Testo e archivio fotografico di Ugo del Castello
Gli avvenimenti disastrosi della seconda Guerra Mondiale segnarono la vita delle persone e i luoghi occupati dai due eserciti contrapposti. Tra il settembre del ’43 e il maggio del ’44 al centro della linea Gustav, Roccaraso si trasforma in uno scenario di distruzione.
Nel tardo autunno del 1943 Roccaraso fu interamente minata e distrutta dai genieri dei paracadutisti tedeschi e quando a fine maggio del 1944 i soldati lasciarono questa zona, dovunque restarono sparsi e nascosti ordigni di ogni tipo, che aggiunsero altri lutti alla popolazione stremata dagli stenti dello sfollamento nella Valle Peligna e già colpita dagli strumenti di morte. Il 31 ottobre 1943 Claudio Mori, un bambino napoletano rifugiatosi con la famiglia nella villa in montagna per sfuggire ai bombardamenti sul capoluogo partenopeo, trovò la morte al centro del Viale Roma dove fu colpito dalle schegge di una bomba gettata da un aereo sul vicino villino D’Avalos. Gli alleati volevano uccidere il feldmaresciallo Albert Kesselring, lì riunito ai più alti ufficiali responsabili delle operazioni per fare il punto della situazione su questa parte della Linea.
Roccaraso si sarebbe potuta salvare dallo sfacelo della Seconda Guerra Mondiale? Forse. Se solo i tedeschi avessero considerato che le condizioni meteorologiche invernali, particolarmente sfavorevoli su queste montagne dell’Appennino, unite ad una morfologia del territorio aspra e insidiosa, avrebbero fatto desistere a priori gli alleati ad ogni tentativo di avventurarsi ad aprire un varco al centro della linea Gustav. Le forze alleate destinarono a questa parte del fronte solo incursioni diversive e di disturbo, unite a duelli di artiglieria, per costringere il Comando della LXXVI Panzerkorps a non spostare uno dei migliori reparti dell’esercito germanico, la 1^ Divisione Paracadutisti del generale Richard Heidrich, verso la costa adriatica, dove avrebbero concentrato gli attacchi dell’8^Armata Britannica, per il primo e vero tentativo di sfondamento della doppia linea Bernhard-Gustav. I tedeschi, invece, temendo uno sfondamento lungo la direttrice stradale e ferroviaria che attraversava il valico di Roccaraso, attuarono in maniera totale l’ordine di Hitler di “terra bruciata”. Alla fine di novembre del 1943, sistematicamente, tutte le case furono minate. Roccaraso, ironia del suo nome, fu rasa al suolo.
La distruzione del paese fu dunque il timore di un attacco alleato al cuore degli Appennini? Sicuramente sì. Ma allora perché anche gli altri paesi collocati lungo la strada Castel di Sangro-Sulmona non furono totalmente distrutti? Castel di Sangro subì danni notevoli, ma fu solo il risultato di alcune battaglie diversive attuate dagli alleati. A Rivisondoli furono abbattute solo le prime case del paese, perché a ridosso delle postazioni di difesa. Pescocostanzo e Rocca Pia, pur occupate, non subirono la furia germanica.
Anche se non ci fossero state ragioni militari, Roccaraso sicuramente non si sarebbe potuta salvare!
L’8 settembre, data dell’armistizio, segnò per i tedeschi il “tradimento” degli italiani e di Casa Savoia, che fu l’artefice, ahimè, con grande ritardo, del cambiamento della storia di un ventennio da dimenticare, se non altro per gli inutili lutti inflitti al popolo italiano. Le truppe germaniche trovarono in questo paese turistico, meta preferita della passione sciistica del Principe di Piemonte, molto di più che un semplice riferimento ai Savoia, non il nome di una strada o di un albergo, ma: Largo Luigi di Savoia, Piazza Giovanna di Bulgaria, Piazza Regina Elena e ancora, Albergo Savoia, Albergo Reale, Albergo Principe, Albergo Palace Regina e su all’Aremogna, Rifugio Principessa Giovanna. Accadde anche che nei giorni di occupazione un alto ufficiale tedesco sottrasse a un nobile locale una cassa di gioielli di proprietà di Casa Savoia, qui pervenuta per essere nascosta e conservata. Risultò essere uno dei posti peggiori. Furono anche queste le ragioni perché Roccaraso fosse ridotta ad un ammasso di frantumi? Il sentimento della vendetta esplose anche qui insieme a quelle mine, come a Buchenwald nei confronti della Principessa Mafalda di Savoia? Forse. Non lo sapremo mai.
Il generale Heidrich ordinò: Roccaraso kaputt!