testo di Ivan Masciovecchio.
Dopo quanto già deliberato all’unanimità dal Consiglio comunale nella seduta di fine novembre 2022, saranno direttamente i suoi abitanti a decidere attraverso un referendum consultivo di prossima indizione se la città di Popoli dovrà cambiare denominazione in città di Popoli Terme, rafforzandone in questo modo lo storico legame con il bene primario per eccellenza rappresentato dall’acqua, che con generosità bagna questi territori.
Al di là dell’aspetto formale eppure sostanziale sul quale torneremo più avanti, l’ultima cittadina della provincia pescarese posta alle porte dell’Abruzzo aquilano e peligno offre altri e numerosi motivi per essere visitata ed apprezzata, regalando agli occhi e al cuore del viaggiatore squarci di bellezza diffusa.
Segnato come gran parte del tessuto urbanistico regionale dagli eventi sismici degli anni passati e da un progressivo spopolamento comune a tutte le aree interne della Penisola, il centro storico dell’antica città delle acque custodisce numerosi tesori d’arte di pregevole fattura, dalla chiesa di San Francesco con la sua straordinaria facciata gotica alla base e barocca alla sommità – al cui interno si può ammirare un paliotto in ceramica di Castelli realizzato dal maestro Francesco Antonio Grue – alla chiesa della Santissima Trinità con la sua scenografica scalinata lungo la quale fino a poco tempo fa, esclusivamente durante le ore serali, si poteva far visita al Libraio di Notte, l’originale libreria ideata nel 2018 dal giovane Paolo Fiorucci, autentico presidio culturale e luogo di condivisione e scambio di pensieri, ora purtroppo definitivamente chiuso.
Procedendo verso la sommità del borgo si può seguire il sentiero di circa un chilometro che attraverso la pineta, in poco più di mezz’ora, conduce al castello Cantelmo, struttura edificata intorno all’anno Mille a protezione dell’ingresso settentrionale della valle Peligna, dal quale godere di una spettacolare vista sul nucleo abitato. Rientrati in città si prepara finalmente alla riapertura al pubblico lo spazio espositivo della Taverna Ducale, piccolo gioiello di architettura medievale abruzzese un tempo avente funzione di dogana, oggi ammirabile solo nella sua facciata esterna caratterizzata da bifore, portale a ogiva e da una sequenza di stemmi araldici relativi alle famiglie nobiliari legate alla storia di Popoli; a cominciare dagli onnipresenti Cantelmo, al centro della rievocazione del Palio e Certame de la Contea che ogni anno in agosto vede sfilare in corteo figuranti in costume e i quattro rioni cittadini sfidarsi in un’avvincente gara di tiro alla balestra.
A testimonianza di un certo fermento culturale che anima questi luoghi, la prossima primavera dovrebbe essere inaugurato anche il Museo dei Motori, con un piano interamente destinato alla Cronoscalata Svolte di Popoli, la storica competizione automobilistica in programma dall’11 al 13 agosto lungo i tornanti della statale 17, giunta quest’anno alla 61ma edizione. Un ampio spazio sarà dedicato inoltre al ricordo di Corradino D’Ascanio, il geniale ingegnere inventore del primo prototipo di elicottero moderno e progettista della Vespa scooter, che proprio a Popoli ebbe i natali, ospitando cimeli e documenti personali insieme ad altri oggetti donati da collezionisti.
Riallacciando i fili iniziali del discorso, l’elemento attrattivo più caratterizzante è rappresentato senza dubbio dalla Riserva regionale Sorgenti del Pescara, preziosa area protetta istituita nel 1986 ed estesa su una superficie totale di circa 140 ettari, compresa la fascia di protezione a terra. È costituita da un limpido e cristallino specchio d’acqua dolce originato da una miriade di piccole e grandi polle e dotato di incantevoli sfumature cromatiche che vanno dal verde smeraldo al blu turchese intenso. Acque che dall’altopiano carsico di Campo Imperatore procedono sottoterra per svariati chilometri, riaffiorando in superficie per congiungersi dopo un breve percorso con l’altro corso d’acqua proveniente dall’Aquila, dando origine così all’Aterno-Pescara, il fiume più lungo d’Abruzzo.
