testo di Ivan Masciovecchio
“Quanto intrigo in questo titolo! Brotherhood of the Grape… del grappolo. Che destino! Ingrappolarsi così uno all’altro, in una parentela, brotherhood…, come dire una foresta di fratelli. Fratelli di sangue fermentato. Confratelli. Tutti disgraziati alla pari”. Nell’edizione Einaudi del 2004, così Vinicio Capossela introduce al romanzo di John Fante La Confraternita dell’uva, pubblicato nel lontano 1977 dall’autore americano con sangue abruzzese nelle vene. Non si saranno ispirati al capolavoro fantiano nella scelta del proprio nome, ma chissà se non siano stati proprio l’anima e lo spirito di Joe Zarlingo, Nick Molise, Lou Cavallaro e compagnia a spingere, seppur in modo inconsapevole, Antonio Di Febo, Livio Di Sante e Gianpiero Laviano – conosciutisi nel 2001 sui banchi di un corso per sommelier organizzato dall’AIS di Pescara – a dar vita circa cinque anni dopo alla benemerita Confraternita del Grappolo, grazie anche al coinvolgimento di altri compagni di corso (Massimiliano D’Addario, Alfredo Marturano, Giuseppe Recchia, Silvia Vivarelli), che insieme a loro intendevano l’interesse per il mondo del vino con la stessa leggerezza, responsabilità ed un pizzico di sana goliardia.
«Del romanzo di Fante l’abbiamo saputo dopo – ci racconta Gianpiero Laviano, socio promotore, segretario e fotografo ufficiale (e spietatissimo) dell’associazione –. L’idea del termine confraternita ci è venuta dai libri AIS, leggendo la storia di quella di Saint Etienne, una delle più antiche di Francia. Il nostro primo nome si ispirava a Santa Zita perché ci siamo diplomati tutti il 27 aprile, giorno appunto di S. Zita. Poi, però, abbiamo scoperto che a Genova ne esisteva già una; durante la prima riunione, quindi, pensammo di chiamarci Confraternita di S. Zita (del merdino), dove con merdino facevamo riferimento ai lieviti selvaggi conosciuti come brettanomiceti; ma il nome così risultava pesante, era troppo lungo; ed allora, scartate alcune ipotesi che ci avrebbero limitato nelle degustazioni, evitando di legarci ad un vitigno in particolare, alla fine arrivammo al conclusivo Confraternita del Grappolo. Generico, così possiamo berci di tutto…».
Fedeli al motto ed alla filosofia di Edoardo VII “il vino non si beve soltanto, si annusa, si osserva, si gusta, si sorseggia e… se ne parla”, nel tempo ai fondatori si sono via via aggiunti altri confratelli: due nel 2007, tre nel 2009, tre nel 2012, quattro nel 2013 e tre nel 2014. Pochi ma buoni e di qualità, tutti nominati attraverso una procedura di affiliazione che prevede diversi passaggi (non in barrique…) ed un esame finale. «Alle persone che partecipano più attivamente alle nostre serate – prosegue Gianpiero –, quelle maggiormente interessate, proponiamo di svolgere un tirocinio. Se accettano, vengono presentate da un confratello al voto dell’assemblea. In caso di esito positivo assumono così la qualifica ufficiale di aspiranti. Durante questa fase dovranno partecipare alle più importanti manifestazioni di settore, come ad esempio il Vinitaly o il Merano Wine Festival, nonché seguire tre nostre degustazioni consecutive dove verranno impegnati nel servizio ai tavoli, versando il vino ai presenti. Bisogna comunque già essere in possesso di alcuni prerequisiti, vale a dire aver conseguito il titolo di sommelier rilasciato dall’AIS o dall’ONAV, oppure essere enologi o rappresentanti. C’è solo un caso di un confratello che non è niente di tutto questo ma solo un cultore della materia; noi lo chiamiamo il prof perché effettivamente, senza aver fatto nessun corso, ha delle conoscenze e delle capacità veramente impressionanti».
Quartier generale, nonché sede sociale della CdG, è l’Hotel Miramare di Città S. Angelo, in provincia di Pescara; è lì che si svolgono le principali attività, oggi quasi esclusivamente finalizzate all’organizzazione di degustazioni tematiche dal taglio sempre originale (mediamente poco meno di una decina all’anno, tutte concentrate tra febbraio/giugno e settembre/novembre), proposte da un comitato composto da cinque membri e dalle quali sono bandite schede e tecnicismi vari; dove la presenza di enologi e produttori, chiamati a raccontare direttamente la propria storia, favorisce ed incuriosisce la partecipazione anche di un pubblico di non addetti ai lavori. «Per la verità, da statuto – precisa il segretario – dovremmo occuparci anche della riscoperta e valorizzazione della cucina abruzzese ma il comitato cene, insieme a quello che dovrebbe occuparsi delle visite in cantina, ultimamente è un po’ assopito, diciamo così; io ci provo a riportarli ai propri doveri facendo pagare loro dazio in bottiglie di vino, ma purtroppo non riesco a smuoverli dal torpore». Normalmente, al termine di ogni degustazione, è prevista una parte più conviviale dove, tra un assaggio e l’altro, è possibile continuare a parlare con ospiti e cantinieri in maniera più libera ed informale; e dove l’unica insidia è rappresentata dall’obiettivo indiscreto dell’implacabile segretario/fotografo, pronto ad immortalare gli astanti in pose più o meno nature.
Riposta la fedelissima reflex, è sempre lui poi che provvede ad aggiornare e a divulgare con cadenza periodica l’utilissima newsletter associativa capace di raggiungere attualmente circa quattromila indirizzi la quale, oltre a promuovere le iniziative targate CdG, nel tempo si è trasformata in uno straordinario strumento di pubblica utilità, contribuendo alla capillare diffusione dei principali appuntamenti enogastronomici realizzati da cantine, enoteche, ristoranti ed altre realtà consociative abruzzesi; senza sponsor alle spalle e senza chiedere un euro in cambio per il prezioso servizio informativo svolto. «Per la verità ogni tanto qualcuno prova a tirarci un po’ per la giacchetta – confida infine Gianpiero –, ma noi preferiamo restare neutrali, continuando a svolgere la nostra attività guidati esclusivamente dall’entusiasmo e dalla passione che ci hanno sempre accompagnato fin dall’inizio, cercando di far capire a quanta più gente possibile l’importanza del saper bere bene, consapevoli di quanto lavoro e sudore possano esserci dietro ogni singola bottiglia di vino». In attesa del nuovo calendario di degustazioni, dunque, lunga vita alla Confraternita del Grappolo che quest’anno festeggerà i primi dieci anni di un amore che, proprio come alcune bottiglie rare e preziose, invecchiando si fortifica sempre di più.