Testo di Roberta Bellantuono Foto di Michele Camiscia
Fin dalla sua nascita, un luogo deputato all’arte e alla bellezza
che, nonostante gli anni, grazie a cure e attenzioni,
mantiene inalterata l’antica bellezza e guarda al futuro
con fiducia e passione, senza dimenticare il glorioso passato
e i protagonisti che l’hanno reso grande.
In via Cesare De Lollis, al civico numero 10, si erge un edificio storico, che, nel 2018, spegnerà 200 candeline e che è la sede deputata dalla città di Chieti a incarnare il luogo dove l’arte teatrale incontra il suo pubblico di appassionati. Teatro di Tradizione dal 2003, in un ristretto gruppo di 28 a livello nazionale, unico nel suo genere in Abruzzo, il Marrucino rispetta il suo glorioso passato e si proietta verso un futuro di grandezza e di modernità. La sua antica bellezza risplende ora più che mai, grazie anche agli interventi di riqualificazione che l’hanno visto protagonista. Il Teatro Marrucino è riuscito a imporsi come importante punto di riferimento culturale anche per le nuove generazioni, per le attività didattiche svolte al suo interno, per la possibilità di visite guidate con le scuole e per le convenzioni che permettono di assistere al programma della sua stagione, dall’opera sinfonica, alla prosa, dal teatro emergente a quello ragazzi, per proseguire con concerti, operette e opere dialettali:
un unicum, insomma, sia per la città di Chieti, che per tutta la regione Abruzzo.
IL GLORIOSO PASSATO
Gli inizi dell’800 furono caratterizzati, in ambito teatrale, da una florida affermazione, che vide in diverse province italiane la realizzazione di nuove costruzioni dedicate, appunto, a questa antica arte. Chieti non fu da meno e per soppiantare quello privato in Largo Teatro Vecchio, si decise di costruire un teatro, dove avviare una nuova stagione di fasti e di prestigio per la città. I lavori durarono dal 1813 fino a dicembre 1817 e nel 1818, venne inaugurato il ‘Real Teatro San Ferdinando’, omaggio a Ferdinando I di Borbone, Re di Napoli e delle Due Sicilie. I racconti orali parlano della fama delle musiche della ‘Cenerentola’ di Rossini, le prime a risuonare nel bellissimo teatro nascente, l’11 gennaio 1818. Solo nel 1861, invece, dopo l’Unità d’Italia, la struttura ottenne il nome con cui è conosciuta ancora adesso, ‘Teatro Marrucino’, in memoria di un’antica popolazione che abitava quelle terre nel periodo di Teate capitale. Nel corso del tempo, sono state apportate modifiche sostanziali al suo interno ed è del 1875 la decisione di arricchire il Marrucino con un pregiato sipario. Per questo importante lavoro, venne chiamato Giovanni Ponticelli, famoso pittore napoletano, conosciuto per i suoi quadri e per aver dipinto il sipario del teatro di Corato e di Salerno.
Il soggetto scelto dal pittore per realizzare l’opera fu ‘Il trionfo sui Dalmati Partini di Asinio Pollione’, con la volontà di rendere omaggio a uno dei più illustri avi della città di Chieti, Caio Asinio Pollione, compagno e amico di Giulio Cesare. Il sipario fu oggetto di mostra a Napoli, prima di giungere a Chieti e sulla sua bellezza, rimane il commento nell’opera di Lauria, che descrive in maniera accurata e ammirata questa splendida opera d’arte. Agli inizi del secolo scorso, invece, il Teatro Marrucino è stato scelto da Gabriele d’Annunzio per ospitare il dramma ‘La Figlia di Iorio’, come prima abruzzese: il poeta e scrittore mise in scena l’opera il 23 dicembre 1904 e fu insignito quella stessa sera della cittadinanza onoraria da parte della città di Chieti. Solo un anno prima, era stata rappresentata l’opera ‘Adriana Lecouvreur’ di Francesco Cilea, a cui partecipò personalmente il compositore: i giornali dell’epoca raccontano di un incredibile e meritato successo, che ebbe un’eco importante a livello nazionale. Questa fama accompagnò il Teatro Marrucino fino alla seconda guerra mondiale, ma, dopo un attento esame, la struttura risultò inagibile: per questo motivo, negli anni Cinquanta, si decise di chiuderlo provvisoriamente. Eppure, gli abitanti di Chieti come anche i suoi rappresentanti non persero mai la speranza di vederlo nuovamente in auge: si lavorò duramente a questo scopo e finalmente, il 24 novembre 1965 venne approvato all’unanimità il progetto di restauro ad opera dell’architetto Renzo Mancini e dell’ingegnere Nicola Battaglini. L’11 dicembre 1972, quindi, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal M° Pierluigi Urbini, inaugurò il nuovo Teatro Marrucino, con quella che era stata la prima opera in scena sul palco: la ‘Cenerentola’ di Rossini.
