Crescere in qualità e considerazione, proponendosi come un vino gastronomico in abbinamento con la pizza, con il pomodoro a fare da anello di congiunzione tra pietanza e bevanda. Questi i buoni propositi usciti fuori da Sorrento Rosé, l’evento organizzato lo scorso weekend dalle delegazioni Campania e Puglia dell’associazione Le Donne del Vino che ha visto la partecipazione di oltre 60 produttrici provenienti da tutta Italia.
Presente anche una delegazione abruzzese capitanata dalla responsabile regionale Jenny Viant Gómez e composta da Aurelia Elisa Mucci di Cantine Mucci (Torino di Sangro, CH), Caterina Cornacchia di Barone Cornacchia (Torano Nuovo, TE), Martina Salvi in rappresentanza della tenuta agricola Masciarelli (San Martino sulla Marrucina, CH) e dai vini di Tenuta I Fauri (Chieti), attiva nel promuovere tutte le diverse sfumature del Cerasuolo d’Abruzzo, riscuotendo unanimi apprezzamenti tra i partecipanti ai banchi d’assaggio allestiti nei panoramici spazi di Villa Sorrentino.
«Al bando i luoghi comuni come quello che recita che il rosato è un vino estivo, adatto a palati poco esperti e incapace di invecchiare» ha sottolineato la presidente nazionale delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini al convegno moderato dal giornalista campano Luciano Pignataro. «L’aumento dei consumi è costante, soprattutto negli Stati Uniti – ha confermato Lidia Bastianich, chef italoamericana, proprietaria di numerosi ristoranti –, dove c’è ancora spazio per il rosé; anzi, chiamiamolo rosato, all’italiana».
I dati infatti riportano che solo negli USA nel 2016 le vendite di vino rosato sono salite del 6,8% con un fatturato di oltre 816 milioni di dollari. La produzione mondiale si attesta intorno ai 24 milioni di ettolitri, pari a circa il 10% del totale dei vini consumati. «1 bottiglia su 10 consumata nel mondo è rosé; 4 bottiglie su 10 vengono consumate oltre i confini della nazione di produzione», ha infine riassunto la delegata regionale per l’Abruzzo, Jenny Viant Gómez.