadenza anno 2018) richiesta quale contributo per i lavori di consolidamento e di restauro del fabbricato. Distogliendo per un attimo l’attenzione dalla chiesuola, lo sguardo si posa inevitabilmente sul vicino cocuzzolo, spoglio e pietrificato, in cui era dislocato il centro storico del Poggio. Il 6 aprile il cuore del paese cessò di battere. L’abitato venne stravolto dal forte trauma sismico i cui effetti devastanti sono purtroppo ben noti ed evidenti. Il borgo ha subito crolli e demolizioni pressoché totali che hanno cancellato il tessuto urbano e mutato completamente il quadro paesaggistico e antropico del luogo. La complessità del suo recupero ha costretto qualche residente a chiedere la sostituzione edilizia al fine di poter coronare il sogno di riavere una propria abitazione in tempi accettabili senza dover attendere le lungaggini di una ricostruzione che si preannuncia più incerta del previsto. Peraltro è anche necessario dare delle riposte certe a chi invece ha deciso di percorrere altre vie indubbiamente meno brevi, ma meritevoli comunque di un’accorta e puntuale attenzione. Va da sé che il contesto di degrado (tavolame e quant’altro) in cui è avvolta la chiesetta e la vista di un quadro desolante che sovrasta il colle antistante alla stessa impone quantomeno una riflessione sul recupero e la riqualificazione della area in oggetto e dell’antico borgo che è stato il perno economico postrinascimentale della vallata roiana.