Grazie anche alla purezza delle acque che la circondano, ad una tradizione termale che affonda le radici agli ultimi anni dell’Ottocento e ad una qualità ambientale incentrata sulla tutela della biodiversità collegata soprattutto alla presenza ed all’attività della riserva, Popoli sarà protagonista prossimamente sulla piattaforma Apple TV – con buone possibilità di approdare anche sugli schermi RAI – del ciclo di documentari La bella destata, realizzato dal regista Stefano Sarcinelli per promuovere l’Abruzzo come regione del benessere, con la voce narrante dell’attrice Maria Grazia Cucinotta.
Sull’arte dello star bene – in questo caso a tavola e in cucina – e sulla volontà di valorizzare quanto di buono questa terra ha da offrire, il giovane Pierluigi Antonucci ha fondato in qualche modo la sua rinascita dopo l’attività artistica portata avanti per anni a Milano nel campo della pittura. Tornato a casa, in compagnia di Eugenia Antonucci – nessuna parentela tra i due almeno fino all’ottobre scorso, quando sono diventati marito e moglie; a lei è affidata la gestione della sala – da completo autodidatta ha dato fondo ai ricordi d’infanzia ed agli insegnamenti di mamma Andreina e nonna Dora alzando nel 2018 le insegne del Don Evandro, omaggio al nonno pescatore di gamberi, uomo dalle mille idee imprenditoriali mai purtroppo realizzate.
Composta da sapori diretti, verticali, con pochi e riconoscibili ingredienti nel piatto, la proposta del giovane chef è andata definendosi quasi inconsapevolmente come una cucina d’autore dove però è il territorio ad essere protagonista. «Trasformare il paesaggio in esperienza», questo il suo grande desiderio. Ecco quindi che il menù degustazione Segno e Vento, disponibile attualmente nella versione da otto o quattro portate, punta deciso su pesci d’acqua dolce, spaziando con gusto ed eleganza dal Salmerino con gel di sedano rapa e rafano, caviale di luccio, crema di topinambur e cipolla croccante alla Trota al fumo con pinoli ed elicriso, fino ai Tortelli ripieni di ricotta di pecora, uvetta e cipolla, ricoperti da una glassa di gamberi di fiume; un piatto che rappresenta l’unione di due ricette tradizionali popolesi come la fiumarola, classica pasta lunga condita con sugo di gamberi, ed i ravioli dolci normalmente serviti invece con un sugo rosso di pomodoro e uvetta.
Tra le proposte presenti da più tempo in carta, modificatesi nel corso degli anni, la Cipolla dorata punta al recupero ed alla conseguente valorizzazione della Cipolla di Popoli, varietà autoctona semisconosciuta che lo chef serve con zafferano di Navelli e formaggio Parmigiano, presente sia in forma di piccola cialda, sia nella consistenza cremosa che invoglia alla scarpetta per pulire il piatto. Attingendo al bagaglio dei ricordi e dei profumi d’infanzia, di quelle paste al burro mangiate da bambino davanti al fuoco, la Linguina burro e camino è forse il piatto più personale, quello che segna il passaggio dello chef al mondo degli adulti grazie all’aggiunta sul fondo di una crema di aglio nero – vale a dire aglio rosso di Sulmona fermentato, in grado di restituire note balsamiche di eucalipto e liquirizia –, la parte evolutiva del piatto che per essere apprezzata meglio non andrebbe mischiata ma assaporata gradualmente, una forchettata dopo l’altra. Proprio come le bellezze di questa terra, da scoprire con lentezza seguendo il placido scorrere delle sue acque.