LA SUA ANTICA BELLEZZA
Era il lontano 1861, quando l’Unità d’Italia cambiò le regole della neonata nazione. Anche nei capoluoghi di provincia, com’era Chieti, non si fece eccezione e così perfino i luoghi di cultura, rilevanti contenitori sociali, mutarono di fattezze e di nome. Questa sorte capitò anche al ‘Real Teatro San Ferdinando’ che divenne quello che conosciamo oggi come il ‘Teatro Marrucino’. Il consiglio comunale dell’epoca decise che il teatro doveva essere adeguato per Chieti, luogo che si sperava diventasse una delle città intellettuali d’Italia: a questo proposito, nel 1872, vennero stanziati dei finanziamenti per i restauri necessari a rendere la struttura meritevole di prestigio e fama. L’ingegnere scelto per l’incarico fu Luigi Daretti, che pensò di aggiungere un quinto ordine di palchi, il cosiddetto loggione e una scala autonoma da cui accedere direttamente alla balconata senza dover passare da quella interna. Questa proposta fece emergere un problema a livello strutturale, perché modificando il loggione, il teatro ne avrebbe risentito con un’irregolarità delle proporzioni: per questo motivo, fu deciso di modificare la platea e venne affidato il lavoro agli architetti Giovanni Vecchi ed Enrico Santuccione. Questo nuovo assetto, permise alla sala di godere di una maggiore fruibilità e di aumentare di due palchi ciascun ordine: fu così che il Marrucino poté ottenere 14 palchi di 1° ordine e 2 di proscenio, 15 palchi e 2 di proscenio per il 2° e 3° ordine e 15 palchi per il 4° ordine, per un totale di 120 spettatori per il loggione e 160 per la platea. Il prof. Luigi Samoggia intervenne, invece, nel 1874, per tutto ciò che concerneva le opere di decorazione. Il soffitto della sala, composto da un rosone ligneo di grandi dimensioni, con fori deputati all’aspirazione, venne decorato con una ghirlanda di fiori, mentre la circonferenza del rosone venne divisa in otto settori, intramezzati da medaglioni circolari. Se ogni settore fu decorato con il dipinto di una figura femminile, fautrice di un’allegoria con il teatro o con la musica, i medaglioni furono adornati con i profili di grandissimi autori, Goldoni, Pergolesi, Shakespeare, Goethe, Paisiello, Alfieri, Rossini e Verdi. Degni di nota, inoltre, sono i due paggi in terracotta a opera dello scultore Costantino Barbella, confidente di Gabriele D’Annunzio, situati nei pressi della porta d’ingresso alla platea e agli ordini di palchi. Dopo
la prima ristrutturazione che si concluse nel 1972, fu inserito il grande lampadario, che consta di un’altezza di 3 metri e di un diametro di 5 e un nuovo foyer, in cui fu collocato il Bar del Teatro.
TEMPI MODERNI
Nel novembre 1996, con la nomina di Aurelio Bigi in qualità di Commissario Straordinario del Teatro Marrucino, furono attuati dei cambiamenti volti a creare innovazioni per aumentare ancora di più il prestigio e la visibilità della struttura: risale al 1997, infatti, la nascita del ‘Laboratorio di formazione Orchestrale e Corale’ e del ‘Laboratorio formativo di Danza’. Nel 1998, invece, il Teatro Marrucino è stato riconosciuto dalla Regione Abruzzo come luogo di formazione per attori e tecnici di palcoscenico e organismo di produzione teatrale, fino alla nomina datata 2001, come Teatro Lirico d’Abruzzo. A seguito di questo importante riconoscimento, il Marrucino ne ha conseguito un altro, di rilevanza nazionale: nel 2003, è stato annoverato nell’elenco ristretto dei Teatri di Tradizione.
I PROTAGONISTI
A calcare le scene del palcoscenico di questo Teatro di Tradizione sono intervenuti negli anni illustri protagonisti della scena teatrale nazionale e internazionale, che contribuirono a rendere il Marrucino un luogo di altissimo livello culturale e stilistico. Personaggi come Eleonora Duse, Emma ed Irma Gramatica, Cesco Baseggio, Nicola Rossi Lemeni, Nanda Primavera, Gabriele d’Annunzio, l’Accademia Chigiana di Siena, l’Eurobottega- La Bottega Europea della Musica, Gianluigi Gelmetti, Riccardo Muti, Gianna Fratta, Leo Muscato, Matteo Beltrami, Michele Mirabella, aiutarono a consolidare la sua fama nel tempo. Fra le opere più famose rappresentate si annoverano la ‘Cenerentola’ di Rossini, ‘Adriana Lecouvreur’ di Francesco Cilea, ‘La Figlia di Iorio’ di Gabrielle d’Annunzio, ‘Il Signor Bruschino’ di Rossini, ‘Così fan tutte’ di Mozart, ‘Il Giocatore’ di Cherubini, ‘Anno Domini 3000’ di Mannino, ‘Bastiano e Bastiana’ di Mozart, ‘Un segreto d’importanza’ di Rendine.